Il ritorno dell’ Apostolo anti-corruzione

Nella categoria Estero da su 4 dicembre 2015 0 Commenti

Opposition presidential candidate Muhammadu Buhari, of the All Progressives Congress, speaks during the Nigeria Labour Congress in AbujaLa Nigeria, secondo Transparency International, è uno dei paesi piú corrotti al mondo, risultando 136esimo su 175 paesi con un punteggio del CPI pari a 27/100.

La corruzione, in questo paese, non fa piu scandalo ormai, è considerata parte integrante del sistema e su essa si è creato un vero e proprio sistema di sussistenza. Fa parte del gioco.

Ma facciamo un passo indietro, analizziamo le caratteristiche di questo paese. La Nigeria è il paese piu popoloso dell’intero continente africano, nonché settimo stato al mondo per popolazione. Essendo ricco di petrolio ha enormi potenzialità nel settore economico, ma purtroppo l’instabilità politica, la cattiva amministrazione – nota comune dei vari governi, militari e non, succedutisi negli ultimi decenni – e la corruzione hanno portato ad una mancata diversificazione e alla conseguente dipendenza dal settore petrolifero.

“Nonostante le importantissime risorse naturali, circa il 60% della popolazione vive sotto il limite della soglia di povertà. Il 20% degli abitanti controlla quasi il 50% delle risorse, svelando una situazione di profonda disuguaglianza” e il tasso di disoccupazione oltrepassa il 23%.

Ed è probabilmente proprio questo desolante panora ad aver spinto il popolo nigeriano ad eleggere presidente, il 1 Aprile 2015, Muhammadu Buhari, soprannominato “apostolo dell’anti-corruzione”. Tutti in Nigeria conoscono Buhari, ex generale musulmano, che ha già guidato il paese dal gennaio 1984 fino all’agosto del 1985. Il personaggio, nonostante il soprannome, non appare in realtà tra i più virtuosi. Egli infatti nel 1984 prese il potere con un colpo di Stato, sfruttando la disperazione della popolazione dovuta all’altissimo tasso di disoccupazione, alla corruzione e all’inflazione. Fu proprio durante quel periodo al potere che ottenne il suo soprannome. Centinaia di politici vennero accusati di corruzione e incarcerati. La disciplina era fondamentale per il presidente, al punto di spedire soldati muniti di frusta alle fermate degli autobus con lo scopo di insegnare ai cittadini a fare file ordinate. I dipendenti pubblici che arrivavano in ritardo venivano costretti a pubbliche umiliazioni e la libertà di stampa venne fortemente limitata. Nonostante alcuni progressi sul fronte inflazione e bilancio statale, la disoccupazione rimase a livelli spaventosi. L’esercito lo depose quando il malcontento dei nigeriani dovuto ai modi dittatoriali del presidente cominciava ormai ad essere insostenibile.

Il neo presidente ha già iniziato la sua lotta alla corruzione nominando questo agosto, un ‘comitato consultivo’, con il compito di consigliarlo nel contrasto alla corruzione e per quanto riguarda la riforma del sistema di giustizia penale.

Viene dunque da chiedersi come mai il popolo Nigeriano, dopo aver negato la vittoria elettorale a Buhari per tre tornate elettorali, abbia infine deciso di eleggerlo. Questa elezione sembra un grido di aiuto, spinto dalla disperazione di un popolo schiacciato dalla poverta, dalle disuguaglianze di reddito, stufo di farsi rubare le risorse dai propri stessi politici e dalla classe dirigente tutta.

Lo stesso primo ministro inglese David Cameron afferma in un post dell’Huffington Post del 6 giugno 2015, che le persone sono spinte verso i gruppi estremisti in parte come reazione all’oppressione e alla corruzione dei loro governi. Egli ha sostenuto che troppo a lungo la corruzione ha alimentato le tasche di alcuni politici senza che gli altri reagissero con qualcosa di più di un sospiro. Non è più possibile evitare di affrontare la questione, è necessario rompere il silenzio ed infrangere il tabù, mostrando coraggio così come ha fatto la FIFA. Il primo ministro ha poi mosso una critica ai summit internazionali durante i quali si discute di crescita economica, aiuti e benessere, ma non si parla abbastanza della corruzione. Viene poi toccato anche il tema dei migranti: “I migranti che annegano nel Mediterraneo sono in fuga da stati africani corrotti. I nostri sforzi per affrontare la povertà globale sono troppo spesso minati da governi corrotti che impediscono alle persone di godere dei benefici e dei ricavi derivanti dalla crescita, i quali spettano loro di diritto”.

Fonti e per approfondire:

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Ho 22 anni e sono una studentessa di Scienze Economiche con il sogno e l’obiettivo di realizzare qualcosa di socialmente utile nella mia vita. Ho scelto questo ambito di studi perché sono certa che sia un campo molto importante, che influenza la vita delle persone in modi più profondi di quanto possa apparire, e che questo settore mi potrà dare la possibilità di aiutare gli altri.

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