Basterà soffiare nel fischietto per eliminare la corruzione?

Nella categoria Whistleblowing da su 4 gennaio 2016 1 Commento

imagesSembra che il programma a favore del whistleblowing previsto dalla Securities Exchange Commission (SEC) stia dando veramente buoni frutti. Il 22 settembre 2014 la commissione ha annunciato di aver elargito la sua più grande ricompensa, che ammonta a 30 milioni di dollari. Una cifra effettivamente notevole, avvalorata dal respiro internazionale della frode che, senza l’aiuto del whistleblower, sarebbe stata difficilmente individuata.
Il primo ad essere convinto dell’efficacia del programma è Mr. McKessy, Chief of the SEC’s Office of the Whistleblower, che si è detto “soddisfatto della consistente crescita annuale nel numero di ricompense dall’inizio del programma”, aggiungendo che la ricompensa di 30 milioni di dollari “mostra la portata internazionale del nostro programma di whistleblowing; dato che noi utilizziamo notizie valide da chiunque, ovunque, per portare i malfattori alla giustizia”. Secondo McKessy, “i whistlebowers in tutto il mondo dovrebbero sentirsi ugualmente incentivati a farsi avanti con informazioni credibili riguardo la potenziale violazione delle leggi degli Stati Uniti”. Insomma, sembra davvero che abbiano trovato un modo per combattere il crimine.
Tuttavia, se il compito dello stato è quello di combattere la corruzione cercando di eliminarla alla radice, anche questo programma di whistleblowing può presentare alcuni inconvenienti. In un articolo del FCPA blog, vengono mostrati quattro possibili svantaggi. Il primo è che a causa dell’incentivo monetario, la motivazione da intrinseca diventi estrinseca. Solitamente la ribellione contro le violazioni di etica ha una natura intrinseca. In questo caso il rischio è di spostare il discorso dalla dimensione etica a quella politica. La motivazione del “soffio nel fischietto” potrebbe scaturire dal rimborso monetario piuttosto che dal senso di giustizia. La conseguenza è che il compenso dato dallo stato al whistleblower deve essere necessariamente maggiore rispetto alla possibilità di colludere. In aggiunta, secondo l’autore, è provato dalla psicologia che le motivazioni estrinseche possano peggiorare l’ambiente lavorativo dal punto di vista morale. Il secondo svantaggio riguarda la provenienza del denaro con cui si ricompensano i whistleblowers. Nel SEC program si utilizzano soldi provenienti da penalità o infrazioni commesse dalle società (SEC’s Investor Protection Fund). Utilizzare tale fondo per pagare i whistleblowers può non essere visto di buon occhio dagli investitori e dagli stakeholders delle società. Inoltre il whistleblowing ha un impatto individuale, promuovendo il singolo e non la collettività. Se viene premiata solo l’azione del singolo, ci saranno più persone che avranno intenzione di fare whistleblowing, ma non è detto che la collettività migliori di conseguenza. Se si crede che la società non è la semplice somma degli individui, si dovrebbe ricercare un programma in grado di premiare la legalità espressa dalla collettività più che dal singolo. In fine, il fatto che la possibile colpevolezza del whistleblower porta ad una riduzione della ricompensa, diminuisce l’incentivo per segnalare possibili frodi.
Ci si chiede quindi se il whistleblowing così come concepito dal SEC possa effettivamente funzionare come antidoto al malaffare o se nel lungo periodo non sarà in grado di sviluppare una società più legale. Visti la professionalità impiegata e i recuperi monetari effettuati dal SEC in realtà non ci si può lamentare. Nei quattro anni di attività sono stati fatti molti interventi di rilievo e pare che il programma sia tanto efficace quanto efficiente.
È necessario ricordare però che il whistleblowing non dev’essere percepito come una pratica per chi è alla ricerca di un lavoro alternativo, ma come un concreto impegno civile volto all’eliminazione dell’illegalità. Bisogna insistere su un modo di fare whistleblowing che sia educativo. Se da un lato l’incentivo monetario esercita un grande appeal, è dovere delle autorità ricordare e far capire che il primo incentivo deve comunque essere la voglia di costruire una società in cui truffare non sia conveniente per nessuno, di conseguenza, il premio non è mai per il singolo, ma per l’intera collettività.

Per approfondire:

http://anticorruzione.eu/2015/12/un-programma-di-successo-per-la-protezione-dei-whistleblower/

RIFERIMENTI:
https://www.sec.gov/rules/interp/2015/34-75592.pdf
http://www.sec.gov/News/PressRelease/Detail/PressRelease/1370543011290#.VCBTwOd2eos
http://www.fcpablog.com/blog/201 5/11/30/are-whistleblower-reward-programs-really-a-good-idea.html
http://www.secwhistleblowerprogram.org/

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Ho 22 anni, mi sono laureato in Scienze Economiche ed attualmente sono studente magistrale al primo anno di European Economy and Business Law. Sono un appassionato di musica, suono il violino, la chitarra e scrivo qualche canzone. Ho la fortuna di studiare e fare ciò che mi piace. Desideroso di mettere a disposizione le mie capacità penso che educare sia sinonimo di migliorare.

Commenti (1)

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  1. avatar Giovanni scrive:

    alla segnalazione di condotte irregolari o illecite delle P.A. nell’interesse pubblico, deve essere conferita la connotazione di servizio alla Nazione.

    La segnalazione di condotte illecite, deve essere premiata ritenendola espressione di elevata professionalita’ da riconoscere con posizione giuridica ed economica conferita dalla P.A. di appartenenza, conforme al pregio della segnalazione.

    La promozione del dipendente che segnala condotte irregolari o illecite, e’ un doveroso riconoscimento che deve porre in essere la P.A. di appartenenza.

    La segnalazione di condotte irregolari o illecite deve essere riconosciuta e premiata con gli strumenti di cui e’ dotata la P.A..

    La promozione con encomio degli Organi di gestione dell’ente, a mio avviso, e’ la modalita’ di riconoscimento appropriata.

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