La giovane America a braccetto con il crimine e la corruzione.
A partire dalla metà dell’Ottocento, l’ascesa del continente americano e della sua impresa del crimine vanno a braccetto: l’America doveva ancora conoscere sia gli enormi problemi legati al tentativo d’integrazione di una smisurata e continua ondata migratoria, sia gli anni successivi del gangsterismo e della mafia italoamericana. William Riley Burnett, autore del Piccolo Cesare descrisse la Chicago degli anni Trenta: «La corruzione regnava dappertutto! I gangster si sparavano a vicenda per tutta la città». Corruzione che si ritrova sullo sfondo e che dà sostanza a infiniti copioni hollywoodiani e di una altrettanta sconfinata letteratura che dagli inizi del Novecento ha raccontato il Paese da una costa all’altra. Dalla corrotta polizia di Serpico alle trame mafiose del Padrino di Mario Puzo. Dalle parole dello scrittore Hans Magnus Enzensberger, in Politica e Crimine del 1998, si ha una descrizione dei luoghi e delle persone immischiate in questi affari che passano sulle strade di Chicago su Cadillac nere e blindate, con criminali che offrono banchetti in onore dell’amministrazione comunale.
Il grande Gatsby, nato dalla mano di Francis Scott Fitzgerald, riassume nella propria figura un’intera generazione di americani restia a riconoscere l’origine della propria ricchezza. A trentadue anni Jay Gatsby è un misterioso ed elegante milionario con una casa favolosa, animata da feste goliardiche. Ma a diciassette anni era James Gatsby, figlio di un povero contadino senza risorse nella provincia americana. Sotto la corrotta partita che deve giocare, vive ancora in lui l’innocenza del sogno. Tale sogno però fù raccolto dall’America intera, in cui il crimine e la corruzione non hanno frenato il sogno di crescita del paese.