Corruzione nella storia: le Olimpiadi dell’antica Grecia

Nella categoria Storia e Letteratura da su 25 marzo 2015 0 Commenti

atleti-grecia-anticaI giochi Olimpici greci possono essere fatti risalire circa al 776 a.C., e durarono per ben 292 edizioni, sino a quando, nel 393 a.C.,  l’imperatore Teodosio li interruppe. A lui, che aveva abbracciato il Cristianesimo, parvero essere una manifestazione pagana e, per questo, empia.

Ma se questa fu la ragione ufficiale per l’interruzione, molti storici ipotizzano un altro motivo: la corruzione e il decadimento dei giochi.

La corruzione nelle Olimpiadi colpiva prima di tutto i giudici. Vincere era importantissimo, perché significava denaro, fama e potere politico. Per il vincitore, la sua famiglia, e il popolo di provenienza, una vittoria era motivo di grandissimo orgoglio, e veniva narrata su commissione da poeti ed artisti. E dove ci sono interessi forti, ci sono motivi e soldi per corrompere.

La conferma della corruzione nei giochi si può trovare nelle cronache: Pausania (II sec. a.C.), famoso per quelle che oggi definiremmo guide turistiche, scrive nella sua opera “Periegesi della Grecia” che chiunque fosse andato in visita ad Olimpia, avrebbe potuto ammirare all’ingresso dello stadio delle statue (chiamate “Zanes”), la cui caratteristica era quella di essere state costruite con le multe inflitte agli atleti che avevano cercato di corrompere i giudici. E di queste statue ne conta circa 200.
In un’intervista a Roberto Farieri su “Alias” del 2 Febbraio 2013, è possibile osservare alcuni casi fra i più celebri:

•    Sei statue vennero realizzate nel 388 a.C. grazie alla multa inflitta al pugile Eupolo, colpevole di aver corrotto tre avversari

•    Sei statue furono costruite, invece, con la multa pagata dall’ateniese Callipo (atleta del Penthalon), nel 332 a.C.

•    Altre statue vennero sicuramente costruite grazie alla vicenda di Milziade. Egli vinse nel 532 a.C. le olimpiadi che però vennero attribuite all’allora tiranno di Atene, Pisistrato (il vincitore della gara infatti non era né il fantino né il cavallo, ma la scuderia!) Il motivo di questo “errore” era uno scambio di favori, Pisistrato vinse e godette dei benefici della vittoria, mentre il padre di Cimone, Milziade, fu fatto tornare dall’esilio. Questa vicenda ci permette anche di capire il meccanismo di corruzione nelle gare ippiche, e il ruolo che le famiglie aristocratiche (qui, quella degli Alcmenoidei di Cimone) nel rapporto fra corruzione e politica.

•    Altro esempio, che ci permette anche di capire l’importanza di una vittoria nelle Olimpiadi, e il motivo quindi di tanta corruzione, fu quello di Alcibiade, che riuscì a far correre ben 7 scuderie a sue nome, vincendo il primo, secondo ed ottavo posto. Anche grazie a queste vittorie riuscì a farsi nominare comandante di una delle tre flotte che salparono in una spedizione fallimentare in Sicilia.

E pensare che correva l’anno 776 a.C. ….

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