Gli studenti di economia sono più corruttibili?

Nella categoria Analisi e Ricerche da su 20 marzo 2015 0 Commenti

Fin dalle prime lezioni seguiteuntitled tra i banchi di qualunque facoltà di economia ci si trova di fronte a situazioni teoriche di scelta in condizioni più o meno certe, in cui alcuni degli imperativi tipici da rispettare sono “massimizzare il profitto minimizzando i costi”, “posizionarsi sulla curva di indifferenza più alta”, “massimizzare la propria utilità”. Si imparano anche a riconoscere i comportamenti di tipo opportunistico come quelli di azzardo morale (tipici di chi persegue il proprio interesse a scapito di una controparte incapace di accertarne l’eventuale colpevolezza), e del free rider (colui che sfrutta le disponibilità di un bene collettivo senza contribuire alla sua creazione).

E’ possibile che gli insegnamenti economici di questo tipo contribuiscano a formare negli studenti logiche comportamentali di tendenza ?

In un articolo del 2000 intitolato “Does economics make citizens corrupt?”, B. Frank e G. G. Schulze affermano che gli studenti di economia sono significativamente più corrotti dei loro colleghi delle altre facoltà, in base ai risultati di un’indagine condotta in un’università tedesca nel 1997. Secondo le parole degli autori, la corruzione può essere ricondotta ad una particolare manifestazione del problema agente-principale, in cui l’agente ha un incentivo a favorire una terza parte alle spese del principale, in cambio di una ricompensa personale.

L’esperimento a cui sono stati sottoposti gli studenti aveva l’obiettivo di creare una situazione in cui la scelta di perseguire il proprio interesse personale andava contro il benessere sociale, in modo da valutare con quale livello l’egoismo individuale prevaricasse l’interesse per gli altri.

Il partecipante all’esperimento ricopriva il ruolo dell’agente, mentre il principale era rappresentato dal cineforum studentesco (un club autofinanziato e senza fini di lucro, che trasmette settimanalmente un film all’interno dell’università, vendendo biglietti a basso prezzo). Nella situazione ideata, il club necessitava dell’intervento di una ditta idraulica (fittizia) per recuperare una fattura persa in un tubo di scarico, e chiedeva allo studente partecipante di scegliere tra 10 proposte la più favorevole per il club (che però non è a conoscenza delle offerte). Per ciascuna società era riportato il prezzo del servizio richiesto (cioè il costo che il club avrebbe dovuto sostenere) e la ricompensa offerta allo studente dalla ditta in caso di scelta della corrispettiva offerta; ovviamente al crescere del prezzo che il club doveva pagare aumentava l’ammontare che ciascun partecipante avrebbe ricevuto, per cui il guadagno personale risulta positivamente legato al livello di danno “sociale”.

Nell’ambito di questo esperimento gli studenti di economia sono risultati più inclini ad essere corrotti e ad agire quindi in forza del proprio interesse personale: in particolare i maschi economisti si sono dimostrati più corruttibili delle loro colleghe femmine, mentre è emersa come categoria meno corrotta quella dei maschi non economisti; le due categorie femminili hanno assunto posizioni intermedie nei risultati ottenuti, mentre le due maschili agli estremi, dimostrando come, separando gli economisti e i non economisti, la dominanza dell’interesse personale è più forte tra gli uomini.

In base ai risultati emersi da questo studio si potrebbe concludere che gli insegnamenti economici inducano comportamenti opportunistici, ma potrebbe al contrario essere possibile che gli studenti di economia scelgano questo tipo di studi perché già precedentemente orientati da una logica di self-interest. In questo caso la catena consequenziale si inverte: il self-interest potrebbe essere “innato” (o comunque sviluppato con la crescita) e condurre chi lo possiede a scegliere studi economici.

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Ho 23 anni, studio Scienze Economiche e il mio sogno sarebbe lavorare in un’organizzazione internazionale nell’ambito della cooperazione e dello sviluppo. Credo molto nell’importanza della cultura, come fonte di ricchezza individuale e principale strumento di contrasto al fenomeno della corruzione.

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