LA CENSURA ALLEATA DELLA CORRUZIONE
E’ di questi giorni la notizia che alcuni ricercatori specialisti di sicurezza informatica hanno portato alla luce una nuova arma informatica usata dalla Cina. Questo strumento informatico, denominato “Il Grande Cannone”, dà la possibilità di attaccare e manipolare siti web, contenenti informazioni scomode per il governo di Pechino, trasferendo virus su computer e server di tutto il mondo. La presenza di un dispositivo del genere in questo paese non ci dovrebbe stupire, vista l’esistenza già del “Grande Firewall”, un sistema che viene utilizzato per individuare e bloccare tutte le ricerche internet che il governo giudica controverse.
“Il Grande Cannone”, riesce a gestire computer e server in collegamento remoto, senza che gli utilizzatori abituali dei propri personal computer se ne accorgano.
Con questi sistemi di censura a distanza la Cina si assicura il primato di “nemico del web”, dal momento che, non solo può controllare l’opinione pubblica all’interno del paese, ma anche all’estero.
E’ per tale motivo che la prima potenza asiatica risulta essere la principale sospettata dell’attacco al sito GitHub, sito che si occupa dello sviluppo di software, con sede a San Francisco, in California. Secondo quanto emerso dalle indagini, in seguito alla pubblicazione su questo sito internet di alcune pagine dai contenuti proibiti nel paese orientale, il sito sarebbe stato congelato e paralizzato proprio utilizzando “Il Grande Cannone”.
Sicuramente non è una novità che il governo cinese sia particolarmente interessato al controllo dell’opinione pubblica, ma se negli anni passati il controllo ideologico puntava in particolar modo a evitare l’azione collettiva piuttosto che le critiche personali degli individui, con l’evoluzione del web, questo confine è sempre meno definito e difficilmente individuabile.
Del resto non ci dobbiamo dimenticare che la Cina è il paese dove il Governo ha minacciato di chiudere Sina, uno dei portali di news più frequentati dagli utenti cinesi, se non avesse provveduto a rafforzare la censura; inoltre, è il paese dove è severamente vietato l’uso di alcuni tra i più importanti social network come Twitter, Youtube e Facebook.
Un controllo mediatico così elevato non può non avere effetti sulla campagna anti-corruzione, promossa dal Presidente in carica Xi Jinping. Infatti, nonostante quest’ultima stia portando ottimi risultati, andando a colpire anche personalità di rilievo dal punto di vista politico, numerosi attivisti impegnati nella lotta alla corruzione dichiarano di essere ancora “imbavagliati”. Un caso eclatante è sicuramente quello di Zhu Ruifeng, che ha denunciato più di cento persone per reato di corruzione sul suo blog, per poi sparire improvvisamente dalla rete in seguito ad un articolo sul capo segretario di Junjiang, città nella regione del Fujian.
E’ davvero difficile non pensare che una censura così ferrea tolga respiro alle denunce dei singoli e impedisca azioni efficaci contro la corruzione; del resto censura e corruzione potremmo definirle come due facce di una stessa medaglia.
A questo punto, quindi, dobbiamo chiederci perché il governo da un lato sponsorizza una campagna per la lotta alla corruzione e dall’altro mantiene un livello di censura così alto?
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