La mafia tradizionale e quella “mercatista”, il mondo di mezzo e la “mafiocorruzione”

Nella categoria Infiltrazioni mafiose da su 14 aprile 2015 0 Commenti

Nella puntata del 5.3.15 della trasmissione “Servizio Pubblico” c’è stato l’intervento del procuratore generale Roberto Scarpinato al quale è stato chiesto da Santoro come è cambiata la mafia e se il paese la stia combattendo nel modo giusto. La risposta chiara, precisa ed esplicativa, mi ha illuminato.

La mafia tradizionale, quella del Sud – ci spiega Scarpinato – si è sempre nutrita di spesa pubblica, la quale veniva depredata da colletti bianchi della politica e da falsi imprenditori. La riduzione odierna della spesa pubblica ha provocato un effetto a cascata sulla mafia popolare, generando problemi di finanziamento dell’organizzazione mafiosa stessa: molte piccole imprese hanno fallito e quelle che sopravvivono lo fanno con difficoltà, le stesse denunce di estorsione sono aumentate, non per coscienza morale, ma per disperazione.

Nasce dunque la distinzione fra una mafia tradizionale ed una mafia “nuova”, che vede la fine dell’economia assistita dalla spesa pubblica e la nascita della mafia “mercatista”, ovvero di una mafia che è diventata fornitrice di beni e servizi illegali a persone ed imprese come stupefacenti, gioco d’azzardo, prostituzione, smaltimento di rifiuti. Questa è la nuova mafia, quella del Nord, che non sfrutta più l’intimidazione dei commercianti, ma offre loro servizi illegali o più economici. “Al Nord non c’è reattività sociale perché la mafia si è trasformata in un’agenzia che offre beni e servizi”. La mafia evoluta appare come un’agenzia all’interno del mercato.

Scarpinato si sofferma poi sulle nuove direttive dell’Unione Europea che, dal 2011, prevedono che nel calcolo del PIL rientri il fatturato derivante dal mercato degli stupefacenti e da quello della prostituzione. Mentre con l’estorsione, strategia adottata dalla vecchia mafia, si sottraggono risorse al ciclo produttivo, con la vendita di stupefacenti e con la prostituzione si offrono servizi remunerati e il flusso monetario così generato si inserisce nel circuito economico e fa crescere il PIL. È una legittimazione scandalosa, agli occhi del procuratore, che sta cambiando drasticamente il modo di essere della mafia.

Santoro sottolinea poi come il dilatarsi del “mondo di mezzo”, quello tra Stato e mafia, porti in primo piano il mercato, perché il ridursi dello stato sociale sta alimentando la nascita di iniziative di mercato che sostituiscono quelle dello stato sociale stesso (vedi mafia capitale, l’assistenza agli immigrati e ai rifugiati politici). Il modo tradizionale di guardare alla mafia – sostiene il giornalista – deve essere messo in secondo piano, mentre in primo piano va messa la battaglia alla corruzione, che ci porterebbe di gran lunga più vicino al contrastare il fenomeno mafioso per quello che è oggi. Santoro si rivolge poi di nuovo a Scarpinato chiedendogli se abbiamo validi strumenti a nostra disposizione per combattere la corruzione. La risposta è lapidaria: “Se avessimo dovuto combattere la mafia con gli stessi strumenti giuridici che abbiamo per combattere la corruzione, la mafia avrebbe già vinto da tanto tempo, come sta facendo la corruzione”. A parere del procuratore, mentre nella Prima Repubblica ci si poteva permette la corruzione, in quanto veniva finanziata con aumenti della spesa pubblica, oggi questo risulta impossibile a causa dei vincoli sulla spesa pubblica imposta dagli accordi dell’Unione Europea. La corruzione viene ora finanziata con tagli dello stato sociale, che portano alla riduzione del reddito dei cittadini con conseguente riduzione della capacità di spesa per consumi. Il risultato è la contrazione del mercato. Ed è per questo che la corruzione non è un fatto morale o giuridico, ma macroeconomico. “L’emergenza nazionale oggi è la corruzione”, la quale sta aggravando la recessione economica.

“Fin quando non abbiamo strumenti seri per combattere la corruzione rischiamo di restare vittime di un abbaglio e cioè pensare che veramente la zavorra dell’economia del Meridione o del Paese sia la mafia mentre invece oggi la “mafiocorruzione” e cioè l’intreccio tra una mafia che ha capito che i soldi si fanno con la corruzione e con il mercato, è diventato il vero terreno di intervento”.

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Ho 22 anni e sono una studentessa di Scienze Economiche con il sogno e l’obiettivo di realizzare qualcosa di socialmente utile nella mia vita. Ho scelto questo ambito di studi perché sono certa che sia un campo molto importante, che influenza la vita delle persone in modi più profondi di quanto possa apparire, e che questo settore mi potrà dare la possibilità di aiutare gli altri.

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