Combattere la corruzione partendo dalla relazione dell’Unione Europea. A cura di uno dei discenti del Master Anticorruzione, Terza Edizione.

Nella categoria Eventi da su 19 settembre 2018 0 Commenti

La Commissione europea a partire dal 2013 ha deciso di istituire dei rapporti biennali, per la lotta alla corruzione, allo scopo di evidenziare l’importanza dell’adozione di metodi trasversali volti a combattere il fenomeno corruttivo che, pregiudica sempre più il corretto impiego delle risorse pubbliche negli stati membri.

La Dott.ssa Sonia Campailla, docente della terza edizione del master anticorruzione dell’Università degli studi di Roma Tor vergata, ha evidenziato che “questi fenomeni non devono essere sottovalutati poiché costano all’economia europea circa l’1% del PIL complessivo”; nonostante il grande impegno dell’UE in questo settore, c’è comunque ancora bisogno di affinare gli strumenti di prevenzione e repressione della corruzione per garantire dei risultati complessivamente più omogenei e rassicuranti.

L’obiettivo principale che si è prefissata la Commissione europea in merito alla lotta contro la corruzione è sicuramente quello di incentivare l’impegno a livello politico da parte degli stati membri e nel giugno del 2011 l’organo esecutivo dell’Unione europea ha varato un pacchetto anticorruzione diretto a preservare anche gli interessi finanziari dell’unione composto da:

  • una comunicazione sulla lotta alla corruzione nell’Unione Europea che utilizza il parere di esperti indipendenti, delle parti coinvolte e della società civile;
  • una decisione della Commissione che impone un interscambio di relazione anticorruzione dell’Unione Europea nonché la creazione di un gruppo di specialisti in materia;
  • una relazione sull’applicazione della decisione quadro 2003/568/GAI;
  • una relazione sulle modalità di partecipazione dell’UE nel Gruppo di Stati del Consiglio d’Europa contro la corruzione (GRECO).

La base giuridica da cui partire per la lotta alla corruzione dopo l’entrata in vigore del trattato di Lisbona e successivamente agli interventi dell’UE in materia, si fonda sugli articoli 83 e 325 TFUE, i quali sottolineano che c’è innanzitutto bisogno di armonizzazione tra le norme incriminatrici per combattere efficacemente la corruzione, poiché tale lotta è funzionale anche al perseguimento delle frodi.

La Commissione europea ha elaborato un valido strumento per combattere i fenomeni corruttivi: una relazione, che l’UE ha pubblicato per la prima volta nel febbraio 2014 e che deve essere redatta ogni due anni, che sia in grado di controllare ed analizzare l’impegno degli stati membri nel settore; essa si interessa a determinati atti di corruzione ed alle rispettive misure preventive e repressive “ad hoc”, che di volta in volta gli stati membri decidono di adottare per contrastarli adeguatamente.

I dati forniti dalla relazione si attengono ad una definizione piuttosto ampia di corruzione, descrivendola come un “qualsiasi abuso di potere ai fini di un profitto privato”.

Da una attenta analisi si evince che nell’Unione europea si avverte una preoccupazione non indifferente rispetto alla presenza di fenomeni corruttivi nelle amministrazioni pubbliche e nelle imprese private, tuttavia la percezione dell’intensità della corruzione cambia da paese in paese.

In alcuni Stati membri, ad esempio, solo in rarissimi casi ci sono state testimonianze dirette di episodi corruttivi e quindi la conoscenza del fenomeno è bassissima, mentre in altri viene percepito in maniera molto più evidente, e con il passare degli anni viene denunciata sempre più la presenza di mala gestio e maladministration.

Per contrastare adeguatamente la corruzione infatti, alcuni Stati membri hanno adottato un’organizzazione coordinata e programmata appositamente alla prevenzione e repressione di fenomeni corruttivi.

Tale strategia ha ottenuto indubbiamente dei risultati positivi, ciò nonostante c’è una notevole differenza tra i vari Stati membri dell’Unione europea in merito all’applicazione concreta di politiche di prevenzione della corruzione; esse mirano a diffondere una cultura dell’onestà e della moralità ma sono strumentali anche al raggiungimento del bene comune, inteso come fine ultimo della società.

Risulta fondamentale in una buona politica di prevenzione garantire un’adeguata trasparenza nelle attività delle pubbliche amministrazioni, in particolare nel settore degli appalti pubblici dove la presenza della corruzione è particolarmente elevata.

Per prevenire adeguatamente i fenomeni corruttivi poi, bisogna gestire nel miglior modo possibile le situazioni di conflitti di interessi; in particolare, si deve tenere conto non solo dei conflitti che sorgono durante il processo decisionale del soggetto ma anche di quelli apparenti o potenziali che potrebbero essere egualmente dannosi per il bene comune della società e che potrebbero sfociare in episodi di corruzione.

Attraverso lo strumento della relazione sulla lotta alla corruzione nell’Unione europea, la Commissione si è voluta accertare che tutti gli Stati membri dispongano di efficaci politiche di anticorruzione ed ha consigliato loro di estendere i poteri e le funzioni delle autorità nazionali anticorruzione per assicurare più controlli sulla trasparenza ma soprattutto per garantire l’applicazione in concreto delle leggi anticorruzione in ambito nazionale che obbligano le pubbliche amministrazioni ad adottare dei piani triennali finalizzati alla lotta contro i fenomeni corruttivi.

La Commissione europea quindi non ha voluto solo esaminare i fenomeni corruttivi negli stati membri, ma ha voluto suggerire loro come affrontarli, fornendo gli strumenti per sconfiggerli.

 

 

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