Costumi e corruzione dell’anima

Nella categoria Storia e Letteratura da su 16 dicembre 2014 0 Commenti

1024px-Akropolis_by_Leo_von_KlenzeLa corruzione è la patologia più antica che conosca la società. Nel IV secolo a. C. Platone, in una delle sue maggiori opere La Repubblica, effettua una distinzione tra un oro incorruttibile, quello della conoscenza e del valore morale, e un oro che contamina,  quello della proprietà e dei beni materiali.  

Dopo aver delineato le caratteristiche della Polis giusta, il filosofo greco affronta le sue degradazioni. In particolare, analizza quattro forme di governo (Timocrazia, Oligarchia, Democrazia, e Tirannia), ognuno la degenerazione dell’altra come conseguenza della corruzione dei desideri degli esseri umani influenzati da voglie e vizi vari. Ogni costituzione viene così esaminata in parallelo alla mutazione individuale.
Partendo dalla prima (gr. Timé (Τιμή) ‘onore’; “governo dell’onore”), il tipo di uomo che corrisponde alla timocrazia è ambizioso e superbo.  Infatti tale costituzione, a sua volta, rappresenta la degenerazione della forma ideale di governo che è secondo Platone l’aristocrazia (“governo dei migliori”) – qualcosa di totalmente diverso rispetto a ciò che il termine oggi significa- .

“- Se dunque in uno stato si onorano la ricchezza e i ricchi, più si spregiano la virtù e gli onesti.
– E’ chiaro.
– Ebbene, ciò che sempre si onora viene coltivato, ciò che si sprezza, trascurato.
– E’ così.
– Quindi, anziché uomini ambiziosi di affermarsi e di ricevere onori, finiscono col diventare affaristi e avari; e colmano di lodi, ammirano e portano alle cariche pubbliche il ricco, mentre sprezzano il povero.”
(Libro VIII, 551a)

La transazione dalla timocrazia alla oligarchia (gr. oligoi ‘pochi’ e archè ‘potere’, ‘comando’ ; “governo di pochi”) è caratterizzato dal dilagare dei vizi e della corruzione dei costumi: alla base vi è il deterioramento dell’istruzione, la cattiva amministrazione e la non buona cura dei genitori.
Per Platone la padeia (educazione) e politeia (“governare” ed “essere governati”) non possono essere separati, la prima è la base per la politica e l’armonia individuale, è la virtù della saggezza e della giustizia.

“- Quanto più sono tesi ad accumulare denaro o quanto più lo onorano, di tanto viene meno il rispetto per la virtù. O non è forse vero che fra tutte le virtù e la ricchezza corre questa differenza che, poste ciascuna su due piatti della bilancia, l’una tira sempre in senso opposto all’altra?” (Libro VII, 550e)

Accumulando beni personali e ricchezze, l’uomo oligarchico viene dipinto con passioni come il clientelismo e la tendenza ad abusare degli altri, soprattutto dei più deboli. Non vi sono ostacoli all’indebitamento e all’impoverimento dei cittadini e ciò conduce ad ad un rovesciamento del governo di pochi con una rivoluzione da parte del popolo e la nascia della democrazia (gr. dēmokratía, comp. di dêmos ‘popolo’ e del tema di kratéō ‘potere’; “governo del popolo).
In oltre, per il filosofo la giustizia è anche attendere al proprio compito, un atteggiamento contrario apre le porte all’ultima, nonché peggiore, forma di governo. Il passaggio dalla democrazia alla tirannide, sfocia a causa della libertà senza autocontrollo e senza educazione. Il demos è esposto a manipolazioni demagogiche e volendo proteggere le proprie sostanze si appella ad un capo che riesce a chiamare l’attenzione collettiva; quest’ultimo, assetato di potere, affermerà il suo ruolo sopprimendo la sua concorrenza nemica, eliminerà i cittadini migliori e manipolerà l’opinione pubblica.

Dal punto di vista psicologico e sociologico, si può rilevare che vi è uno stretto legame tra Uomo e Città: la qualità politica di uno Sato è determinato dalla maturità dei suoi cittadini, e una certa forma di governo dà origine, con la sua educazione, la sua ideologia, la sua propaganda a un tipo corrispondente di carattere umano. Forse questa relazione oggi giorno non ci è così chiara e diretta dato l’abisso che separa l’individuo dalla comunità civile e pubblica di cui fa parte?

“- Non sai, feci io, che anche di temperamenti umani ci sono per forza tante specie quante ce ne sono di costituzioni? Credi forse che le costituzioni nascano da una quercia o da una roccia, anziché dai caratteri dei cittadini, caratteri che, come pesi, trascinano dalla loro parte il resto?
– Anch’io, rispose, credo che non possano nascere se non di qui.
(Libro VIII, 544e)

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Studentessa universitaria di Economia e Management, fin dal liceo ho sentito particolarmente a me vicini i temi della legalità e della trasparenza. E' lì che ho scoperto e cominciato a coltivarela mia passione per l’attenzione al sociale e la curiosità sulle dinamiche che governano la nostra attuale società. Sono entusiasta ora di prendere parte a questa nuova avventura!

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