LA APPROVAZIONE DEL CODICE ANTIMAFIA. GIUDICI CHIAMATI A GRANDE CAUTELA
Il nodo è quello probatorio, per il cons. Fabio Roja, Presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano intervistato da Giovanni Negri, su IlSole24Ore del 28 settembre 2017, alle pagine 1 e 29.
Il codice antimafia, con la previsione di misure di prevenzione sia personali, sia patrimoniali è nato per combattere la criminalità organizzata. L’allargamento, sia pure con il vincolo associativo introdotto al Senato, chiama l’autorità giudiziaria a un’assunzione di responsabilità importante. Ci vorrà una grande cautela nell’applicazione, si tratta di misure invasive prese con materiale probatorio limitato. Bastano semplici indizi. Lo standard probatorio andrà innalzato sui singoli reati, non tanto sull’associazione, visto che basta la semplice iscrizione nel registro degli indagati.
L’estensione allo stalking, invece, ovviamente senza il vincolo associativo, può essere assai utile. Penso potrà favorire quanto già avviene, con l’imposizione di una sorta di ingiunzione terapeutica. L’obbligo di sottoporsi a un programma trattamentale di osservazione del compartimento per ridurre il rischio di commissione di reati.
Difficile dire se saranno più efficaci le misure patrimoniali o personali: nei confronti di indagati per corruzione certo che il sequestro può avere un buon effetto deterrente; nei confronti di indagati di stalking saranno più importanti altre misure, come la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno. Appare positivo che l’estensione sia stata accompagnata da un innalzamento delle garanzie, perché contro il provvedimento di sequestro adesso diventa possibile l’impugnazione davanti alla Corte d’appello. Ci sarà un doppio controllo giudiziario quindi e non più solo del giudice della prevenzione. Ci sarà però certo un appesantimento dei carichi di lavoro degli uffici giudiziari, delle cancellerie in particolare.