La sete di denaro prosciuga gli acquedotti
La gestione del territorio, la cura e lo sfruttamento responsabile delle sue risorse è un tema di vitale importanza per la politica e la Pubblica Amministrazione, ma molto spesso a causa di cattiva organizzazione, di scarsa lungimiranza si compiono sprechi e sperperi di denaro che uniti a un cattivo sfruttamento dei fondi causano enormi danni che poi inevitabilmente ricadono sotto forma di disservizi e spese extra sui cittadini.
I fatti che hanno coinvolto Acea a Frosinone sono un caso emblematico, come si evince chiaramente dalle parole del giornalista Claudio Gatti su Il Sole 24 ore del 7 Settembre 2017.
«Quella «sete» di denaro che ha prosciugato gli acquedotti.
Le radici dell`emergenza? Fondi per gli acquedotti nel «pozzo» della politica
La demagogia paga per chi la predica e costa per chi se la beve. Come l’acqua.
Così, a Frosinone, dove per anni gli amministratori locali hanno tenuto le tariffe idriche congelate, nonostante l’impegno con il gestore ad aumentarle in concomitanza con i suoi investimenti. Poi è arrivato il conto. Con tanto di arretrati e interessi, ovviamente. E adesso gli abitanti della provincia ciociara pagano ad Acea il doppio di quanto pagano i romani per via dell’odioso conguaglio prima deciso da un commissario e poi ratificato dal Consiglio di Stato. Nel frattempo gli amministratori responsabili di questa bomba a scoppio ritardato sono passati a fare altro.
Le radici dell’emergenza?
Una volta trasferiti i costi dallo Stato alle tariffe l’adeguamento al nuovo modello è stato lento.
In più, non si riesce a spendere tutto quello che stanzia, nel 2015 il tasso è stato del 78%
Dal ‘54 al ‘68 investito lo 0,24% del Pil, poi il crollo allo 0,15%, molto sotto il necessario.
Solo da poco la risalita»
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