Le nuove metafore della corruzione in Italia – Parte prima

Nella categoria Italia da su 17 giugno 2015 0 Commenti

liquiLa corruzione è un fenomeno antico che non ha confini, nonostante le puntuali classifiche del Corruption Perception Index compilate da Transparency International ogni anno ci abbiamo abituati a una suddivisione del mondo tra paesi virtuosi (sempre quelli scandinavi, nord-europei, Canada e Nuova Zelanda) e paesi “corrotti” (tra gli europei Italia, Grecia, Romania e Bulgaria sono le maglie nere). Studi di storia della corruzione hanno messo in rilievo una verità che oggi sembra poco accettabile, che non c’è paese al mondo a non aver mai conosciuto la corruzione in un determinato momento storico, anche i soliti virtuosi di oggi.

Lo studio antropologico della corruzione ha offerto prospettive nuove, sebbene recenti, alla comprensione di questo fenomeno così complesso. Nel corso degli ultimi due decenni gli antropologi hanno iniziato a chiedersi cosa si possa nascondere dietro queste pratiche che appaiono universalmente simili, lo scambio della mazzetta, il versamento della somma su conti occulti, o il favore oneroso, che li determini in maniera culturalmente distinti? In altre parole, esiste nella corruzione un aspetto che riflette le caratteristiche sociali e culturali di un paese? Una delle strade intraprese in questa direzione riguarda quello che alcuni antropologi hanno definito il tema dei “discorsi pubblici” della corruzione (Torsello 2012 per un sunto degli approcci). Lo studio dei discorsi pubblici della corruzione si origina per necessità, in quanto il ricercatore sul campo che utilizza gli strumenti antropologici dell’osservazione partecipante nel 90% dei casi non potrà osservare l’atto corruttivo, ma sarà bensì investito da una quantità di informazioni sull’incidenza della corruzione su una determinata società. I discorsi pubblici della corruzione possono essere di vario tipo, ma quelli più comunemente utilizzati nelle analisi antropologiche sono i resoconti dei media, lavori di specialisti (accademici e magistrati) e i risultati di intercettazioni ambientali delle forze dell’ordine.

 

Davide Torsello,
Professore associato, antropologia culturale
Università degli Studi di Bergamo
Davide Torsello è professore associato di antropologia sociale. Ha ricevuto un PhD presso l’Istituto Max Planck di antropologia sociale, un MA in antropologia culturale presso l’Università Hirosaki (Giappone), un MA in antropologia sociale presso la London School of Economics, un BA in studi giapponesi presso l’Istituto Universitario Orientale di Napoli. I suoi interessi di ricerca sono : postsocialismo, trust, social networks, la trasformazione sociale nelle società rurali, corruzione e orientamenti di valore. Ha intrapreso la ricerca sul campo in Giappone, Europa centro-orientale e Sud Italia .
 

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