NUOVO CODICE ANTIMAFIA. CARLO NORDIO: L`ANTIMAFIA E LA NOTTE DELLA RAGIONE.

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Lo scettico Senofane scriveva che i Traci immaginano gli dei con i capelli biondi e gli occhi azzurri, mentre gli etiopi li dipingono ricci e con la pelle nera; e se un triangolo potesse, pensare, concludeva il filosofo, immaginerebbe Dio fatto a triangolo: questo per dire che ognuno di noi – evidenzia Carlo Nordio, su Il Mattino, del 2 ottobre 2017, alle pagine 1 e 50 – tende a vedere la realtà secondo i condizionamenti dei propri pregiudizi.

Alcune affermazioni dovrebbero essere traguardate in questa prospettiva e, quindi, far riflettere i loro autori, perché esprimono questa incapacità di svincolarsi dalla limitata prospettiva della propria funzione e di accostarsi al diritto in modo razionale.

In relazione al Codice Antimafia, il dott. Nordio pone due osservazioni, una di natura tecnica, l’altra di ordine empirico.

La prima. Acquistando – e leggendo – un codice di procedura penale, chiunque constaterebbe che esso è stato sottoposto a una tale serie di integrazioni, soppressioni, e modifiche, da rendere problematica la sua applicazione e impossibile la certezza di quel diritto che esso dovrebbe invece garantire. Per rendercene conto non occorre nemmeno essere esperti giuristi. Basta confrontare, «visum visu» i caratteri italici degli articoli (che rappresentano la versione originale) con quelli in corsivo che ne contengono le dissonanti variazioni. Si vedrà che dell’originario codice Vassalli resta poco o niente, che la stessa Corte Costituzionale ha ripetutamente demolito le sue improvvisate novazioni, e che lo stesso legislatore ha smentito ripetutamente se stesso cambiando le norme adottate magari poco prima. Peggio andrebbe con un modico supplemento di spesa – e un impegnativo supplemento di lettura – acquistando un codice commentato: su uno stesso argomento si sono espressi in modo opposto procure, tribunali, corti d’appello e le stesse sezioni della Cassazione. Colpa dei magistrati impazziti, si chiede il dott. Nordio? No, colpa delle leggi, che sempre più spesso, essendo dettate più dalla vana speranza di raccattar voti che da un efficace indirizzo di tutela, sono costruite in modo tecnicamente improbabile, e spesso atrocemente contraddittorio. Finché non interviene, appunto, la Corte, abrogandole perché «manifestamente irragionevoli». È’ quanto sta accadendo e accadrà con questo codice antimafia, che, equiparando la corruzione al reato associativo, manifesta l’incapacità di equilibrare quello che si chiama «il disvalore del reato», cioè la gravita dei comportamenti da punire. Si disperdono energie, e la mafia si sentirà sollevata.

La seconda. Sin dal suo apparire, ricorda il dott. Nordio, questa legge è stata criticata da persone particolarmente attente al fenomeno della corruzione e qualificate nella sua analisi: il primo è stato proprio Cantone, seguito a ruota dal Presidente della Cassazione, Canzio, e dall’Avvocato Generale, il dottor Nello Rossi, notissimo tra i giudici per esser un autorevole esponente di Magistratura Democratica ed ex segretario dell’Anm. Poi sono arrivare le critiche di Luciano Violante, e degli ex presidenti della Corte Costituzionale Annibale Marini e Giovanni M.Flick. Qui ci fermiamo, perché l’elenco sarebbe chilometrico, e comprenderebbe anche politici di destra e di sinistra. Gli argomenti sono sempre gli stessi: equiparare corruzione e mafia è dogmaticamente e tecnicamente uno sbaglio: il pasticcio procedurale che ne deriverà comprometterà la lotta alla mafia e la prevenzione della corruzione perché entrambe solleveranno tanti e tali cavilli che gli avvocati ne andranno a nozze, dilatando i tempi e rallentando i processi.

Ai lettori del Sito, come nei precedenti articoli, lasciamo, come sempre, o, almeno, tentiamo di farlo, una fotografia completa, con i soli virgolettati.

Su argomenti come questo, di estrema delicatezza, è normale vi siano posizioni differenziate, a volte anche in modo significativo.

Come sempre, sarà l’applicazione pratica delle scelte e delle decisioni, soprattutto di quelle controverse, a dire chi aveva ragione.

Ci auguriamo di essere stati utili.

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Commenti (1)

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  1. avatar Giovanni scrive:

    il nuovo codice antimafia, e’ una legge promulgata dal Presidente della Repubblica, con strumenti nuovi volti ad impedire alle mafie espresse anche con modalita’ corruttive, l’inquinamento della vita civile e democratica del nostro Paese.
    Questa legge, e’ sottoposta a critiche pesanti e rilievi che inducono nel cittadino comune sentimenti di preoccupazione e di disorientamento perche’ sono espresse da persone autorevoli.
    Non era piu’ opportuno sollevare le critiche e i rilievi nelle sedi competenti PRIMA DELLA ADOZIONE DEL CODICE stante la delicatezza della materia?
    Che speranze puo’ suscitare una legge che rischia di essere tacciata di manifesta incostituzionalita’?
    La Costituzione e la Legge sono gli anticorpi naturali che consento alla Nazione di difendersi. Se la essenza tutelativa delle legge e’ posta in discussione dalla sua emanazione e senza essere applicata
    per valutarne gli effetti, su quale base il cittadino basa la speranza di un futuro migliore?

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