Corruzione: un viaggio dai rimedi interni alla normativa internazionale, a cura di Dr.Aniello Odierna e Dr.ssa Valentina Campo, discenti del Master Anticorruzione, Terza Edizione.
Nell’affrontare questo complesso ma affascinante viaggio, non si poteva che iniziare da autorevoli riflessioni: “L’etica è lo spazio del non esigibile per norma, non bisogna confonderla con la morale; L’etica è la rottura di un valore”, così esordisce il Prof. Luciano Hinna per introdurre il tema della lotta alla corruzione e la pressione degli organismi internazionali alla lezione del Master Anticorruzione presso la facoltà di Economia di Tor Vergata, giunto già alla sua III edizione. La corruzione minaccia il principio di legalità, la democrazia e i diritti umani in generale. Mina la buona amministrazione, la correttezza e l’uguaglianza sociale, non favorendo la sana competizione ed ostacolando la crescita trovando la sua forza nelle debolezze umane. Combattere la corruzione è fondamentale, perché questa è nemica delle organizzazioni democratiche e mina la fiducia dei singoli nelle pubbliche istituzioni. Il contrasto alla corruzione da parte di ogni amministrazione, passa attraverso i piani che essa appronta, mediante un vero e proprio ventaglio di misure di prevenzione. Alcune misure sono rivolte ad arginare il conflitto di interessi, altre a garantire la trasparenza amministrativa ed evitare la cd. Maladministration, il tutto al fine di garantire l’interesse primario ed il bene comune dell’azienda, intesa sia come impresa che come pubblica amministrazione. “La trasparenza non si esaurisce, però, attraverso questi due meccanismi, pure importanti: è un valore di fondo ed un’esigenza di sistema, che caratterizza nel suo complesso la logica della prevenzione della corruzione, dove scopo di numerose misure organizzative e procedurali è proprio quello di fare emergere eventuali situazioni di conflitto di interessi. In questa prospettiva si spiega uno strumento che di recente è stato opportunamente rafforzato in via legislativa, e cioè la protezione del cd. whistleblower, la “vedetta civica”, chi cioè da dentro un’organizzazione avverte l’esistenza del malaffare e quindi dall’interno contribuisce a rendere più trasparente l’amministrazione”. Il nostro Paese, cosi come evidenziato da Transparency International, è frammentato in una miriade di particolarismi, localismi, lobby, centri di potere dentro i quali si annidano massonerie e criminalità organizzata di tipo mafioso e prolifera il destabilizzante fenomeno della corruzione, tramite il quale le risorse pubbliche sono prosciugate per soddisfare gli appetiti di pochi. Nel corso dell’ultimo decennio, esaminando la situazione dei paesi economicamente più sviluppati, si è notato che il problema della “corruzione” ha costituito uno dei più seri ostacoli all’esercizio delle libertà democratiche, alla tutela delle fasce sociali più deboli e alla crescita economica e occupazionale. Del problema si sono fatte anche carico le principali Organizzazioni internazionali (l’ONU ed il Consiglio d’Europa in particolare), che hanno prodotto importanti strumenti convenzionali multilaterali, con l’indicazione della necessità di approntare strumenti di contrasto. Anche a seguito delle predette convenzioni, numerosi Paesi, non solo dell’Unione europea, hanno sviluppato politiche di prevenzione e contrasto ambiziose e molto articolate, sia pure fra loro molto diversificate. Il Consiglio d’Europa ha assunto da sempre un ruolo di primo piano nella lotta alla corruzione ed a tal proposito ha promosso nel tempo attività volte a combattere la corruzione a livello europeo, fino ad arrivare alla creazione del Group of States Against Corruption (GRECO). Il Gruppo di Stati Contro la Corruzione è stato istituito nel 1999 su iniziativa del Consiglio d’Europa con l’obiettivo di monitorare la parte degli Stati membri degli standard e delle norme anticorruzione elaborate dall’organizzazione. Attualmente fanno parte del GRECO 49 Stati. L’Italia ha aderito al GRECO il 30 giugno 2007. Bisogna sottolineare che allo stesso sono tuttavia ammessi anche Stati che non partecipano al Consiglio d’Europa medesimo, tra cui segnatamente gli Stati Uniti. Il suo scopo è quello di monitorare il livello di conformità delle legislazioni di ciascuno di essi agli standards anti-corruzione dell’organizzazione. Fino ad oggi sono stati avviati quattro cicli di valutazione. Il meccanismo di valutazione risulta essere composto da due fasi: – Prima fase nella quale tutti i membri sono sottoposti ad un Ciclo di Valutazione che si conclude con la formulazione di raccomandazioni finalizzate a guidare il singolo Stato nella scelta delle misure da adottare per adeguare la propria legislazione alla normativa del Consiglio d’Europa; – Seconda fase: proprio l’idoneità di queste misure a raggiungere gli obiettivi indicati costituisce l’oggetto della successiva fase di verifica. La corruzione è un furto del bene comune per cui bisogna sempre trovare il coraggio di non adattarsi mai alla mancanza di giustizia e libertà, un male che colpisce il sistema e pregiudica le opportunità di tutti, un “tarlo”, come ha ammonito recentemente Papa Bergoglio, che non bisogna essere “timidi o irrilevanti nello sconfessare e sconfiggere”. È un “ostacolo” da rimuovere, soprattutto perché limita tutti coloro che sono integri nelle loro coscienze, che hanno merito e bisogno, soprattutto i giovani: è un male da contrastare, con la repressione penale, certo, ma anche con un sistema di prevenzione, da migliorare, da irrobustire, da completare, da rafforzare e senza mai voltare lo sguardo dall’altra parte.