Alleati scomodi nella lotta contro la corruzione?
Si è conclusa lo scorso 2 aprile a Barcellona la riunione del comitato esecutivo dell’Associazione Internazionale delle Autorità Anti-Corruzione (http://www.iaaca.org) organizzato dall’ufficio antifrode della Catalogna (OAC).
L’incontro, iniziato martedì 1° aprile e tenutosi per la prima volta in Europa, ha lo scopo di creare una rete di scambio d’informazioni tra i paesi appartenenti all’IAACA (International Association of Anti-Corruption Authorities) ed ha contribuito ad affermare i principi approvati a Jakarta nel novembre 2012.
Nella cerimonia di apertura, Daniel de Alfonso, direttore dell’ufficio catalano per la lotta antifrode, ha sottolineato che “l’arma più potente nella lotta contro la corruzione è la collaborazione internazionale tra paesi” affermando che la ragione principale per la riunione “è di creare una rete che consenta di accedere a fonti aperte , quali ad esempio documenti ufficiali, in forma semplice e veloce”.
A concludere la presentazione, il vicepresidente del parlamento catalano Lluis Corominas che ha incoraggiato alla riflessione sui valori comunitari condivisi nella nostra società, in quanto indispensabile alla lotta contro la corruzione e alla promozione di comportamenti corretti.
Nonostante l’incontro si sia svolto in nome di una “causa nobile” come quella della lotta contro la corruzione, lo scetticismo non tarda ad arrivare, soprattutto per la presenza di figure come il direttore dell’agenzia antifrode del Kazakistan, il procuratore anti-corruzione del Sultanato del Brunei o il procuratore capo del Qatar tanto per citarne alcuni. Tutti accomunati dal rappresentare paesi in cui sono presenti regimi dittatoriali ed autoritari o in cui i diritti umani spesso non vengono rispettati.
Daniel de Alfonso ha subito minimizzato la presenza delle dittature all’interno dell’Associazione:
“Che ci siano paesi che non adottano un sistema democratico di elezione politica non vuol dire che non lottino contro la corruzione.
Non siamo qui per fare politica né nulla del genere. Siamo qui per lottare contro la corruzione e cercare insieme strumenti per combatterla nel modo più adeguato”.
Con questa sua affermazione sembrano essere d’accordo anche i 29 membri dell’organo esecutivo dell’IAACA, (tutti responsabili di agenzie anticorruzione e fiscali di tutto il mondo : Stati Uniti, Singapore , Azerbaijan , Hong Kong , Tanzania , Cina, Malesia , Sud Africa , Marocco , Brasile, Qatar, Francia , Uganda , Panama, Regno Unito , India , Namibia, Brunei , Russia , Ucraina, Kazakistan e Argentina) i quali sostengo che:
“La corruzione esiste in tutti i paesi, democratici e non. Non si può creare un club dei buoni, ci devono essere tutti”.