Corte dei conti: dalla corruzione alla mala gestio. In Sicilia danni per oltre 55 milioni di euro

Nella categoria Analisi e Ricerche da su 10 aprile 2017 1 Commento

A cura di Valerio Volpe, discente della I edizione del Master Anticorruzione Tor Vergata

Danni per 30 milioni di euro e 121 atti di citazione a giudizio nei confronti di 375 persone: i dati vengono forniti dalla procura della Corte dei conti siciliana e riguardano l’anno 2016. Se poi si aggiungono i 129 inviti a dedurre, i danni potenziali raggiungono la cifra a dir poco preoccupante di 55 milioni di euro. Il procuratore Aloisio, nella relazione presentata per l’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei conti, fa il punto sull’attività della procura che si è concentrata su diversi comparti riguardanti dipendenti pubblici, imprenditori e semplici cittadini: dalla gestione dei beni confiscati alla mafia alle frodi ed i contributi illeciti, dalle società partecipate all’assenteismo.

Solo lo 0,62% dei detenuti è in carcere per corruzione, contro l’11% della Germania e il 3,1% della Spagna”. Inizia con dei dati comparatistici la dissertazione del procuratore che evidenzia un duplice aspetto di sofferenza del sistema-società: la in-certezza della pena e la mancanza di fiducia verso le istituzioni, anche da parte di chi dovrebbe vigilare e preservare il bene comune. “C’è un impianto anticorruzione che potrebbe avere una sua efficacia però manca, da parte dei responsabili anticorruzione, qualsiasi segnalazione”, aggiunge Aloisio. “Ciò significa che rimangono dei fenomeni sommersi fin quando noi non li scopriamo attraverso segnalazioni della procura penale o anche da articoli di stampa”. Un atteggiamento, secondo il procuratore, che facilmente si spiega nella “mancanza di effettività della sanzione. I dati della giurisdizione penale ci dicono che in Italia abbiamo solo 0.62% di reclusi per motivi di corruzione: un dato troppo basso”.

“I Responsabili anticorruzione dovrebbero essere sanzionati pesantemente e invece c’è stato un caso in cui la responsabile non solo non ha denunciato mai nessun caso ma si trova anche coinvolta in prima persona perché sfruttando la sua posizione ha beneficiato di provvidenze economiche. Insomma avrebbe dovuto autodenunciarsi”. Il riferimento è alla dirigente regionale Luciana Giammanco ma non solo, poiché nel 2016 per “vicende corruttive” sono state emesse 20 citazioni a giudizio, di cui nove riguardano la pubblica amministrazione, per danni pari a 3,3 milioni di euro. Tra queste, c’è anche quella arrivata al magistrato Silvana Saguto, ex presidente della sezione misure di prevenzione, coinvolta in diverse indagini e raggiunta da una contestazione della procura della Corte dei conti per un presunto danno erariale di 40 mila euro per incarichi esterni; c’è la citazione di un funzionario economo dell’Ipab di Catania che ha sottratto risorse per 1 milione di euro e la citazione al funzionario dell’Inps per illecita erogazione di assegni familiari.

Il procuratore analizza poi il fenomeno delle società partecipate che egli stesso definisce “particolarmente grave”. “Nel 2016, afferma, la procura contabile ha avviato 13 istruttorie sulle irregolarità gestionali riscontrate in società a partecipazione pubblica della Regione e degli enti locali. È’ emerso che le risorse pubbliche risultano impiegate per il reclutamento di personale in violazione dei divieti di assunzione e di ogni obbligo di evidenza pubblica. Incidono pesantemente, ha aggiunto il procuratore, i contenziosi instaurati dai terzi nei confronti delle società e i costi per consulenze e incarichi conferiti dagli amministratori di queste società. Un caso emblematico costituisce la Sicilia Immobiliare Spa dove le consulenze hanno superato fino a 12 volte l’importo delle retribuzioni dei dipendenti”. Il rovescio della medaglia, quello “buono”, è rappresentato da sei partecipate del comune di Palermo: Amat, Amap, Rap, Sispi, Amg e Reset. “Per queste società la Corte ha riscontrato un sufficiente indice di patrimonializzazione e di contenimento di costi”.

Se a questi dati aggiungiamo le 25 istruttorie della Corte dei conti che coinvolgono oltre oltre 250 dipendenti pubblici per casi di assenteismo e le 52 istruttorie per errori medici per un danno di 2 milioni di euro nonchè un danno da 12 milioni di euro per una gara dell’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento, appare del tutto ragionevole il profondo disagio manifestatosi negli oltre 800 esposti dei cittadini che lamentano l’eccessivo livello delle spese di apparato, non correlato a un miglioramento dei servizi per la collettività e, più in generale, evidenziano un distacco sempre più netto tra cittadini e classe politica.

Altro tema affrontato è quello dei contributi illeciti percepiti ai danni dello Stato e dell’Unione Europea e delle truffe ai danni dell’Amministrazione. “Il fenomeno corruttivo, spiega Aloisio, conferma un dato allarmante di crescita delle ipotesi d’illecita percezione di contributi pubblici, con conseguente dispersione d’ingenti risorse finanziarie” e un sostanziale colpo alle possibilità di sviluppo. La mancata previsione di un sistema rigoroso di controllo sulla sussistenza dei presupposti per chiedere e ottenere il sostegno economico pubblico all’iniziativa imprenditoriale privata ha sinora favorito e accresciuto la persistenza di tali forme d’illegalità'”. Con una pubblica amministrazione “incapace di adeguate misure di tutela e reazione in un ambito nel quale la fenomenologia criminosa assume spesso un ruolo determinante, soprattutto nelle frodi agricole, tenuto conto del grande apporto economico dell’Unione europea”.
La Corte ha stimato un danno erariale di circa 80 milioni di euro registrando un incremento tra il 2015 ed il 2016 dell’80 per cento delle frodi agricole con agricoltori che hanno ricevuto contributi comunitari ricorrendo a contratti di affitto inesistenti, oppure su terreni intestati a persone decedute. “Questi contributi, afferma Aloisio, sono stati assegnati e riscossi senza controllo da parte di tanti soggetti che si occupano dell’erogazione dei soldi; […] occorre coinvolgere nei giudizi di responsabilità non solo gli enti concessori ma i soggetti intermedi che sono quelli che sbrigano le pratiche. Questo vale sia per i contributi agricoli che per i Por (Programmi Operativi Regionali), dove le banche fanno da intermediari. Quest’ultime dovrebbero ad ogni tranche di contributo erogato controllare su quello che si è fatto con la prima rata. È indispensabile agire su questo fronte, ma l’amministrazione è inerte”.

Tags: , , , , , ,

avatar

sull'autore ()

Commenti (1)

Trackback URL | Commenti RSS Feed

  1. avatar Giovanni scrive:

    la mala-gestio nelle P.A. e’ denunciata sistematicamente dalla Corte dei conti regione Sicilia.
    Quello che manca e’ l’attuazione concreta delle norme di coordinamento necessarie per prevenirla e contrastarla.

    Il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici e’ obbligo di servizio registrato alla Corte dei conti;

    Il codice di procedura contabile introdotto con il D.L. 26/08/2016 n. 174, con l’art. 52, introduce la norma che impone al dipendente pubblico, nell’esercizio della funzione pubblica, di segnalare condotte di danno agli Organi interni dell’Ente.
    Gli Organi interni, devono comunicare tempestivamente al procuratore regionale della Corte dei conti territorialmente competente, le condotte di danno segnalate (art. 52 c.a);
    in sub-ordine, possono richiedere all’Ente di porre in essere i provvedimenti idonei a determinare la cessazione del danno ( art. 52 c.c.).

    Nonostante il Codice di comportamento, obbligo di servizio, e’ registrato alla Corte dei conti;

    l’art. 52 crea per la prima volta nella storia della Repubblica la sinergia cittadino-dipendente pubblico, Organi di controllo interni, Procuratore regionale della Corte dei conti che potrebbe rivelarsi una metodologia efficace per contrastare la mala-gestio nelle P.A.;

    la Corte dei conti, sino ad oggi, non ritiene di instaurare un rapporto istituzionale-collaborativo fattivo con il dipendente pubblico, volto a ricondurre l’azione della P.A. entro l’alveo dell’art. 97 della Costituzione e contrastare la mala-gestio nelle P.A., coordinandosi, con chi, in virtu’ degli art. 54 e 98 della Costituzione e del Codice di comportamento, ha l’obbligo di vigilare sulla corretta gestione del patrimonio pubblico.

Rispondi a Giovanni Annulla risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *