La responsabilità dell’agire pratico come rimedio alla corruzione

Nella categoria Storia e Letteratura da su 20 giugno 2015 0 Commenti

questione_moraleOltre alle leggi che regolano le azioni e disciplinano, qualora siano efficaci, le condotte delle persone, c’è spazio per l’agire pratico come argine al dilagare della corruzione?

Per rispondere a questa domanda ci può aiutare un filosofo come Roberta De Monticelli, autrice del libro “La questione morale”, Milano, 2010, questione oggi più che mai attuale proprio per le vicende politico-giudiziarie che stiamo vivendo in questo periodo. La filosofa, riferendosi all’Italia, fotografa la situazione di una “corruzione a tutti i livelli della vita economica, civile e politica, la pratica endemica degli scambi di favori, lo sfruttamento di risorse pubbliche a vantaggio di interessi privati, la diffusa mafiosità dei comportamenti. E una sorprendente maggioranza di italiani che approva e nutre questa impresa. – E quindi la domanda  – come siamo giunti alla misera situazione nella quale ci troviamo?”

C’è in Italia una “questione morale” perché si è ormai persa la” bussola morale” che guida i comportamenti, non ci sono più riferimenti a cui aggrapparsi, e la conseguenza di ciò è nel sempre più diffuso individualismo, soggettivismo, particolarismo degli interessi. Questo è il male antico, secondo l’autrice che affligge il nostro paese.

La De Monticelli propone però anche una soluzione a questo stato di cose e lo rintraccia, filosoficamente, nella “fondazione razionale del pensiero pratico”. La ricerca di un siffatto fondamento esige che ci si interroghi sull’attuale concezione morale, la stessa che è alla base dell’agire morale e che prescrive di ri-prendere in mano considerazioni morali attuali, “disvalori e valori”.

Questo è il nocciolo della questione, l’essenza: se c’è una “questione morale” è perché non ci si fida più del giudizio di valore nei confronti dell’agire morale, e quindi “chiedersi se sia possibile una rifondazione razionale del pensiero pratico equivale a chiedersi, infine, se c’è verità e falsità nel giudizio di valore. Se la conoscenza nelle questioni di valore è possibile»

Al diffuso, pernicioso ed antico scetticismo morale, che è causa di comportamenti corruttivi, più o meno gravi, bisogna «difendere la serietà della nostra esperienza morale», difendere il fatto reale che la nostra esperienza è aperta ai giudizi di verità e falsità, perché questo è l’unico modo per diventare responsabili del nostro agire morale.

Tags: , ,

avatar

sull'autore ()

Sono uno studente di Filosofia a Tor Vergata al primo anno di magistrale. Mi interesso di questioni di attualità e di politica che intendo come servizio e come tutela delle minoranze. Ho un sogno: vivere in uno Stato civile e laico, attento alla salvaguardia dei Diritti Umani. Aderisco a questo progetto con convinzione perché credo sia importante promuovere la cultura della legalità e del diritto. «Il cambiamento è automatico, il progresso no.» Antony Robbins

Lascia un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *