Non c’è ripartenza senza legalità. Articolo a cura di Filippo Cucuccio in merito alla recentissima Tavola Rotonda “L’anticorruzione come volano di sviluppo economico e sociale – Una sfida contro la burocratizzazione”, evento conclusivo della 4° edizione del Master Anticorruzione dell’Università Tor Vergata di Roma

Nella categoria Analisi e Ricerche da su 14 aprile 2020 0 Commenti

In un’Italia che vuole ripartire nonostante la gravissima emergenza sanitaria, rapidamente trasformatasi in serio allarme economico-sociale, un argomento che si sta facendo prepotentemente largo riguarda la prevenzione e il contrasto alla criminalità organizzata, le cui risorse economiche costituiranno una formidabile attrazione per persone fisiche e imprese, rese più facilmente aggredibili e disponibili a ”cadere in tentazione” dagli effetti economici devastanti del Covid 19.

In questa prospettiva possono tornare utili alcuni degli spunti emersi in una recentissima Tavola Rotonda “L’anticorruzione come volano di sviluppo economico e sociale – Una sfida contro la burocratizzazione”, evento conclusivo della 4° edizione del Master Anticorruzione dell’Università Tor Vergata di Roma svoltosi “da remoto”. Un esempio paradigmatico di come gli Atenei pubblici e privati hanno risposto alla difficoltà di non poter fornire la propria offerta didattica e convegnistica in modo tradizionale; e un piccolo miracolo della tecnologia, reso possibile anche dalla determinazione e dalla supervisione tecnico-organizzativa di Daniela Condò, Programme Assistant del Master.

Tornando, dunque,  al tema del contrasto alla criminalità organizzata e alla sua potenza di fuoco economica, va ricordato come la lotta alla corruzione, strumento principale della loro strategia di espansione, rappresenta nel nostro Paese una sfida cruciale, incessante e, per certi versi, in continua evoluzione.

Lo testimoniano gli orientamenti legislativi e giurisprudenziali più recenti, che tendono ad una equiparazione, sia negli strumenti utilizzabili, sia nelle pene previste, tra il reato di corruzione e quello di mafia. Si può ben comprendere, allora, il grido d’allarme, lanciato  ripetutamente da Federico Cafiero de Raho, Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, sulla pervasività silenziosa ma efficace della criminalità organizzata nel tessuto economico nazionale.  Con la conseguenza di «infettare, sia il mercato, alterandone i meccanismi concorrenziali, sia i gangli delle stesse Istituzioni». Lo Stato e le sue Istituzioni – questo il pensiero di De Raho – devono inoltre perseguire, con determinazione e con uno spirito libero da ingessature burocratiche, l’obiettivo di «favorire realmente la restituzione dei beni sottratti alle organizzazioni criminali al circuito dell’economia legale, monitorando continuativamente questo delicato processo di trasferimento» per evitare che cadano nuovamente sotto il controllo malavitoso.

L’aspetto della corruzione chiama, pertanto, in causa l’Autorità Nazionale Anticorruzione – ANAC e di riflesso gli aspetti morfologici dell’azione amministrativa del nostro Paese. In proposito Ida Nicotra, Consigliere ANAC e Ordinario di Diritto Costituzionale, riconosciuto il ruolo attivo e propositivo svolto in questi anni dall’ANAC anche sul piano della formazione culturale nell’ambito della Pubblica Amministrazione, non ha dubbi sul fatto che «il sistema ha bisogno di alcuni ripensamenti per evitare un approccio solo burocratico e dare certezze ai pubblici funzionari che soffrono un quadro normativo alluvionale e in perenne evoluzione». E aggiunge che in questo contesto purtroppo «prendono il sopravvento la paura di decidere e l’abbandono dello spazio di discrezionalità che la Costituzione riserva all’azione amministrativa». Concludendo che: «la lotta alla corruzione passa anche dalla certezza e dalla prevedibilità delle decisioni».

L’importanza della qualità dell’azione amministrativa è, quindi, uno dei temi cruciali che si porrà nella ricostruzione prossima futura del nostro Paese. Ne è fortemente convinto Aristide Police, Direttore del Master Anticorruzione e Ordinario di Diritto Amministrativo,che vigorosamente respinge la scelta della scorciatoia delle procedure in deroga per l’azione amministrativa, nonostante i recenti pareri favorevoli di esponenti politici e di altri centri di interesse economico. Oltre a un’indiscutibile opera di semplificazione normativa, per lui la via da perseguire è, invece, quella di restituire all’azione amministrativa il ruolo cardine, disegnato in ambito costituzionale, sul piano dell’aggregazione sociale e dello sviluppo economico.

In questa prospettiva giocano e giocheranno un ruolo essenziale la formazione e l’innalzamento del livello di competenze e di cultura amministrativa di quanti sono direttamente coinvolti nelle procedure. Solo così si potrà aprire una nuova stagione nei rapporti con la Pubblica Amministrazione nel nome  della legalità e dell’efficienza. Una conclusione a cui giunge, partendo da un’analisi economica comparata, anche Gustavo Piga,Ordinario di Economia Politica e ispiratore delle linee portanti del Master Anticorruzione dalla sua prima edizione. Una scelta possibile – sostiene Piga -, ricordando l’esperienza della rivoluzione amministrativa, all’insegna della professionalità e del suo adeguato riconoscimento economico, maturata in Gran Bretagna negli anni finali del secolo scorso e alla quale non sarebbe certamente inopportuno guardare con attenzione da parte nostra.

Per il successo di questa operazione di ridisegno e rilancio dell’attività amministrativa in Italia vi sono però due altri interlocutori fondamentali, dei quali non si può non tenere conto: le forze dell’ordine e le imprese. Quanto alle prime il riferimento d’obbligo va alla Guardia di Finanza, impegnata in prima linea   nel  far sì che il flusso annuale di spesa pubblica pari al  50% del Pil, con 140 miliardi di euro riconducibili ad appalti di lavori, servizi e forniture e 116 miliardi a spese sanitarie, avvenga in modo legale, trovando una destinazione trasparente e corretta. Lo sottolinea Giuseppe Vicanolo, Generale Comandante Interregionale Nordovest della Guardia di Finanza, ricordando l’impegno probante rappresentato dall’annuale sviluppo di 10 piani operativi d’intervento per la lotta alle frodi, alla corruzione e agli sprechi di denaro pubblico.

A parte i rilevanti risultati ottenuti in questa importante area del Paese (in un quadriennio tremila indagini delegate da Procure e dalla Corte dei Conti, accertamenti di frodi e irregolarità per oltre 3 miliardi, sequestri di 440 milioni di profitti illeciti), contano ancor di più, analizzate le caratteristiche delle indagini sottostanti, le lezioni che se ne possono trarre, quale esperienza utile e immediatamente applicabile contro il prevedibile aumento delle minacce e dei pericoli di illegalità: dall’importanza dell’utilizzo delle intercettazioni telefoniche ed ambientali, incluse quelle svolte con i trojan horses, ai controlli effettuati direttamente sul posto; dallo sviluppo di forme di cooperazione internazionale, alla modifica della natura delle tangenti ai Pubblici Ufficiali, non più in denaro ma sotto forma di varie utilità.

Passando al versante delle imprese l’interrogativo base è se realmente si possa fare impresa in modo legale, non sacrificando gli obiettivi concreti della competitività e della  profittabilità. Che non si tratti solo di un’attraente utopia lo afferma Nicola Allocca, Direttore Governance della Acciai Speciali Terni, un’impresa che ha vissuto sulla propria pelle un cambio di indirizzo radicale nelle proprie modalità di governance e di fissazione degli obiettivi aziendali.

Pur continuando ad operare in una logica di business e di profitto, questa impresa, infatti, si ispira da tempo a una  «disobbedienza visionaria consistente nel non accontentarsi a gestire il rischio della corruzione, ma a puntare alla sua eliminazione», ha detto Allocca. Il tutto si traduce in un impegno concreto e continuo di monitoraggio di dati e di comportamenti che coinvolge ciascuna componente aziendale, sia come funzione, sia come singola persona. E trova sistemazione in «un modello di conduzione e di operatività aziendali che incessantemente si alimenta e si rinnova, mantenendo, comunque, fermi i principi dell’integrità, della trasparenza e della social responsibility».

Valutando l’esperienza di questa azienda, l’auspicio è che non rimanga un esempio isolato, ma che il mondo delle imprese riesca ad aderire al percorso ben delineato nel suo obiettivo finale da Emiliano Di Carlo, Vice Direttore Esecutivo del Master e Ordinario di Economia Aziendale: «orientare l’azienda di qualsiasi tipo a perseguire il bene comune, che significa soddisfacimento dei bisogni in un contesto di efficienza». Ciò sul piano concreto si traduce «nell’operare con competenza e onestà, attingendo ad alcune virtù», quali «la combattività per mitigare il gap tra ciò che si dovrebbe fare e ciò che l’azienda fa, la saggezza, l’abilità, etc.».

Una ricetta ardua, in definitiva, e una sfida durissima ma sicuramente appassionante per chi vuole contribuire legalmente a cogliere l’obiettivo ambizioso di un secondo miracolo economico. Buona fortuna Italia!

 

 

 

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