ABUSO D`UFFICIO. ERRORI DA EVITARE IN UNA RIFORMA NECESSARIA.

 

burocrazia-documentazione

Un passaggio obbligato, se si vuole (finalmente) incidere e migliorare in modo significativo il «buon andamento» della Pubblica Amministrazione.

E’ tempo di procedere alla riforma dell’abuso di ufficio, spiega Andrea Castaldo, docente di Diritto penale e coordinatore di un team di ricerca per la riforma della norma che riguarda l’abuso d’ufficio, su Il Mattino dell’11 settembre 2017, pagina 54.

A prima vista, un risultato paradossale, in quanto la tutela di un valore costituzionale passa attraverso il ridimensionamento dell’intervento penale.

E qui è il cuore del problema.

Di reati agitati come gendarmi e sentinelle della legalità ne abbiamo sin troppi, specie quando il carattere onnivoro della fattispecie finisce per depotenziare la repressione mirata di comportamenti realmente offensivi, per funzionare unicamente quale placebo delle inquietudini sociali.

Riannodando allora le fila del discorso, in questi giorni di prepotente attualità grazie alle aperture del presidente Cantone: la inflazione normativa, unitamente alla complessità della materia e all’eccesso di regolamentazione, frutto del mai del tutto eradicato costume borbonico, rendono difficile l’interpretazione e l’applicazione al caso concreto della norma.

Il provvedimento finale del pubblico amministratore è così esposto alle incertezze future, cioè in parole semplici al rischio di una denuncia (talvolta generata dal livore o dalla rappresaglia dello scontento di turno), dell’inevitabile procedimento penale (complice il principio di obbligatorietà), della spada di Damocle della sospensione dal posto di lavoro in ipotesi di condanna, ancorché non definitiva (per effetto della legge Severino).

Abbastanza per turbare i sonni del funzionario, ma soprattutto per rallentare, o addirittura bloccare, l’iter decisorio. Una palude dunque infida, dove le sabbie mobili della burocrazia alimentano (per l’appunto) illegalità negoziata e corruzione.

Per come è costruito, l’abuso d’ufficio ha la sua dose di responsabilità, poiché incrimina (attualmente e semplificando) qualsiasi trasgressione formale del pubblico ufficiale o dell’incaricato di pubblico servizio destinata a causare un danno o un vantaggio ingiusto al terzo.

E allora, la modifica è doverosa.

Ma anche tecnicamente possibile.

A scanso di equivoci, non si tratta di colpi di spugna o amnistie striscianti, ma di recuperare una maggiore selettività delle condotte punibili, in aderenza del resto ai valori costituzionali di tassatività e offensività. E la strada da percorrere passa attraverso la rimodulazione della «violazione di norme di legge o di regolamento», che presuppone un’illimitata conoscenza di un disordinato e colorito panorama legislativo e si traduce pertanto in una mera finzione giuridica.

Ai lettori del Sito, come nei precedenti articoli, lasciamo, come sempre, o, almeno, tentiamo di farlo, una fotografia completa, con i soli virgolettati.

Su argomenti come questo, di estrema delicatezza, è normale vi siano posizioni differenziate, a volte anche in modo significativo.

Ci auguriamo di essere stati utili.

Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , ,

avatar

sull'autore ()

Lascia un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *