Anche il terremoto in Nepal può alimentare la corruzione
La settimana scorsa, in Nepal, un terremoto di magnitudo 7.9 ha causato almeno 7mila morti e 14mila feriti.
Come tutti i grandi eventi catastrofici, anche in questo caso la gestione degli aiuti apre spazi per la corruzione, lucrando sulla salute e il benessere dei cittadini.
Il governo del Nepal è ora impegnato in una difficile ricerca di risorse, in una situazione in cui, solo per gestire la fase di emergenza nel corso dei prossimi tre mesi, si stima che siano necessari almeno 400 milioni di dollari.
Ma gli aiuti umanitari, per giungere a chi ne ha bisogno, devono fare una lunga trafila burocratica, in ciascuna fase della quale si può annidare corruzione e malaffare. A questo proposito, i mezzi di informazione riportano primi segnali preoccupanti. Per esempio, Shanti Gurung, una donna che abita nei pressi di Katmandu, intervistata da AsiaNews (http://asianews.it/notizie-it/Nepal,-migliaia-di-terremotati-tra-la-vita-e-la-morte:-Governo-inetto-e-corrotto-34118.html), ha affermato che i soldi degli aiuti internazionali non vengono trattati per aiutare i nepalesi, ma vengono intascati da persone immischiate nella politica locale e nazionale. “Nessun rappresentante del governo è mai venuto a farci visita – ha dichiarato la donna -. Sono cinque giorni ormai che stiamo così. Ho sentito che governi e persone stranieri stanno inviando generi di prima necessità e denaro, ma tutte le donazioni vengono prese dai quadri di partito e dai loro leader. Noi gente normale non stiamo ricevendo nulla”.
E Rabindra Manandhar, che abita a Katmandu, ha esposto il suo pensiero ai microfoni di AsiaNews (http://asianews.it/notizie-it/Nepal,-migliaia-di-terremotati-tra-la-vita-e-la-morte:-Governo-inetto-e-corrotto-34118.html): “Dimenticate il cibo e i soldi: noi non abbiamo nemmeno acqua potabile da poter bere e una tenda per proteggerci dalla pioggia. Nessuna agenzia governativa si è fatta avanti. Sembra che non ci sia alcuna autorità. I pacchi di primo soccorso non arrivano. I nostri leader stanno sfruttando gli aiuti stranieri”.
Non vogliamo certo trarre conclusioni affrettate, ma senz’altro queste voci indicano la presenza di un problema ben noto della gestione delle grandi catastrofi, sempre secondo AsiaNews, numerose amministrazioni locali nepalesi, proprio per sconfiggere e arginare il problema della corruzione, cercano di non far passare i soldi per le mani del governo, donandoli direttamente ai più bisognosi. In questo modo si eviterebbe il lungo iter che porterebbe i politici ad intascarsi i soldi degli aiuti umanitari.
Si tratterebbe però di un palliativo, perché i soldi che arrivano dall’estero vengono in grande misura trasferiti direttamente al governo, e questo in un quadro di scarsa trasparenza complessiva – basti pensare che è di fattoignoto l’ammontare complessivo dei trasferimenti.
Senz’altro, nel corso di una tale emergenza, le difficoltà sono oggettive, e non si può dar torto al vice primo ministro del Nepal, Bamdev Gautam, che ha dichiarato ai microfoni di AsiaNews che “abbiamo risorse limitate ed è ovvio che giungano prima a chi può accedervi con più facilità. Stiamo gradualmente raggiungendo tutta la popolazione, a mano a mano che riceviamo aiuti dalla comunità internazionale. Stiamo facendo del nostro meglio secondo le nostre capacità”.
Allo stesso tempo, il rischio che le nostre donazioni finiscano nella mani sbagliate è concreto. E questo a fronte di una situazione tragica: i morti, le 70 mila case distrutte e 530 mila danneggiate, e un paese in ginocchio che ha il diritto a una gestione onesta ed efficiente degli aiuti.
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