Per contrastare la corruzione c’è anche la leadership. Articolo a cura di Filippo Cucuccio sulla Tavola Rotonda conclusiva del Master Anticorruzione dell’Università di Tor Vergata.

Nella categoria Analisi e Ricerche da su 21 marzo 2022 0 Commenti

Tra le risorse disponibili nella lotta alla corruzione si può e si deve contare sulla leadership, una preziosa arma in più. E’ quanto emerso da un dibattito, svoltosi a conclusione delle sesta edizione del Master Anticorruzione di secondo livello dell’Università di Tor Vergata.

Prima del dibattito, che ha visto l’alternarsi di esponenti di diversa estrazione professionale, nei suoi saluti introduttivi Gustavo Piga, Ordinario di Economia Politica presso l’Università di Tor Vergata e “padre nobile” del Master Anticorruzione, ne ha brevemente ricordato le finalità con cui è stato concepito e ha sottolineato il percorso di crescita, compiuto dai docenti e partecipanti delle diverse edizioni sulla “strada einaudiana” del conoscere per poter operare in chiave anticorruzione nell’ambito della società italiana.

La pluralità di declinazioni operative della leadership e la centralità del suo ruolo sono state confermate dai diversi interventi, che si sono succeduti e di cui, qui di seguito, si riportano alcuni dei passaggi più significativi .

Il viaggio nelle diverse sfaccettature della leadership ha avuto la sua prima tappa con la testimonianza di Giuseppe Busia, Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, che ha ricordato come “esercitare leadership in materia di anticorruzione significa affiancare il know how della conoscenza puntuale dei diversi presidi ed istituti con il know vhy, la comprensione dei fini ultimi e dei valori profondi per i quali non si può che battersi contro la corruzione”. Per il Presidente dell’ANAC “promuovere la cultura della legalità e costruire il bene comune dentro le Istituzioni e la Pubblica Amministrazione richiedono professionalità mature, preparate e motivate” E ha concluso: “nel quotidiano servono leader del bene comune impegnati a fare il proprio dovere con rettitudine e capacità di migliorare le cose, costruendo comunità contro la sfiducia e  l’indifferenza”.

Dal canto suo Federico Cafiero de Raho, già Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, ha illustrato le modalità operative della leadership di questa Istituzione, esercitata “favorendo e diffondendo il modello della condivisione, che ha cementato il rapporto tra polizia giudiziarie e magistratura,   in modo da generare un’unica compagine, quella squadra Stato che si impegna quotidianamente per cogliere l’obiettivo di sconfiggere le illegalità”. C’ è anche un secondo versante, non meno rilevante, in cui la Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo ha esercitato e continua ad esercitare una leadership funzionale, quello dei “ progetti di collaborazione con le Procure Nazionali o Generali di altri Paesi”. In particolare va ricordato l’esempio del caso, avviato in cooperazione con l’OSCE attraverso la Dichiarazione di Intenti, firmata dalla Direzione Nazionale Antimafia nel novembre del 2016 a Belgrado con i Procuratori dei Paesi dell’area Balcanica Occidentale (Serbia, Montenegro, Slovenia, Croazia, Macedonia, etc per un totale di 11 nazioni)”. Il risultato è stato quello di “”creare un autentico network finalizzato ad un’azione congiunta contro la criminalità organizzata e il terrorismo”.

Quanto ad Alessandra Perrazzelli, Vice Direttore Generale della Banca d’Italia,  è stato messo in evidenza come “la Banca d’Italia promuove la leadership etica al proprio interno e ne segnala l’importanza al sistema bancario e finanziario“. Aggiungendo, poi, che “ la regolamentazione di Vigilanza della Banca d’Italia prevede una precisa responsabilizzazione degli organi di vertice delle banche nella diffusione di una cultura della legalità, seguendo una prospettiva tone from the top, fondamentale per assicurare l’adesione ad essa dell’intera organizzazione aziendale. Inoltre, la valutazione della leadership, intesa come capacità di ispirare le strategie aziendali e di mantenere salda la coesione della compagine organizzativa nel perseguimento delle stesse, è parte integrante dell’analisi dei modelli di governance degli intermediari vigilati”.

Il viaggio nel mondo della leadership è, poi,  continuato con due  testimonianze di tipo operativo – societario. Nella prima di Nicola Allocca, Direttore Risk Compliance and Quality di Autostrade per l’Italia, si è ricordato che “nell’ambito del piano di trasformazione del Gruppo è stata previsto uno specifico programma Next to legality, che riflette l’attenzione dell’azienda alla cultura della legalità”; un programma all’avanguardia, che è finalizzato ad “implementare soluzioni innovative ispirate a linee guida, a strumenti e standard di monitoraggio OCSE, BIAC, B20 e G20” Inoltre, ha sottolineato Allocca, “la nostra partecipazione a tavoli istituzionali, nazionali ed internazionali, consente di confrontarci con le esperienze più innovative, stimolandoci a proseguire su questa strada, confortati anche da significativi riconoscimenti, quali l’attribuzione  della Presidenza del Comitato Anticorruzione del Business all’OCSE e l’ammissione al Business Integrity Forum di Transparency International Italia”.

Nel secondo intervento societario Vincenzo Sanasi d’Arpe, Amministratore Delegato di Consap, ha, innanzitutto, ricordato che in quella realtà aziendale sono presenti “appropriate misure organizzative per la gestione del rischio di corruzione, in particolare, avendo individuato la figura  del Responsabile dell’attività di prevenzione della corruzione e della trasparenza, che tra l’altro provvede annualmente ad elaborare il Piano triennale della prevenzione della corruzione”. Inoltre, è certamente importante richiamare l’attenzione sul “modello di leadership democratica e partecipativa scelto all’interno di Consap: richiedendosi, da un lato a tutti gli stakeholders esterni di adottare comportamenti di contrasto alla corruzione; dall’altro, in ambito aziendale, diffondendo il valore  dell’impegno ad agire in modo responsabile e promuovendo comportamenti etici e trasparenti di ogni singolo dipendente per rafforzare la reputazione aziendale”.

Infine, nell’ultima tappa di questo viaggio nella leadership, Gaetano Scazzeri, Comandante Regionale per la Basilicata della Guardia di Finanza, ha illustrato come vada intesa la leadership militare,  sottolineando che, anche in questo specifico contesto, “i migliori risultati derivano dalla capacità di coinvolgere, di infondere passione nel proprio team, in modo che i relativi compiti risultino piacevoli e costruttivi”. Dalla pluralità di esperienze professionali vissute in prima persona, tra cui quella di Responsabile del Nucleo Anticorruzione della Guardia di Finanza, Scazzeri ha tratto alcuni convincimenti sulle caratteristiche della leadership, utili anche in chiave di contrasto alla corruzione. Illustrati i profili patologici di una leadership votata all’illegalità, o, comunque da essa seriamente condizionata, ci si è, quindi, soffermati sui suoi aspetti fisiologici: “la capacità di dialogo, la chiarezza nello spiegare i riscontri anche negativi, evitando, i due estremi della deriva verso il compiacimento narcisistico autoreferenziale e di una sua interpretazione in modo assente, distaccato, procrastinante, non decisionale, o, peggio tollerante”.

Il dibattito è, poi, proseguito con numerose, interessanti domande, poste dal pubblico e coordinate da Daniela Condò, Segretario del Master Anticorruzione, concludendosi, infine, con l’intervento di Emiliano Di Carlo, Ordinario di Economia Aziendale presso l’Università di Tor Vergata e Direttore del Master.

Dopo aver ricordato la centralità della leadership nel disegno complessivo dello stesso Master, Di Carlo ne ha sottolineato il ruolo cruciale sul piano aziendale con riferimento alle imprese e alla Pubblica Amministrazione “per il perseguimento del reale obiettivo vincente, il bene comune, principale fattore di cambiamento culturale e di prevenzione della corruzione”. Inoltre, detto che “la leadership richiede tre abilità: tecnica, emotiva ed economico-aziendale”, Di Carlo ha tratteggiato la figura del leader responsabile, che “non è solo colui che non danneggia l’organizzazione e/o mitiga il rischio che altri possano danneggiarla, ma colui che orienta i propri collaboratori a prendersi cura delle persone e dell’organizzazione”. Un autentico modello di leadership da adottare concretamente nella nostra realtà per contribuire ad un’effettiva e virtuosa crescita socio – economica del Paese.

 

 

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