Il Sistema della corruzione tra vittime e costi. A cura della Dr.ssa Emanuela Di Rosa, discente e tutor del Master Anticorruzione, Terza Edizione.

Nella categoria Eventi da su 8 aprile 2019 0 Commenti

UnknownNegli ultimi decenni la corruzione, con una velocità di gran lunga superiore alla stessa capacità delle leggi di contrastarla, ha assunto una diversa e nuova connotazione divenendo di fatto un vero e proprio sistema, solidamente regolato ed organizzato.
I fenomeni di corruzione e di criminalità organizzata sono oggi strettamente connessi: le organizzazioni mafiose riescono ad espandersi nelle realtà socio-economiche passando così dalla gestione dei mercati illegali a quella dei mercati legali, non più attraverso intimidazioni e violenza ma corrompendo il tessuto politico-amministrativo.
La corruzione sta perdendo inoltre la sua dimensione bilaterale tra corruttore e corrotto andando ad assumere invece un assetto circolare caratterizzato da una pluralità di soggetti che entrano nella rete corruttiva attraverso una strategia combinata e difficile da smascherare.
Sempre più spesso, poi, l’origine illecita del denaro viene occultata attraverso i più disparati espedienti quali ad esempio società fiduciarie, operazioni di finanza strutturate e paradisi fiscali. E anche le tangenti presuppongono condotte tipiche di altri reati quali il falso in bilancio, procedure contrattuali alterate, trattamenti discrezionali negli appalti, illecite aggiudicazioni e false emergenze di lavori.
Per tali ragioni la lotta alla corruzione è diventata una priorità nelle agende internazionali, anche a causa della profonda crisi che ha interessato le più avanzate economie mondiali.
La dimensione così estesa della corruzione e il suo radicamento così profondo nel nostro Paese impongono tra l’altro un ampliamento del bene giuridico tutelato dal diritto penale, che non può coincidere soltanto con l’imparzialità, la correttezza e il buon andamento della Pubblica Amministrazione; diversamente, infatti, sarebbe svilita la concezione di questo crimine anche sul piano internazionale.
La Convenzione di Merida del 2003 considera, ad esempio, il delitto di corruzione come minaccia alla stabilità, alla sicurezza delle società, alle Istituzioni e ai valori democratici, con il rischio di compromissione dello sviluppo sostenibile e dello Stato di diritto. Ad essere danneggiato è quindi l’intero tessuto economico e sociale del nostro Paese. In tale ottica si
inserisce la nuova disciplina della corruzione tra privati contenuta nell’articolo 2635 del codice civile che tutela la stabilità dei mercati e la sicurezza sociale.
La corruzione pervade, quindi, negativamente l’economia, mettendo in discussione la libera competizione tra imprese, togliendo trasparenza agli appalti e favorendo i corruttori a danno dei più onesti che lavorano nel rispetto delle leggi.
Proprio gli appalti pubblici, per l’enorme quantità di denaro che gravita intorno ad essi, sono il settore maggiormente aggredito dalla corruzione e sono continuamente oggetto di cronaca con importanti scandali quali, ad esempio, negli ultimi anni Mani Pulite, Mose e Mafia Capitale, fino alle recentissime inchieste relative allo stadio della Roma.
L’OCSE, inoltre, evidenzia come il costo diretto della corruzione mondiale nel sistema degli appalti oscilli fra il 10% e il 30% dell’investimento di risorse, per giungere, nel settore delle costruzioni, a perdite che, nel 2020, potranno raggiungere la cifra di 2,5 trilioni di euro1. Guardando in particolare all’Italia, un rapporto dell’Ance (l’Associazione nazionale dei costruttori edili) evidenzia come nel 2017 siano state bandite gare, per i soli lavori, per oltre 22 miliardi di euro, a cui vanno aggiunte quelle per servizi e forniture, per circa 100 miliardi complessivi. La Guardia di Finanza nel rapporto anticorruzione del 2014 ha altresì stimato che il 30% degli appalti sia stato assegnato illecitamente, per un valore complessivo di oltre 1,5 miliardi di euro.
Alla luce di quanto finora esposto, l’economia del Paese, l’adeguatezza delle infrastrutture e la sicurezza dei cittadini sono quindi gli altri beni giuridici che andrebbero difesi nel tentativo di debellare la corruzione che provoca una dispersione di risorse e stronca qualsiasi possibilità di sviluppo, aumentando la disoccupazione e portando alla morte della meritocrazia.
La legalità dell’interesse pubblico e del bene comune rappresentano valori da difendere strenuamente dal più grave pericolo della totale assuefazione alla corruzione e della depressione delle coscienze. Occorre, dunque, avere il coraggio di essere onesti e di combattere quella abominevole convinzione che la corruzione negli appalti, ad esempio, serva ad oliare alcuni meccanismi pubblici consentendo di superare gli inutili ostacoli burocratici.
Il dovere di reagire per contrastare il radicarsi della corruttela può diffondersi solo investendo nella cultura della legalità, nella ricerca e nell’audacia di una rivolta morale contro la sistematicità della corruzione. Questi sono parte degli strumenti che possono ridarci piena fiducia nel nostro Paese e ciò anche nella convinzione che la corruzione è un costo per la collettività, sia in termini di benessere sia in termini di qualità di opere e servizi pubblici che purtroppo, come dimostrano i recenti tragici episodi di cronaca, troppo spesso diventano un attentato alla nostra vita.

1Cfr. OECD 2016 “Preventing Corruption in Public Procurement”:
https://www.anticorruzione.it/portal/rest/jcr/repository/collaboration/Digital%20Assets/anacdocs/Attivita/AttivitaInternazionale/
Corruption-in-Public-Procurement-Brochure.2016%20(1).pdf

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