Esiste un modello ideale di confisca dei beni illeciti?

Nella categoria Analisi e Ricerche da su 8 maggio 2015 0 Commenti

“Al fine di contrastare le attività della criminalità organizzata è essenziale privare i criminali dei proventi del reato. […] Il sequestro e la confisca dei beni criminali o illeciti costituiscono un modo molto efficace per contrastare la criminalità organizzata, e permettono di recuperare fondi da reinvestire in attività delle forze dell’ordine o in altre iniziative di prevenzione dei reati.” (report)

Esiste un modello ideale per la confisca dei beni di provenienza illecita?
Si pone questa domanda il progetto “Enhancing Integrity and Effectiveness of Illegal Assets Confiscation”, finanziato dalla Commissione Europea (DG Home Affairs) attraverso il programma “Prevention of and Fight against Crime”, il cui obiettivo quello di migliorare la trasparenza e l’efficacia dei sistemi di confisca dei beni illeciti.

L’attività di ricerca, iniziata nel giugno 2013 e durata 2 anni, vede protagonisti tre paesi: Italia, Romania e Bulgaria, i cui sistemi di gestione di confisca sono stati analizzati a fondo, sia dal punto di vista legale che sociologico.
In Europa, ogni stato membro, in conformità con il proprio ordinamento giuridico, decide le proprie norme per combattere il crimine organizzato e la corruzione, nonché il proprio sistema di gestione delle confische.
Questo ha portato gli studiosi a chiedersi se, in un contesto moderno e globale come quello in cui ci troviamo a vivere, dove il crimine è diventato transnazionale, potrebbe essere conveniente trovare un sistema di norme e procedure comuni, che aiutino a sviluppare una maggiore e più efficiente collaborazione inter-statale.
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Il modello proposto si basa su 7 pilastri:

1- Necessità di rafforzamento delle autorità nazionali, le quali dovrebbero godere di una maggiore autonomia e indipendenza durante lo svolgimento del loro operato. Esse dovrebbero, inoltre, essere specializzate e competenti nel settore della confisca, nonché intraprendere una maggiore cooperazione con le autorità degli altri stati membri.

2- Adozione di misure di garanzia nelle leggi, per garantire la trasparenza, l’integrità, l’efficienza e la responsabilità delle autorità e delle procedure di confisca da esse adottate.
Proprio per il ruolo svolto da queste autorità nazionali, la trasparenza in ogni campo della loro azione risulta di fondamentale importanza, come d’altronde lo sono anche l’accessibilità e la visibilità dei dati, grazie all’istituzione di appositi registri dei beni confiscati, aggiornati costantemente, contenenti dati completi e dettagliati, che permetterebbero ai cittadini di essere più consapevoli e partecipi del processo di confisca.

3- Meccanismi di controllo sul lavoro delle autorità.
Onde evitare che la maggiore autonomia concessa alle autorità nazionali porti ad abusi di potere, è necessario creare un sistema capace di controllare la legalità del loro operato. Si pone necessario, quindi, un assoggettamento di tali autorità ad un controllo istituzionale ma anche della società civile.

4- Il sequestro e la confisca dei beni devono sempre essere riconducibili ad un a sentenza, penale o civile.

5- Meccanismi più efficienti e adeguati per la gestione e il riutilizzo dei beni confiscati. Su questo fronte, l’Italia vanta maggiore esperienza rispetto a Romania e Bulgaria.

6- Aumentare la visibilità della supremazia dello Stato sulla criminalità e introdurre misure obbligatorie per la trasparenza.
Ciò vuol dire che le misure e i risultati raggiunti dalle autorità dovrebbero essere resi pubblici, ad esempio attraverso la creazione di un registro ufficiale dei beni confiscati consultabile on-line. Inoltre, è necessario rendere evidente all’esterno il potere dello Stato, rendendo ben visibili i beni confiscati, ad esempio con l’apposizione di manifesti, targhe o adesivi facilmente distinguibili e riconoscibili.

7- Maggiore cooperazione inter-statale a livello europeo grazie all’adozione di parametri comuni, che consentano il rapido accesso a banche dati di altri paesi per uno scambio di informazioni più veloce ed efficace, o al reciproco riconoscimento degli atti giudiziari di condanna.

Questi 7 pilastri, per poter stare in piedi, devono poggiare su una base solida formata da standard comuni che i paesi dell’unione dovrebbero adottare per una maggiore armonizzazione di diversi sistemi nazionali, così da poter garantire un’efficiente collaborazione tra paesi; e dal principio di protezione e garanzia dei diritti umani fondamentali: le procedure di sequestro e confisca sono molto delicate, e spesso, nella loro esecuzione, è facile incorrere in violazioni di diritti fondamentali.

Secondo i responsabili del progetto, l’azione congiunta di tutti questi elementi aiuterebbe a creare un sistema in grado di garantire l’integrità, la trasparenza, la responsabilità e l’efficienza dei processi.

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sull'autore ()

24 anni, laureata in Economia e Management all'Università di Roma Tor Vergata presso la quale frequento attualmente il Master of Science in European Economy and Business Law. Amo la pittura, il teatro, la fotografia e i viaggi, ma la mia passione più grande ed irrefrenabile è lo studio delle lingue. Reduce da un Erasmus che , oltre alla mia dipendenza da caffeina, è causa dell’accrescimento della mia sete di sperimentazione, curiosità e ricerca continua di nuovi stimoli, ho colto al volo l’opportunità di partecipare a questo progetto perché credo fortemente nell’educazione, nell’informazione e nel confronto come strumenti di cambiamento.

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