Forte la voce del Papa nel quartiere di Scampia: “La corruzione spuzza!”

Nella categoria Italia da su 7 aprile 2015 0 Commenti

“Gli ospedali senza medicine. Gli ammalati senza cure. I bambini senza educazione. La corruzione la pagano i poveri”.

Una frase sicuramente molto forte, pronunciata da Jorge Mario Bergoglio durante una conferenza episcopale tenutasi in Argentina nel 2005, a dimostrazione del fatto che quest’impeto contro la corruzione sia sempre stato insito in lui, ancor prima di diventare Papa.

“Peccatori si, corruzione no”. È questo il “fil rouge” dei discorsi di Papa Francesco che, dall’inizio del suo pontificato, non ha fatto altro che predicare la semplicità di cuore, l’umiltà e la povertà. Condotte ben lontane dal comportamento di un corrotto che, non solo pecca, ma lo fa anche con consapevolezza ed intenzione. Chi è corrotto finisce per vivere una vita di opportunismi dove, dopo la dignità, non si ha più niente da perdere. Perché i corrotti mentono. Mentono agli altri, mentono a sé stessi. E ci credono. Sbagliano ma si comportano come se non ci fosse nulla di illecito nel loro comportamento.

E richiamando alla memoria il contrappasso dantesco, così come hanno sempre agito nell’ombra immischiando gli altri, così vivranno all’inferno: nel buio nero della pece.

Nel libro appena uscito “Guarire dalla corruzione” (2015) Bergoglio da una definizione di corrotto: colui che ruba, colui che uccide. Ben inteso, “colui che uccide” va al di là del significato della lettera. Colui che uccide è colui che mente; colui che non ama; colui che con le sue parole e le sue azioni interferisce ( e ferisce) nella vita di qualcuno. E sta lontano, osserva il male che viene fatto da altri per suo conto senza che si sporchi le mani.

Un processo di morte, una malattia dell’anima, un male che minaccia e seduce. C’è una via di uscita? Secondo Bergoglio, sì: “Quando sentì tali parole, Acab si stracciò le vesti, indossò un sacco sul suo corpo e digiunò. Si coricava con il sacco e camminava a testa bassa. Cominciò a fare penitenza.”

E il riferimento ad Acab ( sovrano del regno d’Israele responsabile della lapidazione di Nabot, propietario terriero, per non avergli venduto una vigna) non è solo per i magistrati o per i privati corrotti. Il messaggio più duro è alla curia, affinchè “riparta dall’origine”.

Interessante l’accostamento al Papa di Pietro Grasso che si è occupato della postfazione del libro. Chiesa e Stato uniti nel combattere la corruzione su diversi fronti.

Recentemente Bergoglio è tornato a condannare i corrotti, nella città che spesso viene presa a simbolo di questo peccato. Nel giorno del 21 marzo, Napoli si è fermata per l’arrivo del Papa che ha salutato la città con la solita, grande naturalezza: “E ca ‘a Maronna v’accumpagne”.

Esortando i napoletani a non lasciarsi rubare la speranza, li incita a non cedere alle lusinghe di facili guadagni o di redditi disonesti. Parla di immigrazione, di speranza e di spirito di povertà. Continuando ad arricchire di colore il suo linguaggio, il Papa urla nel quartiere di Scampia: “La corruzione spuzza” e “Andiamo avanti nella pulizia perché non ci sia la spuzza della corruzione nella vostra città”.

A riguardo, vorrei ringraziare Adriano Aquilini per aver prestato collaborazione con la sua vignetta in evidenza. Ne approfitto per invitare chiunque abbia talento e voglia a presentare alla redazione vignette di attualità da inserire sul sito. Un modo sicuramente carino per far arrivare il nostro messaggio e le nostre intenzioni ai nostri lettori e coinvolgere chiunque voglia accostarsi a noi, senza dover usare le parole.

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Studentessa di Business Administration all'Università degli Studi di Roma Tor Vergata, 23 anni. Ancora non so chi sarò da grande. Per ora mi appassiono a tutto ciò che riguarda eticità, trasparenza ed integrità; sperando di poterne fare, un giorno e in qualche modo, il mio lavoro.

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