MAFIA, CORRUZIONE E SANITA’: IL RAPPORTO “ILLUMINIAMO LA SALUTE”

Nella categoria Analisi e Ricerche da su 26 maggio 2016 1 Commento

Unknown“Gli italiani da un lato godono di buoni livelli di salute, con un sistema dei servizi sanitari che é in grado di intercettare i bisogni della popolazione e rispondere in maniera adeguata; dall’altro la corruzione e l’infiltrazione mafiosa rappresentano uno dei principali pericoli per il settore sanitario, producendo effetti non solo economici, ma anche sulla salute delle popolazioni”. E’ quanto emerge dal rapporto Illuminiamo la salute. Per non cadere nella ragnatela dell’illegalita, presentato a Roma nel giugno 2013 da Libera, Avviso Pubblico, Coripe e Gruppo Abele, quattro associazioni da anni impegnate nella formazione civile contro le mafie.

I numeri diffusi dal dossier dimostrano i buoni risultati raggiunti dalla sanitá italiana: la stima sui morti potenzialmente evitabili attraverso gli interventi sanitari tempestivi e appropriati posiziona l’Italia al terzo posto, dopo Francia e Islanda, e ciò nonostante il basso tasso di ospedalizzazione (il 24% in meno della media europea) e la bassa spesa sanitaria. Il sistema sanitario oggi é anche un importante fonte di lavoro e reddito: oggi in Italia ci sono circa 4 medici ogni mille abitanti, in media con i paesi Ocse, mentre abbiamo solo 6 infermieri ogni mille abitanti, risptto alla media Ocse di 8.

Ma il rapporto affronta il mondo della sanità anche da un altro punto di vista: quello dei conflitti di interesse, dell’illegalità, della corruzione, fino ai (pochi) casi di infiltrazione mafiosa.

Non è facile stimare l’impatto dell’illegalità sulla spesa per il sistema di tutela della salute: per la natura stessa del fenomeno, in gran parte sommerso, e per la diffusa presenza di fenomeni indiretti difficili da cogliere. Per esempio, la Rete Europea contro le Frodi e la Corruzione nel Settore sanitario (European Healthcare Fraud and Corruption Network, www.ehfcn.org/) nel 2012 ha stimato che in Europa il 5,6% del spesa per la sanità è dovuto alla corruzione. Una montagna di soldi che ogni anno sono sottratti al contribuente, ma soprattutto alla cura e all’assistenza di chi ne ha bisogno. Per restare in Italia, le stime effettuate dalla sola Guardia di Finanza per il triennio 2010/2012 indicano un ammontare di 1,6 miliardi di euro di perdita erariale, e si tratta solo dei reati effettivamente accertati dalle forze dell’ordine.

La criminalità organizzata ha mostrato costantemente il suo interesse per il settore sanitario. Ad oggi in Italia, sette aziende sanitarie sono state commissariate per infiltrazioni della criminalità organizzata: l’Asl di Locri, l’Asp di Vibo Valentia, l’Asl di Pomigliano d’Arco, l’Asl di Reggio Calabria, l’Asl di Pavia, l’Asl di Cosenza,l’Asl Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta. L’aspetto singolare che accomuna le quattro aziende sanitarie commissariate è il ripetersi di alcune modalità comuni: gestione clientelare del personale, abusi nelle attività di appalto e di fornitura, abusi nella gestione delle strutture private accreditate e il supporto da parte della politica locale.

Davanti a questi numeri, trasparenza, integrità e legalità sono elementi essenziali nella costruzione di un sistema di tutela della salute e, di conseguenza, nella promozione del benessere.

Alcuni degli strumenti recentemente introdotti o potenziati dalla normativa italiana potrebbero produrre buoni risultati nel contrasto delle criticità. Nello specifico, la legge del 6 novembre 2012, n. 190 recante “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione”, prevede la predisposizione del Piano Nazionale Anticorruzione (PNA) oltre che l’introduzione della figura del responsabile per la prevenzione della corruzione. In particolare, la trasparenza nelle procedure e nei risultati potrebbe avere un impatto positivo nel settore degli appalti e delle forniture, mentre è probabile che controlli interni efficaci possano limitare il diffondersi degli abusi nel rimborso delle prestazioni ai provider e nell’attività intramoenia. La creazione di un sistema di tutele e incentivi per chi denuncia eventuali abusi può essere d’aiuto nella repressione di alcune fattispecie.

“Per questo” – si legge a conclusione del rapporto – “ è necessario illuminare la salute, per valorizzare un bene prezioso e per fare luce sulle zone d’ombra che insidiano la salute della popolazione”.

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Commenti (1)

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  1. avatar Robertonline scrive:

    Salve. Volevo sapere come ci si deve comportare quando un evento drammatico per un errore commesso dal personale sanitario in reparto emergenza, non è stato registrato nella cartella clinica. In pratica la paziente che era diabetica e messa in dialisi per tre giorni, è stata aggredita da un’infermiera pazzoide che le ha voluto iniettare per forza la sua dose di insulina nonostante la paziente, anziana, le diceva che non si poteva fare la siringa perchè era stata a digiuno. La paziente andò in coma ed iniziò a sobbalzare sopra il letto fino alla morte clinica del corpo tanto che i medici corsero a farle un’elettroschock. Ci fu un combattimento per tenerla in vita. Ma tali dati non fuorno registrati nella cartella clinica. Cosa si deve fare in tal caso dato che ora la paziente è morta di infarto e non trovo questi dati?

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