NUOVO CODICE ANTIMAFIA. IL MALAFFARE SI FERMA LIMITANDO LA DISCREZIONALITÀ.

 

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Senza entrare nel merito del cosiddetto codice antimafia, di cui peraltro tutti apprezzano le finalità, e senza soffermarsi sulla congruità o meno (meglio, sulla nocività o meno) delle misure in questione, allorché vengano adottate sulla base di una presunta responsabilità penale non ancora accertata, va posto in rilievo come l’affermazione dei valori della leale concorrenza in una società liberale – scrive Ambrogio Prezioso, Presidente Unione industriali di Napoli, su Il Mattino del 12 ottobre 2017, alla pagina 47 – implica necessariamente una ferma battaglia per contrastare qualsiasi infiltrazione del malaffare, qualsiasi comportamento scorretto nell’ambito del libero mercato.

Che non è di certo libero, se si è costretti a competere con pseudo aziende nate dal riciclaggio o gestite da personaggi che non hanno alcuno scrupolo di violare regole mettendosi in combutta con la delinquenza.

Ma l’indubbia necessità di combattere alleanze equivoche tra malfattori e pseudo imprenditori non può far venir meno l’esigenza di sottolineare il rischio di misure inopportune, che tendono a equiparare corruzione e interferenze della criminalità organizzata. Per contrastare la corruzione il Codice non restringe sufficientemente gli ambiti di discrezionalità dell’amministratore, ma estende la previsione dell’applicazione delle misure preventive così ampiamente da dare origine ad effetti sproporzionati rispetto a diritti e valori che si intende salvaguardare: sul piano economico sociale, oltre che sul piano fondamentale della sussistenza di un sistema liberale, di uno stato di diritto.

La strada delle previsioni generiche di «pericolosità sociale» è azzardata e, non a caso, è stata censurata dalla Corte di Giustizia europea, si corre il rischio di sollevare polveroni che impediscono di distinguere i buoni dai cattivi a tutto vantaggio dei cattivi e di penalizzare l’iniziativa economica e quello che ne consegue, in termini di ricchezza per il territorio, solo sulla base di semplici indizi.

La corruzione è un male gravissimo, che danneggia l’economia sana. Va combattuta, anche con strumenti speciali, ma vien da chiedersi se è questo il modo. Noi le piante cattive vogliamo sradicarle, ma vogliamo anche rendere attrattivo il territorio, creando sviluppo e occupazione, in un contesto che sappia rispettare le garanzie di diritto di una società libera e democratica, e tra le condizioni di attrattività del territorio vi è anche e soprattutto la certezza del diritto. Con una burocrazia che si ponga al servizio dell’iniziativa economica sana e non la ostacoli, con regole chiare e trasparenti, snellezza ed efficacia di procedure, tempi e costi definibili, riducendo la discrezionalità dei pubblici amministratori.

Ai lettori del Sito, come nei precedenti articoli, lasciamo, come sempre, o, almeno, tentiamo di farlo, una fotografia completa, con i soli virgolettati.

Su argomenti come questo, di estrema delicatezza, è normale vi siano posizioni differenziate, a volte anche in modo significativo.

Come sempre, sarà l’applicazione pratica delle scelte e delle decisioni, soprattutto di quelle controverse, a dire chi aveva ragione.

Ci auguriamo di essere stati utili.

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