Le EcoMafie. Il tallone d’Achile italiano. A cura della Dr.ssa Michela Mazzocco, discente del Master Anticorruzione, Terza Edizione.

Nella categoria Eventi da su 2 aprile 2019 0 Commenti

Una celebre frase di Andy Warhol ci insegna che “avere la terra e non rovinarla è la più bella forma d’arte che si possa desiderare”.

Il nostro è uno dei Paesi più famosi e rinomati, una delle terre più belle ed eleganti, visitate da turisti provenienti da ogni parte del mondo. Tutti cono- scono l’Italia per la sua bellezza, storia, arte, ga- stronomia e cultura. Ma purtroppo è famosa anche per il fenomeno complessivo di devastazione am- bientale mista a inefficienza e corruzione che, dal- l’ultimo dopoguerra, sta distruggendo il territorio italiano; tutto ciò può essere attribuito a vari feno- meni dilanianti in quantità crescente nel nostro Paese.

Si può far riferimento innanzitutto alla speculazio- ne edilizia, uno tra i fenomeni che impatta sul terri- torio italiano e che è frutto del desiderio di favorire interessi privati, ignoranza, infiltrazioni criminali e politiche nel tessuto amministrativo e urbano, omessa vigilanza e disinteresse.

Un altro fenomeno connesso al territorio in cui la criminalità organizzata penetra e realizza enormi affari illeciti, è la gestione dei rifiuti. Il meccani- smo che consente l’infiltrazione delle mafie è quel- lo del cartello delle imprese che partecipano agli appalti pubblici: è un meccanismo che si manifesta attraverso la rotazione concordata delle aziende nei diversi territori e che soprattutto consente di distri- buire gli appalti, finendo per far controllare alle imprese criminali, a livello nazionale, la gestione dei rifiuti.

Le organizzazioni criminali con la complicità e l’assenso dell’amministrazione pubblica e della politica, utilizzano lo smaltimento e il traffico ille- cito dei rifiuti come un grande business, insieme all’abusivismo edilizio, ai furti di opere d’arte e agli incentivi boschivi.

Dal rapporto Ecomafia 2018 di Legambiente spiccano le 538 ordinanze di custodia cautelare emesse per reati ambientali nel 2017 (139,5% in più rispet- to al 2016). Un risultato importante sul fronte re- pressivo frutto sia di una più ampia applicazione della Legge 68 con 158 arresti, per i delitti di in- quinamento ambientale, disastro e omessa bonifica, sia per l’azione svolta dalle forze dell’ordine e dalle autorità di controllo sempre più efficace contro i trafficanti di rifiuti. Il settore dei rifiuti è quello dove si concentra la percentuale più alta di illeciti, che sfiora il 24%. I successi dei primi anni riguar- dano i reati ambientali che sono diminuiti del 7%, arresti aumentati del 20%, fatturato delle ecomafie ridotto del 32%.

Il sistema economico del nostro Paese è fondato sulla produzione dei beni e soprattutto sul consumo di questi. Il consumo muove l’economia e proprio per questo deve essere costantemente stimolato. Gli scarti sono un’entità in enorme crescita nella socie- tà attuale, il cui smaltimento è una spesa molto si- gnificativa per produttori e cittadini diventando una lucrosa attività di ricerca da parte di imprenditori e scienziati al fine di trovare nuovi modi non solo per smaltire i rifiuti, ma anche per recuperarli.

Un chiaro esempio di quanto sopra detto è il feno- meno verificatosi nella cosiddetta “terra dei fuochi”, l’area compresa tra Caserta e Napoli: un vero e proprio disastro ambientale causato dai rifiu- ti tossici di ogni genere, abbandonati e sepolti nel terreno, che hanno portato alla formazione di disca- riche abusive a cielo aperto, inquinando gravemen- te l’aria e le falde acquifere, contaminando le colti- vazioni e compromettendo la salute dei cittadini. L’intervento della mano dell’uomo sulla natura è stato devastante, una vera e propria copertura artifi- ciale che ha minato l’integrità ambientale e la sicu- rezza della salute.

Cosa si sta facendo per risolvere questo gravissimo problema? Ci sono delle norme che regolano e di- sciplinano la tutela del nostro ambiente? Nonostante il nostro Paese sia caratterizzato da normative instabili, regolamenti locali confusi, burocrazia lenta e in molti casi distratta o disinte- ressata, negli ultimi anni si è anche contraddistinto per la creazione di normative e leggi anticorruzione tra le più all’avanguardia a livello europeo. A tal proposito è opportuno far riferimento alla Legge n. 68 del 22/05/2015 che sanziona i crimini ambienta- li e in particolare all’articolo 25-undecies del De- creto Legislativo 231/ 2001, il quale ha introdotto i cosiddetti reati ambientali, disciplinandone gli ef- fetti fatali sulla vita umana. Tale provvedimento legislativo si caratterizza per l’inasprimento delle sanzioni, per la previsione della reclusione per i sei nuovi delitti quali il reato di inquinamento ambien- tale, il reato di traffico e di abbandono di materiale ad alta radioattività, i delitti colposi contro l’am- biente, il reato di disastro ambientale e quello di omessa bonifica, e per il raddoppio dei tempi di prescrizione. Lo scopo della Legge è produrre un’azione di deterrenza, oltre a costruire una politi- ca attiva di prevenzione.

In questa prospettiva di tutela ambientale si sta fa- cendo molto sotto il punto di vista della ricerca e dell’innovazione tecnologica, basti pensare al mac- chinario Ocean Array Cleanup o “Wislon” realizza- to con l’obiettivo di migliorare la gestione dello smaltimento dei rifiuti e il recupero di essi. Tale macchinario sfrutta le correnti oceaniche, senza l’utilizzo di energia, per raccogliere i rifiuti plastici dal mare.

La battaglia agli eco criminali deve essere una delle priorità inderogabili del Governo, del Parlamento e di ogni istituzione pubblica, così come delle orga- nizzazioni economiche, sociali e politiche, dove ognuno, responsabilmente, deve fare la sua parte. L’amministrazione pubblica deve dimostrarsi capa- ce di coinvolgere i cittadini, deve essere in grado di agire sempre con buon senso, rispettando i tempi stabiliti e con la massima trasparenza. La responsa- bilità non è soltanto dei mafiosi, degli imprenditori criminali e dei politici corrotti, ma è anche nostra, della gente comune, dei cittadini che non vedono o fingono di non vedere, che si arrendono e si abban- donano alla rassegnazione.

 

 

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