Se la corruzione si veste a lutto
«Domani arrivano le uova fresche da…», scrive via sms uno degli operatori socio sanitari addetto alla sala mortuaria dell’ospedale di Ivrea riferendosi a una mazzetta in arrivo da un’impresa di onoranze funebri. Risponde il collega: «Totale 4 per ora. Sì, ottima frittata». 4 indica i decessi avvenuti nell’arco della giornata e ciascuno poteva valere sui 100 euro.
Questa una delle intercettazioni del caso delle mazzette funebri avvenuto in Piemonte su cui sta lavorando la Guardia di Finanza di Torino. Sono coinvolte 9 imprese funebri, con sedi a Ivrea, Cuorgnè, Strambino, Caluso e Biella; 14 i dipendenti degli ospedali di Ivrea e Courgné finiti nel registro degli indagati con l’accusa di corruzione.
Le indagini, tramite intercettazioni telefoniche e riprese video, hanno svelato un sistema di mazzette nei settori delle onoranze funebri. Cosa accadeva? Le imprese funebri offrivano denaro agli operatori degli obitori in cambio di informazioni che permettevano loro di aggiudicarsi l’assegnazione dei servizi funebri, ossia delle segnalazioni di ricoverati deceduti in quegli ospedali. Inoltre, gli stessi dipendenti indirizzavano informalmente i familiari del caro estinto verso l’impresa cui rivolgersi “a loro vantaggio” per avere – a loro dire – il miglior servizio possibile a prezzi modici. Oppure, tramite chiamate dalle camere mortuarie permettevano all’impresa amica di avvicinare prima di altre i parenti del deceduto. Gli operatori sanitari dietro pagamento effettuavano anche attente vestizioni delle salme e acceleravano le pratiche burocratiche per il funerale.
Ma non è la prima volta che si costruisce sopra al dolore dei parenti un business della corruzione per organizzare i funerali. Il caso “Caro estinto” del 2009 vedeva un giro di tangenti per garantire a una società di pompe funebri, Irof srl, di accaparrarsi i funerali con il coinvolgimento di alcuni addetti al servizio mortuario dell’ospedale di Livorno. Dopo cinque anni dall’apertura dell’inchiesta e due anni e mezzo di udienze, il tribunale di Livorno ha condannato i vertici della Irof srl e quattro infermieri della Asl 6 a un anno e mezzo di carcere per il reato di corruzione.
Macabre sono anche le notizie che ci arrivano dalla Campania, dove imperversa l’inchiesta “Terra santa” coordinata dalla Procura di Torre Annunziata sulla gestione del cimitero di Pompei. I pm stanno indagando su varie esumazioni “contra legem” finalizzate a favorire l’interramento di defunti vicini ad amministratori comunali e Carabinieri, senza aspettare il decorso legale dei 10 anni. Tre sono gli indagati addetti alla struttura cimiteriale che, assieme a un interratore, avrebbero dato vita a un’associazione a delinquere. I fatti relativi alle esumazioni raccomandate si sono verificati tra il 2011 e l’inizio del 2014, nell’inchiesta si ipotizzano reati di esumazioni illegali, corruzione, falso materiale, vilipendio di cadavere. La vendita di numerosi loculi a privati cittadini avveniva in cambio di somme di denaro tra i 2mila e i 3mila euro, con falsi contratti di concessione. Nello scandalo sono coinvolti anche alcuni politici e dirigenti locali, oltre a dipendenti comunali. Al centro della vicenda si trova la società “Mirca sas” che ha gestito le attività cimiteriali tra il maggio 2013 e la revoca del contratto, deliberata dalla giunta del nuovo sindaco e posta in essere lo scorso 16 gennaio. Gli inquirenti contestano un episodio di indebita induzione e uno di corruzione, ma l’inchiesta era già partita in precedenza, al momento dell’affidamento della gestione dei servizi cimiteriali ai privati. Chiudiamo con una nota incoraggiante: determinanti per l’avvio dell’indagine sono state le denunce presentate dai cittadini .
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