SANITA': FALSE VERITA’ O VERE BUGIE?

 

 

 

 

 

 

 

 

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La domanda viene posta al lettore, di fronte a quanto venne scritto nel 2013, cioè circa 6 anni orsono in tema di Piani di rientro dal disavanzo sanitario.

Come si può leggere nel policy brief “Sanità, come spezzare il circolo vizioso” (www.actioninstitute.orghttp://www.actioninstitute.org/pubblicazione/healthcare-roadmap-2030-2/), nel 2013 erano già stati formulati, con estrema chiarezza:

  1. una constatazione fattuale, quella che i PdR, così come impostati e gestiti dalla loro nascita, non stanno funzionando come dovrebbero. Infatti, nonostante il successo dal punto di vista del contenimento contabile della spesa: (i) le Regioni ad essi sottoposte non riescono a essere adempienti in termini di garanzia dei LEA, (ii) su 10 Regioni entrate in PdR 8 non ne sono mai uscite (e 5 vi permangono da più di 6 anni), (iii) il processo di ristrutturazione industriale che avrebbe dovuto ridurre i costi diretti di produzione e riorganizzare l’erogazione dei servizi langue;
  2. una convinzione, quella che, nelle condizioni attuali, le ridotte risorse a disposizione si traducano in minori prestazioni senza aumento di appropriatezza, con effetti perversi sui risultati di salute, la cui forbice tra Regioni in Piano di Rientro e non, mostra negli ultimi anni un ampliamento.

 

Quante false verità o vere bugie, quante illusioni, sono state propinate su un tema di estrema delicatezza quale quello della salute dei cittadini? E non solo di coloro che, vivendo nelle Regioni commissariate (nel 2013, 29 milioni di Cittadini, il 47% del totale, sono residenti nelle 8 Regioni in Piano di Rientro, ossia Regioni che dal 2007 al 2010 hanno stipulato un accordo che prevede un piano di riorganizzazione, riqualificazione e potenziamento del Servizio Sanitario Regionale), hanno dapprima vissuto situazioni assistenziali devastanti e, poi, subito una ristrutturazione del settore che non sempre è riuscita ad andare oltre il semplice taglio lineare.

 

Che cosa si poteva fare, e non si è fatto, di fronte ad una diagnosi che ne aveva rilevato, con limpidezza, le cause principali:

  1. struttura tipicamente centrata su misure di immediata applicazione e non su chiari obiettivi di performance, non solo economico-finanziaria ma anche di sistema sanitario, con un’ottica di ristrutturazione sistematica delle modalità di erogazione dei servizi e sul governo della domanda;
  2. governance principalmente basata su un sistema di soft consequence management per vertici politici, tecnici e responsabili di controllo;
  3. limitate capacità manageriali dotate di competenze di ristrutturazioni industriali in situazioni ad elevata complessità;
  4. oneri straordinari che appesantiscono la situazione corrente attraverso interessi di mora derivanti dalle posizioni finanziarie pregresse.

 

 

 

 

 

 

 

 

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