In fuga dalla corruzione

Nella categoria Analisi e Ricerche da su 24 gennaio 2015 0 Commenti

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E’ possibile che il livello di corruzione di un paese ne influenzi i flussi migratori dei lavoratori qualificati?
Tale questione viene analizzata in “The balance of brains: corruption and high-skilled migration”, un articolo di due ricercatori italiani, A. Ariu e M. P. Squicciarini, pubblicato su Embo Reports nel 2013, in cui la risposta a questa domanda è senza dubbio affermativa.
Lo studio riguarda la correlazione tra i flussi di migrazione per 123 paesi (relativi ai lavoratori laureati con più di 25 anni tra il 1990 e il 2000) e l’indice di corruzione stilato dall’International Country Risk Guide, che valuta il fenomeno su una scala da 0 a 6 (più è alto il valore minore è il livello di corruzione). Quello che viene dimostrato è che i paesi con bassi livelli di corruzione beneficiano di flussi netti in entrata di lavoratori qualificati stranieri, mentre quelli altamente corrotti registrano flussi netti in uscita, come mostra il seguente grafico.

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Il modello statistico presentato nell’articolo attraverso una regressione mostra l’esistenza di una correlazione tra i due fenomeni, che si traduce in una duplice influenza della corruzione sui flussi migratori: sia su quelli in uscita, inducendo i talenti “nativi” a partire dai paesi corrotti verso paesi più corretti, sia su quelli in entrata, scoraggiando l’ingresso di talenti stranieri nei paesi dove il fenomeno è più diffuso, che registrano quindi una perdita netta di lavoratori qualificati.

La fuga dei cervelli è un fenomeno particolarmente presente in Italia e in continua crescita, dove solo nel 2013 sono stati 45.516 i cittadini di età compresa tra i 20 e i 40 anni che hanno scelto di emigrare (circa la metà del totale degli espatri) con un incremento del 28,4% rispetto all’anno precedente (dati Istat riportati dal blog La fuga dei talenti).
La principale motivazione che spinge i giovani talenti ad abbandonare il proprio paese è l’insoddisfazione verso un mercato del lavoro ingiusto e poco gratificante, dove troppo spesso arriva in alto il raccomandato e non il più qualificato. Consapevoli di ciò, i più coraggiosi partono alla ricerca di luoghi di lavoro con maggiori opportunità di carriera e in cui il merito venga di norma riconosciuto e premiato.
Nel contesto altamente internazionalizzato in cui viviamo oggi è del tutto normale per i giovani trascorrere periodi di studio o lavoro all’estero; il vero problema del nostro paese è che risulta essere un esportatore netto di cervelli, registrando flussi netti di talenti in uscita, non riuscendo ad attrarre lavoratori qualificati stranieri ma perdendo molti dei propri che scelgono di trasferirsi all’estero.
Questo fenomeno rappresenta una perdita per il paese sotto molti punti di vista: ma due ci preme sottolineare: in primo luogo, le risorse che lo Stato investe nella formazione dei propri cittadini non vengono in alcun modo “ricompensate” se poi questi stessi cittadini scelgono di vivere in un altro paese, dove lavorare e mettere in atto tutte le proprie capacità; in secondo luogo, registrare ogni anno un deficit di talenti, con maggiori uscite e minori entrate di lavoratori qualificati, può comportare nel lungo termine una preoccupante perdita di capitale umano, con conseguente deterioramento dei livelli produttivi e delle generali condizioni economiche.
Perciò non è sufficiente investire per istruire e qualificare al meglio i propri cittadini; è necessario associare a tali investimenti una credibile lotta al fenomeno della corruzione, in modo da garantire l’esistenza di un mercato del lavoro corretto e meritocratico, in grado di trattenere i propri talenti e di attrarre quelli stranieri offrendo a tutti la possibilità di soddisfare le proprie prospettive di carriera.

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Ho 23 anni, studio Scienze Economiche e il mio sogno sarebbe lavorare in un’organizzazione internazionale nell’ambito della cooperazione e dello sviluppo. Credo molto nell’importanza della cultura, come fonte di ricchezza individuale e principale strumento di contrasto al fenomeno della corruzione.

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