BUROCRAZIA E MALADMINISTRATION. FONDI EUROPEI : SPENDERE PER CAPIRE COME SPENDERE.

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Buon governo? Il bivio porta a un termine adorato dalle burocrazie pubbliche e private europee: “governance”. «Consolidare la governance» è l’obiettivo pass-partout, la priorità centrale. Tanto che Roma ci ha investito in questa stagione un intero “Piano operativo nazionale” (Pon).

Con un budget – come racconta Francesca Sironi, su L’Espresso del 3 dicembre 2017, alle pagine 54-57 e 59-60 – da ben 827 milioni di euro.

Gli eurocommissari hanno richiamato l’Italia più volte: gli aiuti non possono rimanere incagliati negli uffici, insistono. Devono portare sviluppo reale. Ecco allora il “Pon governance”. In teoria, il piano dovrebbe servire ad aumentare la capacità degli amministratori pubblici nell’affrontare appalti e progetti. In pratica, a 17 anni dall’introduzione dei rubinetti europei, sembra tradursi ancora m affidamenti esterni, consulenze, contratti di collaborazione. In spendere per capire come spendere. È il paradosso che si legge almeno in un esposto presentato al Nucleo speciale anticorruzione della Guardia di finanza e alla procura della Corte dei conti dai Cobas dell’Agenzia per la coesione, l’ente creato nel 2013 dal governo Letta proprio per rendere più produttivo l’uso delle risorse europee.

Non bastandole evidentemente i 200 dipendenti che ha in dote, l’Agenzia ha già firmato oltre 100 contratti di collaborazione: meglio 140 secondo la denuncia, 114 secondo quanto ha dichiarato a settembre lo stesso ministro della Coesione, Claudio De Vincenti, rispondendo a un’interrogazione parlamentare sulla vicenda.

Si tratta di «esperti altamente specializzati», ha spiegato il politico. Che prenderanno dai 30 agli 85 mila euro all’anno – provenienti proprio da quel Pon »Governance – per sette anni: un unicum, viene segnalato, per un’istituzione pubblica, giustificato dai vertici con la durata della programmazione europea (settennale, appunto).

L’impressione che la semplificazione diventi burocrazia sotto forma di nuovi contratti aumenta. L’ente nel frattempo ha avviato attività per 48 milioni di euro su quel Piano di supporto al buon governo. E in questi mesi ha appaltato altri «servizi professionali» e di «informazione e comunicazione».

All’esterno ha cercato aiuto anche il ministero dell’Istruzione, che, per governare i nuovi flussi di denaro UE ha ingaggiato 34 esperti, che insieme a un protocollo d’intesa con la Guardia di finanza dovrebbero impedire il ripetersi dei guai.

La distribuzione dei finanziamenti europei per la Ricerca è stata, infatti, uno dei capitoli più pulp della scorsa programmazione, con dossier anonimi, ispezioni della Ragioneria di Stato, indagini ancora in corso in diverse procure, anche se, ad oggi, fra archiviazioni e procedimenti in itinere, l’unica responsabilità accertata dalla Corte dei conti è quella di chi era preposto a seguire le fasi di un appalto lievitato da 26 a 47 milioni di euro.

Molti di quei progetti erano perfetti, formalmente. Approvati per questo senza indugi di burocrazia in burocrazia, una delle missioni dei finanzieri è allora capire cosa accade dopo.

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