LOBBYING. APRE ALLA CAMERA DEI DEPUTATI LA SALA LOBBISTI CON ACCREDITO

 

LOBBYING

Dotati di un tesserino e regolarmente iscritti nel registro delle lobby, un esercito di facilitatori potrà seguire i lavori parlamentari in uno spazio riservato, molto vicino all’Aula della Camera.

Apre, così, come racconta Federica Fantozzi, su Il Mattino, del 28 novembre 2017, alle pagine 1 e 7, la sala lobbisti. Esercitare una rappresentanza di interessi nei palazzi della politica – così come avviene nel Parlamento europeo o in altri Paesi – nel rispetto delle regole e con l’obbligo di totale trasparenza, non avrà più una connotazione negativa. Gli iscritti al registro delle lobby della Camera – dopo un attento esame ed una valutazione di conformità delle domande avanzate – avranno quindi uno spazio riservato dove seguire i lavori parlamentari o attendere per parlare con i deputati: due sale comunicanti all’inizio del corridoio “Corea” (parallelo al Transatlantico), due salottini in pelle a una distanza reciproca che favorisce la discrezione, postazioni computer, wi-fi, TV a circuito chiuso e webcam per seguire i lavori, con alle pareti una libreria in boiserie e paesaggi a olio, mentre alla porta un commesso cortese ma fermo seleziona gli accessi.

Una iniziativa che da attuazione alla disciplina approvata nell’aprile 2016 dalla Giunta per il Regolamento, seguita da una delibera dell’ufficio di presidenza a febbraio di quest’anno.

Imponendo ai “rappresentanti di interessi” propri o altrui che vogliano accedere a Montecitorio il rispetto di una serie di requisiti, l’iscrizione in un registro specializzato, controlli da parte dei questori e sanzioni in caso di inadempienza, e un badge specifico. L’obiettivo è chiaro: mettere ordine e trasparenza in un mondo in cui gli affari si mescolano alla politica non sempre in modo limpido. A volte con l’aggiunta di faccendieri, portaborse, giornalisti ed ex parlamentari tentati dall’arrotondare lo stipendio.

Sul sito di Montecitorio è consultabile l’elenco dei lobbisti accreditati, che devono essere maggiorenni, non interdetti, privi di condanne definitive nell’ultimo decennio per reati contro la pubblica amministrazione o il patrimonio o la buona fede. Prevista la clausola di non concorrenza: esclusi parlamentari e membri del governo fino a un anno dalla scadenza del mandato.

Scorrendo la lista si scopre che interessate a contattare deputati, commissioni, gruppi parlamentari, sono praticamente tutte le grandi aziende italiane private e pubbliche, nonché le relative associazioni di categoria, comprese realtà in crisi. Ciascuna società indica al massimo due soggetti che possono entrare in Parlamento e specifica la attività che svolgeranno: colloqui, convegni, organizzazione eventi, seminari, cerimonie, monitoraggi, ma anche marketing e lobbying. Praticamente non manca nessuna categoria professionale e umana.

Infine, i lobbisti di mestiere: un pugno di persone fisiche, ma soprattutto le grandi società di consulenza che devono indicare espressamente quali clienti hanno mandato a rappresentare.

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