Illegalità: Legittima difesa contro la burocrazia imperante. A cura della Dr.ssa Chiara Moncelsi, discente del Master Anticorruzione, Terza Edizione.

Nella categoria Eventi da su 14 settembre 2018 0 Commenti

L’Italia è un paese bellissimo. Un Paese ricco di storia e cultura, dalle incredibili bellezze naturali e dalle gustose tradizioni culinarie.

Si vive bene in Italia? Certo che si vive bene in Italia, se però a dirlo è l’eremita che da anni vive in cima alla collina e che ammira il panorama dall’alto, mentre cura il suo orticello in tutta calma. Non potranno, invece, dire altrettanto l’impiegato o l’imprenditore o meglio ancora il funzionario che tutti i giorni si scontrano continuamente contro un muro altissimo, fatto di richieste e rigetti infiniti, procedure amministrative farraginose ed in continuo aggiornamento.

L’Italia è certamente un paese da favola, sì, ma dalle mille e una…legge! La nostra penisola, seppur bellissima e ricca di risorse, è infatti affetta da un gravissimo morbo, dalle enormi dimensioni: ciò che in gergo medico potrebbe prendere il nome di “burocratite”. I sintomi di questa “malattia” si manifestano lentamente: si comincia con il procedimento legislativo, attuato di frequente con decreti legge reiterati1 , fino ad arrivare all’applicazione normativa, che può subire distorsioni a causa delle disposizioni di attuazione, le quali – a livello regionale, provinciale e comunale – è possibile che svuotino di contenuto la legge stessa, o addirittura che ne neutralizzino in tutto o in parte gli effetti. Tale processo d’interpretazione multilivello può causare, altresì, un serio pericolo di degenerazione nell’incoerenza e nell’incompatibilità tra norme. A ciò va aggiunto anche il notevole aumento della complessità dell’azione amministrativa, con regole sempre più minuziose che regolano ogni singolo passaggio procedimentale.

Ma vi è di più.

La ferrea regolamentazione dei procedimenti, messa in atto con lo scopo di colmare spazi di discrezionalità, ha in realtà prodotto risultati paradossali, come ad esempio la sempre più frequente denuncia di vizi di regolarità formale dell’atto. Ciò comporta il blocco del procedimento amministrativo, con conseguente appesantimento della già sovraccarica macchina giurisdizionale, ma soprattutto comporta la sperata mancata assunzione di responsabilità da parte del funzionario, spaventato verosimilmente dall’idea di poter facilmente commettere un errore in procedimenti così strettamente regolamentati. Il risultato è la sicura paralizzazione di tutta l’azione pubblica e – ancora più allarmante – l’insorgenza di fenomeni corruttivi al fine di accelerare, rallentare o evitare rigidi passaggi procedurali.

Nonostante tutti i presidi e le buone pratiche che si stanno attuando, la “burocratite” è ancora una malattia subdola, in quanto gli effetti nefasti vengono alla luce quando è ormai troppo tardi e il danno si è verificato. Non rimane, quindi, che curare il morbo, ma sarebbe invece più opportuno, nonché economicamente più sostenibile, prevenire la sua comparsa. La prevenzione è oggi possibile e la si può attuare, in primis, attraverso la divulgazione della cultura della legalità, in particolare alle nuove generazioni, con approcci trasversali che attraversino il diritto, l’economia, la filosofia, l’etica, la politica e l’educazione civica. Lo scopo è quello di creare una nuova classe politica e dirigenziale sana, che rifiuti la corruzione in ogni sua accezione e – in una visione ottimistica – migliorare quella già esistente, fornendogli la giusta medicina. Attraverso una tale presa di coscienza, sarà possibile ritenere fortemente che l’illegalità non sia giustificabile in alcun modo e che mai possa assurgere ad una forma di legittima difesa contro la burocrazia imperante.

L’eccesso di burocrazia, che ha contribuito ad innalzare quell’altissimo muro con cui ci scontriamo quotidianamente, può e deve essere demolito, ad esempio, a colpi di delegiferazione, che sia mirata, in particolare, alla semplificazione amministrativa. Ad oggi, infatti, un groviglio di ben 40mila leggi e 80mila regolamenti avvolge e incatena l’intero Paese, contribuendo all’incertezza del diritto e al proliferare di germi di corruzione, che si insinuano spesso dietro cavilli burocratici.

Inoltre, può essere utile riportare alcuni esempi tratti dall’ultimo Rapporto Doing Business della Banca Mondiale, in cui si evidenziano alcuni dei predetti malfunzionamenti e lungaggini del nostro Paese: per ottenere un permesso a costruire servono in media 230 giorni (96 in Germania) ed occorrono mediamente tre anni per risolvere una controversia giudiziale (un solo anno negli altri Paesi OCSE).

Alla luce di quanto detto, per sciogliere la matassa in cui l’Italia è aggrovigliata, occorrono essenzialmente donne e uomini capaci, preparati, onesti e soprattutto coraggiosi. Sì, serve anche una buona dose di coraggio per sfidare e riformare un sistema corrotto e rallentato a comando; per agire nell’ottica del bene comune e non solo di quello individuale.

E come diceva, molto tempo fa, l’illustre Cicerone: “In questi abusi sfrenati di uomini scellerati, nella lamentela quotidiana del popolo romano, nell’ignominia del sistema giudiziario, nel discredito dell’intera classe senatoria, ritengo che questo sia l’unico rimedio a così tanti mali: uomini capaci e onesti abbraccino la causa dello Stato e delle leggi” .

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