Coronavirus, fase 2. Non si può essere divisi su tutto. Di Cave Ficta

Nella categoria Analisi e Ricerche da su 21 aprile 2020 0 Commenti

Non si può essere privi di denominatori comuni nel pensare e nell’agire politici, specie a fronte di sfide epocali per il futuro di una grande comunità nazionale, come è quella italiana. Solo attraverso l’uniformazione ad un indirizzo politico sancito a livello costituzionale, si possono gettare le basi per una nuova rinascita nazionale.

La crescente polarizzazione che si registra nel dibattito politico italiano, sia nei periodi di ordinaria fisiologia economica e sociale sia, a maggior ragione, nei momenti di straordinaria e sistemica emergenza come quello connesso alla attuale crisi pandemica, costituisce uno dei punti più deboli dell’arte di governo, sul quale riflettere.

Non è possibile, difatti, né sostenibile argomentare logicamente che non vi possa essere convergenza sui temi fondamentali che riflettono i valori portanti della nostra Carta Fondamentale.

Uno dei maestri del diritto costituzionale italiano, Paolo Barile, ha credibilmente approfondito la differenza che passa tra indirizzo politico costituzionale ed indirizzo politico di maggioranza, anche in situazioni ove si registrano posizioni opposte sui temi di gestione dell’indirizzo politico di Governo ed Opposizione.

Nondimeno, in una dialettica politica permanente, come quella che caratterizza la contemporaneità, ciò che non è sopportabile senza danni irreversibili da nessun sistema, è l’avere posizioni contrapposte (addirittura in misura estrema) sui valori fondanti, sui princìpi e le prerogative fondamentali, specie ove è in gioco la difesa dell’interesse nazionale, ovvero addirittura la costruzione delle fondamenta di una rule of law internazionale e globale, in risposta a inedite sfide (come il Coronavirus) che coinvolgono praticamente tutti i membri della comunità planetaria degli Stati.

Il rappresentante politico del partito di maggioranza o di opposizione non è mai un nemico da abbattere, quanto piuttosto un avversario con il quale competere dimostrando, attraverso un dibattito civile, la maggiore affidabilità delle ragioni logiche e fattuali poste alla base delle proprie tesi.

La polarizzazione totale ed al di sopra di ogni regola non giova al Paese.

Si è sostenuto, da più parti, che la concezione del quadro costituzionale in funzione di garanzia per la qualità e la solidità della vita politica e delle sue scelte a beneficio della comunità sia ormai obsoleta, perché storicamente legata alla sorpassata contingenza delle leggi elettorali basate sul principio proporzionale, la formazione delle maggioranze in Parlamento ed i governi di coalizione.
L’ontologico distinguo tra indirizzo politico di maggioranza ed indirizzo politico costituzionale sarebbe perciò, secondo un tale orientamento, venuto meno con le nuove leggi elettorali maggioritarie e con la creazione di due poli o schieramenti.

Corollario di una simile visione sarebbe l’esclusiva appartenenza dell’indirizzo politico costituzionale in capo al Presidente della Repubblica, da un lato ed alla Corte costituzionale dall’altro. Non ho mai ritenuto attendibile e fondata una simile ricostruzione.

Appare invero difficile discorrere di avvenuta affermazione della logica dell’alternanza, nella nostra storia recente, se si osservano le concrete modalità di formazione e composizione degli ultimi governi.

Del pari e sempre a livello fattuale, la elaborazione del pensiero politico risulta oggi subalterna ai programmi degli attuali partiti e movimenti politici. A complicare il quadro, rendendolo ancora più nebuloso, vi è la circostanza che sia le impostazioni che le proposte politiche odierne sono difficilmente inquadrabili secondo univoche ed inequivocabili attribuzioni agli stessi partiti o movimenti, fatte salve poche eccezioni. Spesso è impossibile comprendere se esse siano filiazioni dell’una o nell’altra “metà del cielo”.

Quel che lascia ancor più interdetti è la assai diffusa confusione dei piani elettorale e di rappresentanza, da una parte, e valoriale, dall’altra.

Se si guarda ai valori fondanti della Costituzione repubblicana, nonché all’interesse sotteso agli stessi (che non è solo italiano ma tipicizzante lo stesso Stato di Diritto) e si è orgogliosi delle nostre internazionalmente riconosciute tradizioni giuridiche, possiamo sostenere con ferma convinzione che è ancora invece possibile percorrere un indirizzo politico costituzionale, anche ai tempi degli odierni partiti e movimenti, trovando posizioni concordi sulle sfide più significative che il Paese è chiamato ad affrontare.

Si rafforzerebbe di molto il nostro peso internazionale come Stato, a cominciare dallo scenario pandemico attuale.

Di fronte ad altre crisi, che pure hanno afflitto l’Italia nella sua storia repubblicana passata e recente, quando abbiamo reagito uniti trovando la sintesi, nella cornice dei valori fondanti della Carta del 1948, abbiamo creato le basi per un miracolo economico, civile e sociale.

Combattendo e sconfiggendo il terrorismo interno, contrastando la criminalità organizzata con forza e decisione abbiamo creato un ambiente socio-economico legalmente orientato e trasparente, nel quale effettivamente e non solo asseritamente, le libertà si declinano in modo superiore e più netto rispetto ad altri ben più falsamente blasonati sistemi.

Abbiamo superato brillantemente altre crisi economiche, calamità naturali e frenato l’offensiva della corruzione attraverso soluzioni considerate apripista e modello sul piano globale.

Dove modello significa capacità di evoluzione e riposizionamento, anche geografico, costante del “Made in Italy” politico per essere alla altezza delle sfide affacciandosi alla ribalta mondiale.

Oggi, ci troviamo di fronte ad una nuova sfida, probabilmente anche più difficile di una guerra.

Lasciamoci guidare dalla Costituzione e dai suoi princìpi, ritroviamo l’orgoglio di essere uniti sotto la sua luce, discutiamo sempre, si intende, e lottiamo per difendere le rispettive tesi, dividiamoci sulle strategie e sulla gestione, ma offriamo al mondo la immagine di un Paese coeso sui princìpi, come il popolo italiano ha dimostrato di essere, abbattendo la curva del contagio praticamente da solo, a costo di grandissimi sacrifici umani e di libertà mediante un distanziamento fisico (non mi piace l’aggettivo sociale) che per noi italiani è addirittura più difficile da sostenere, tenuto conto delle nostre caratteristiche relazionali e delle nostre abitudini.

Nella cornice della Costituzione Repubblicana si può edificare un sovranismo nuovo che potremmo definire “dei valori”: esso travalica le frontiere nel segno democratico ed inclusivo della Rule of Law, mirando a propiziare politiche sociali, che non snaturino il liberismo e siano esemplari per gli altri paesi in quanto aperte ad una dialettica co-ownership internazionale.

Si può, in altri termini, costruire un futuro migliore, di riscatto sociale e di sviluppo economico.

Mi sovvengono le parole di Indro Montanelli per spiegare, anche in ottica di proiezione internazionale, che cosa si intenda per indirizzo politico costituzionale rispetto alle determinazioni da assumere in sede Europea, in situazioni critiche.

In Europa, i francesi entreranno da francesi, i tedeschi da tedeschi e gli italiani da Europei.

Ciò sarà un arricchimento di prospettive e di soluzioni durevoli.

È possibile farlo ancora. In sintesi ed in conclusione: solo attraverso un indirizzo politico costituzionale si possono porre le basi per una nuova rinascita italiana.

https://www.leurispes.it/coronavirus-fase-2-non-si-puo-essere-divisi-su-tutto/

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