SOGNO DI UNA BUROCRAZIA EFFICIENTE.

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La burocrazia costa alle imprese, e quindi ai consumatori, 22 miliardi di euro. Secondo lo studio della Cna, l’associazione degli artigiani, il 41,3% delle imprese impiega fìno a tre giorni lavorativi al mese per adempiere agli impicci burocratici.

La soluzione – come scrive Carlo Valentini, su ItaliaOggi del 23 settembre 2017 a pagina 9 – sarebbe la digitalizzazione della pubblica amministrazione. Ma pochi scommettono su un’Agenda digitale che fatica a decollare, lasciando i cittadini nella sabbie mobili della burocrazia.

Come denuncia, dalla Sardegna, Cristina Goddi: «Sono l’unica figlia di una vedova di 60 anni affetta da circa tre anni da cancro al polmone al IV stadio metastatico. Dopo un consulto, atterrati a Olbia siamo stati costretti per garantire l’ossigeno necessario a mia madre a richiedere un’ambulanza privata che dietro compenso di 220 euro ci ha accompagnati dall’aeroporto all’Ospedale di Nuoro. Arrivati qui alle 20, gli ambulatori di Pneumologia erano chiusi (nonostante li avessimo contattati per informarli del nostro arrivo) e siamo stati costretti a rimanere in pronto soccorso fino alle 4 del mattino, sbrigando tutta la trafila burocratica e medica, poco necessaria, dato che eravamo lì solo per avere quelle benedette bombole di ossigeno da portare a casa. Dopo aver richiesto più volte un posto letto, discutendo anche animatamente col medico di turno, solo alle 5 del mattino, mia madre veniva portata… indovinate dove? Nel reparto di malattie infettive…».

La digitalizzazione è una specie di Eldorado. Dovrebbe consentire di fare interagire documenti personali, cartelle cliniche, pagamenti elettronici, firma digitale tra loro e con l’Anagrafe della popolazione.

Ma riuscirà quell’elefante della pubblica amministrazione a muoversi verso l’innovazione?

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