BUROCRAZIA E MALADMINISTRATION. LO STATO PAGA COL CONTAGOCCE E IN RITARDO.

 

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«Ci dispiace, non ci sono soldi, dobbiamo pagare prima gli stipendi, dovete aspettare». Cosi il Comune di Napoli rispondeva ad Angelo Lancellotti, la cui piccola azienda, la I.Co.M.E.S, aveva eseguito tutti i lavori di manutenzione immobiliare previsti dall’appalto. «L’ultima fattura l’abbiamo inviata nel 2012, e non ci è stata ancora pagata» racconta Lancellotti a Marco Ruffolo, come si legge su La Repubblica del 2 gennaio 2018, alle pagine 1 e 4. «Da allora si sono alternati diversi dirigenti, ma devono essersela scordata. Per la maggior parte dei nostri lavori aspettavamo non meno di due anni, così abbiamo deciso di trasferirci in altre città».

Lo Stato paga col contagocce oltre cento giorni di ritardo il triplo della media europea, che ha i suoi picchi nel Mezzogiorno, ma ad esserne investite sono, chi più chi meno, le amministrazioni pubbliche di tutta la penisola.

E c’è di più: per evitare di risultare inadempienti, molte di esse spingono le imprese a ritardare l’invio delle fatture.

Ancora oggi sette aziende su dieci denunciano ritardi da parte dei Comuni, sicuramente i più inadempienti. E i tempi medi di attesa si attestano sui 100 giorni. Eppure, se guardiamo agli ultimi anni, un miglioramento c’è stato e anche molto significativo. Nel 2010, dice la Banca d’Italia, si aspettavano in media 240 giorni, più del doppio. Anche i costruttori ammettono: «II tempo medio di pagamento non è mai stato così basso come oggi: 156 giorni, contro i 320 di quattro anni fa».

E tuttavia, i progressi compiuti non sono bastati a far rientrare l’Italia nel novero dei Paesi in regola: ossia quelli in cui un’azienda viene pagata entro 30 giorni dall’invio della fattura, ed entro 60 in casi particolari.

E così, a tre anni dall’apertura della procedura di infrazione da parte di Bruxelles, il nostro Paese è stato deferito alla Corte di Giustizia e ora rischia multe salatissime. Ma anche a prescindere dai diktat europei, le aziende italiane, nonostante i miglioramenti, aspettano ancora troppo prima di essere pagate, e nel frattempo, come denuncia l’Ance, sono costrette a ridurre gli investimenti (il 38%) o a licenziare (il 32%). E finiscono per ritardare a loro volta i pagamenti ai propri fornitori (il 41%) in una catena di inadempienze senza fine.

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