Corruzione e Gap Salariale: una nuova storia da raccontare

Nella categoria Analisi e Ricerche da su 20 novembre 2015 1 Commento

Come raccontato su Times Live nell’articolo High public wages linked to high corruption: research, una recente ricerca condotta da Boris Podobnik, Vuk Vukovic e H. Eugene Stanley, ha rilevato evidenze tra il livello di corruzione interna ad un paese ed il gap salariale tra settore pubblico e privato.

Lo studio si sviluppa intorno ad un modello in cui in entrambi i settori operano impiegati corrotti e non, dove i primi presentano legami più stretti tra loro e sono meno inclini a cambiare le loro abitudini. Questo atteggiamento determina la loro capacità di prevalere e diventare la maggioranza della forza lavoro, anche quando inizialmente rappresentavano la minoranza. Il meccanismo decisionale democratico preserva, così, la corruzione nel lungo periodo.

A questa prima conclusione, i ricercatori accompagnano lo studio di dati sui livelli salariali nei 28 paesi dell’Unione Europea per cercare una spiegazione al paradosso che si genera nel mercato del lavoro per il quale professionisti del settore pubblico a basso rischio sono pagati più delle loro controparti private che operano in mercati rischiosi.

L’ipotesi formulata dagli autori parte dall’idea che un sistema altamente corrotto altera gli incentivi degli agenti che partecipano al mercato e causa enormi livelli di inefficienza: i posti di lavoro non sono più allocati sulla base del merito, ma dipendono da conoscenze politiche, nepotismi e tangenti e la ricerca di voti da parte dei politici non fa che alimentare il circolo . La promessa di salari più elevati spinge, dunque, i meno competenti e istruiti a cercare una via d’accesso al settore pubblico.

Ad una prima analisi, in accordo con la letteratura precedente, i dati mostrano come nei paesi a basso reddito, dove i pubblici impiegati sono sottopagati rispetto ai salari che si registrano nel privato, istituzioni deboli motivano i lavoratori a compensare gli scarsi guadagni con l’accettazione di mazzette.

La tesi qui sostenuta, invece, si spinge oltre e mette in campo nuove variabili, osservando l’esistenza del paradosso: quando il gap salariale è favorevole al settore pubblico, i presupposti per il verificarsi dei fenomeni corruttivi aumentano.

L’assunto, suffragato dai dati, viene così ribaltato: i Paesi che pagano i loro dipendenti pubblici di più rispetto ai salari correnti nel settore privato, hanno maggiore probabilità di avere più corruzione e si determina una relazione ad U rovesciata tra il livello di salario e l’indicatore messo a punto da Transparency International, il CPI.

La conclusione dell’autore Vukovic lascia ben poche possibilità alla nostra azione, in quanto egli afferma che “una transizione da una situazione corrotta ad una non corrotta e viceversa può solamente avvenire in maniera casuale”.

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sull'autore ()

Ho 22 anni e studio Economics perché mi ha sempre affascinato lavorare in ambito accademico o nella ricerca. Ammetto anche di possedere una certa “sana” ambizione, che spero mi porterà davvero lontano. Scout da una vita, corro sempre qua e là tra i vari impegni. Sono appassionata di viaggi, musica, libri e soprattutto cibo. “A che serve avere le mani pulite, se poi le teniamo in tasca?”

Commenti (1)

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  1. avatar Giovanni scrive:

    in Italia, il rapporto di pubblico impiego, e’ regolato da fonti costituzionali, che conferiscono al dipendente pubblico, una modalita’ di esercizio della funzione, peculiare ed esclusiva.
    Le fonti costituzionali sono gli art. 54 e 98 della Costituzione.
    L’osservanza degli art. 54 e 98 della Costituzione, e’ obbligo di servizio, che imprime all’ attivita’ svolta, alla luce dell’art. 4 della Costituzione, di concorso al progresso materiale o spirituale della societa’,
    la connotazione di servizio esclusivo alla Nazione, da adempiere con decoro ed onore.
    Con i fondamenti costituzionali citati, ogni condotta illecita e’ inammissibile.

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