Familismo amorale e corruzione reticolare
Gli Italiani, questo popolo di santi, di poeti, di navigatori, di nipoti e di cognati… Così si esprimeva Ennio Flaiano e purtroppo ancora oggi questa celebre frase rimane vera più che mai come appare chiaro nel mio ultimo articolo in cui ho descritto il familismo amorale come una degenerazione che porta a restringere la sfera morale a quella dei nostri legami di sangue e di affetto più intimi e stretti contrapponendosi a una morale più ampia che sappia dare valore alla collettività e alle leggi generali.
Il familismo amorale è il terreno fertile, il retroterra morale per ogni infrazione ed è alla base anche di fenomeni di corruzione, dai più piccoli ai più grandi come le varie “Parentopoli” che più volte hanno occupato spazio sui titoli dei giornali.
La corruzione raramente è rappresentata da un singolo atto, molto spesso è reiterata e coinvolge tantissimi attori diversi che vanno dal mondo della criminalità organizzata a quello delle imprese e della Pubblica Amministrazione.
Un atto di corruzione si lega in maniera sistemica ad altri creando una vera rete, di difficile individuazione poiché distribuita a volte in maniera transnazionale, si tratta di sistemi intricati e auto-organizzati secondo una logica di fedeltà a un gruppo o a un modus operandi capaci di tenere fuori chi non ne fa parte.
In molti casi la corruzione è legata al familismo amorale, tanti reati sono stati commessi per avvantaggiare familiari e amici, secondo una logica di spartizione del potere che vede questo come un possesso da tramandare e non come una responsabilità verso la collettività.
Questo accade in tantissimi ambiti ma molto evidente è quello che accade nell’Università, dove la spartizione di cattedre e ruoli segue logiche feudali, non a caso si parla infatti di baronaggio universitario, infatti numerosissimi sono i casi di concorsi truccati o addirittura creati appositamente per un candidato già scelto secondo logiche di spartizione delle funzioni che bloccano il principio del merito, depauperando l’università di risorse e di slancio verso il futuro.
L’università italiana è bloccata e schiacciata da tantissimi problemi, di natura economica, ma anche dalle conseguenze più nefaste di un familismo amorale dilagante.
Tutto questo è descritto con precisione dall’economista Roberto Perotti in un saggio del 2008 dal titolo L’università truccata nel quale ha analizzato il sistema di parentele all’interno di molte università, sistema volto a una spartizione endogena del potere, si pensi alla facoltà di Economia di Bari nella quale su 176 docenti ben 42 hanno un qualche grado di parentela, oppure al caso delle “dinastie palermitante” che sono 100 sparse in tutte le facoltà per più di 230 docenti imparentati.
Ovviamente essere imparentati non è automaticamente una colpa, anche se è indice di un ascensore sociale bloccato e di un sistema di caste chiuse, e di scarsa internazionalizzazione; è una colpa quando come accade in moltissimi casi ci sono assegnazione di posti pilotati e gestiti per dirla con una metafora biologica in maniera endogamica e incestuosa, volta alla prosecuzione e sopravvivenza di una famiglia a scapito del merito e della competenza, in un sistema universitario del genere si chiedeva Umberto Eco molto probabilmente nemmeno Dante avrebbe potuto trovare spazio senza gli “agganci” giusti.
Il caso universitario è emblematico ed è solo quello più evidente ma lo scambio di favori più o meno leciti avviene ovunque e coinvolge anche famiglie diverse, creando uno scambio incrociato che disloca persone a incroci strategici della rete, eludendo così, facilmente le autorità predisposte a evitare che accada uno scambio illegale.
Questa rete di meccanismi di scambi e favori che si viene a creare trova il suo humus in una visione familistica e castale della società, contrapporsi ad essa non è facile, l’unica strada possibile è quella di creare una rete alternativa dove persone appartenenti a mondi diversi sappiano unirsi, e fare squadra per promuovere una visione alternativa della gestione del potere.
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