Lotta alla corruzione e alla povertà: l’efficacia governativa
Come raccontato da Ricardo Hausmann, Professore di Practice of Economic Development presso l’Università di Harvard, nel suo articolo “Fighting Corruption Won’t End Poverty” su Project Syndicate, una delle principali cause di povertà nei Paesi è data dal fatto che i Governi siano corrotti, nonché le risorse pubbliche deviate e i poteri pubblici utilizzati per scopi personali. Osservando l’Indicatore di Controllo della Corruzione di World Bank, pubblicato dal 1996 per più di 180 Paesi, risulta evidente che le Nazioni ricche tendono ad essere meno corrotte rispetto a quelle più povere. Non solo, i Paesi relativamente meno corrotti, per il proprio livello di sviluppo, non crescono più rapidamente degli altri, così come i paesi che migliorano la propria posizione nell’indicatore. Tuttavia, se prendiamo in considerazione l’Indicatore di Efficacia Governativa di World Bank, i Paesi che, dato il livello di sviluppo, hanno Governi relativamente efficaci o migliorano i risultati, tendono a crescere più velocemente. È la mancanza di uno “stato capace” a determinare la povertà e l’arretratezza, anche la corruzione.
Come analizza lo psicologo sociale Jonathan Haidt dell’Università di New York , nel suo libro “The Righteous Mind” (2013), i giudizi morali dell’essere umano nascono da sentimenti viscerali piuttosto che dalla ragione: è più facile mobilizzarsi ed entusiasmarsi contro le ingiustizie e lottare contro il male, che a favore del bene. Ridurre la corruzione comporta la creazione di bene, nonché la capacità di impedire che i funzionari pubblici, spesso in collusione con altri membri della società, sovvertano il processo decisionale per ottenere interessi personali. Tra le altre misure per combattere la corruzione sono comprese riforme in materia di appalti, sistemi di gestione delle finanze pubbliche, legislazione anticorruzione.
“La corruzione è cancrena del popolo” ha sottolineato Papa Francesco nel suo viaggio in America Latina. Nel Novembre 2013 aveva citato un passo della Bibbia secondo il quale alcuni peccatori, come i corruttori, meritano essere “legati ad una pietra e gettati in mare”. “La lotta alla corruzione ci mobilita a tutti perché vogliamo sradicare il male e l’ingiustizia”, commenta Ricardo Hausmann, “ma dobbiamo ricordare che gettare il male in mare non significa che nelle nostre coste apparirà improvvisamente il bene di cui abbiamo bisogno”.
L’articolo “Fighting Corruption Won’t End Poverty” di Ricardo Hausmann, su Project Syndicate (24.7.15) al link
Worldwide Governance Indicators di World Bank al link
Il libro “The Righteous Mind” (2013) di Jonathan Haidt al link
L’articolo “Pope Francis corruption fury: Tie them to a rock and throw them in the sea” di Heather Saul, su The Independence (12.11.13) al link
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