Tra definizione e applicazione

Nella categoria Azione di governo da su 23 giugno 2015 0 Commenti

Di fronte agli incessanti sviluppi giudiziari dell’inchiesta «Mafia Capitale», molti cittadini si sono fatti sempre meno fiduciosi circa la possibilità che si possa estirpare l’intreccio tra politica e malaffare.

È uno stato d’animo condiviso e forse comprensibile ma assolutamente da superare: occorre chiedersi se non c’era qualcosa che si potesse fare prima, e se c’è ancora qualcosa che si possa fare oggi, invece di evocare solamente, quando la situazione appare ormai compromessa, la tanto sospirata questione morale.

L’appello all’onestà, ripetuto fiUnknownno allo sfinimento da magistrati e cittadini non basta infatti di per sé a risolvere i mali della politica: e il sentimento «anti casta», rea di curare gli interessi privati a discapito di quelli pubblici, pur animato da giustificato sdegno, ha diffuso nel Paese l’idea che la politica e i partiti siano ingranaggi di una grande macchina per fare soldi. Una delle soluzioni più auspicate è allora quella di affidarsi alle inchieste della magistratura, che però nei fatti rimane un tampone momentaneo incapace di interrompere il flusso d’illegalità dilagante.

La questione malaffare-politica in Italia si abbattè come un ciclone più di vent’anni fa con lo scandalo di “tangentopoli” e, da quel lontano 1994 la qualità del ceto dirigente, locale e nazionale, si sta dimostrando evidentemente ogni giorno più scadente, tanto da destabilizzare l’opinione pubblica, sempre più sfiduciata nei confronti di un’istituzione che non sente più vicina ai bisogni delle persone.

Ciò che possiamo affermare con tranquillità è che il tema dell’onestà personale non è, né sarà sufficiente a risolvere un problema come questo di grave inadeguatezza politica. “L’occasione fa l’uomo ladro” afferma un detto popolare che può indurci a pensare come l’appello all’onestà sia insufficiente a risolvere i mali della politica, che ha per prima cosa bisogno di rimedi soprattutto politici. Affidarsi alle inchieste e ai controlli della sola magistratura per estirpare la corruzione, le malefatte e i privilegi della casta può rischiare di rivelarsi un’operazione inadeguata. L’inasprimento delle pene inoltre, ha incontrato pochi favori in quanti non ne riconoscono un’effettiva capacità dissuasiva.

Dopo più di vent’anni di indagini e condanne la situazione non sembra dunque migliorata: ogni giorno leggiamo di fatti di corruzione, poltrone che vanno e che vengono, appalti in cambio di favori, clientelismi, soldi dei cittadini inghiottiti da cooperative private, tutto in nome del «dio denaro».

Nel caso specifico di Buzzi e Carminati, in un sistema come quello del comune di Roma in cui la politica ha il predominio sull’economia, esistono meno anticorpi per evitare gli sprechi e per razionalizzare le risorse pubbliche, ed è qui che dovrebbe entrare in gioco la Politica, ponendo dei limiti e dei controlli che siano in grado di dare un taglio netto ai comportamenti illeciti.

Dissipare il denaro pubblico oltre ad essere un’offesa a chi quel denaro l’ha investito per il bene comune, è soprattutto un chiaro sintomo di fragilità strutturale delle istituzioni politiche locali, come ci rivela uno studio della Banca d’Italia firmato nel 2014 da De Angelis, De Blasio e Rizzica, “The effects of EU funding on corruption”: “la corruzione, associata allo stanziamento di fondi strutturali europei, è stata minore nei comuni con amministrazioni particolarmente efficienti nella produzione di beni e servizi e in quelli in cui è più alta la partecipazione dei cittadini alla vita politica e più intenso il controllo sugli amministratori locali”.

Da questo punto di vista, volendo fare un discorso più generale, in Italia l’intreccio tra comuni e municipalizzate è spesso uno specchio fedele di un sistema dove la corruzione può aumentare: il 97% degli 8.058 comuni italiani detiene quote del capitale sociale di una o più imprese e come ricordato lo scorso anno dall’ex commissario alla spesa pubblica Carlo Cottarelli: “la banca dati del dipartimento del Tesoro del ministero dell’Economia ha censito 7.726 partecipate locali al 31 dicembre 2012, anche se non si conosce il numero esatto delle partecipate perché non tutte le amministrazioni locali forniscono le informazioni richieste e perché le banche dati esistenti si fermano a un certo livello di partecipazione…”.

Un elemento utile a completare la nostra riflessione è offerto da un intervento interessante fatto alla fine del 2014 dal presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Giovanni Pitruzzella sui recenti sviluppi dell’inchiesta che riguarda i fatti di Roma, fa risalire all’ipertrofia della burocrazia le cause della corruzione si è espresso nel seguente modo: ”in ordinamenti in cui le regole sono poche, chiare e piuttosto stabili nel tempo sono tendenzialmente minori gli spazi per comportamenti illeciti, e contemporaneamente maggiore è lo sviluppo economico. Regole poco chiare e stratificazioni normative che rendono difficile l’individuazione della norma concretamente applicabile aumentano, di contro, la discrezionalità creando un terreno fertile per il proliferare di comportamenti elusivi della legge e per l’aumento delle occasioni di corruzione”.

Se in Italia la corruzione è un fenomeno che non si riesce a sradicare, e se la via giudiziaria alla legalità non è riuscita a restituirci un Paese che funziona, è anche perché è innegabile che esista una parte del paese che qualche volta vede nella corruzione una via alternativa al malfunzionamento dello Stato. Di fondamentale importanza sarà allora sostenere la magistratura nelle sue inchieste, sensibilizzare i cittadini ma soprattutto far muovere la politica nella direzione desiderata.

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Sono uno studente presso il corso di Scienze dell'Informazione, della Comunicazione e dell'Editoria dell'Università di Tor Vergata. Lavoro da quando -appena diciottenne- ho varcato per l'ultima volta la soglia del liceo “Augusto” per seguire la mia strada. Leggo, scrivo e partecipo a varie attività di carattere sociale. Credo fermamente in questo progetto come espressione di un mezzo di educazione per tutti coloro che ignorano questioni alla base della vita, della socialità e del mondo che ci circonda. L'idea dell'anticorruzione è fondamentale in qualsiasi sistema che si rispetti, così come l'integrità delle persone che ne fanno parte. Il nostro scopo sarà quello di tutelare e garantire le informazioni, renderle accessibili a tutti e “se anche cadremo senza piegar bandiera, possiamo essere sicuri della vittoria di domani”.

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