Nuove sfide per l’ANAC
Da 63 a 47 milioni di euro. È questo il ridimensionamento previsto nel piano di riordino dell’Autorità nazionale Anticorruzione che Raffaele Cantone, in qualità di presidente, ha presentato al premier Matteo Renzi. Oltre alle stime sui bilanci futuri, il documento contiene una rassegna dei progetti già avviati e degli interventi messi in atto dall’Authority negli ultimi mesi sul fronte della prevenzione anticorruzione e sul piano dei rapporti con le altri istituzioni e gli organismi internazionali.
La stesura del piano, facilmente accessibile tramite il sito istituzionale dell’Autorità, è prevista dal decreto 90/2014 sulla pubblica amministrazione, insieme ad una revisione delle competenze e dei poteri dell’ANAC e alla soppressione dell’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici (AVCP).
È dall’analisi di quest’ultima che si parte e dai suoi errori di funzionamento per progettare la razionalizzazione. La precedente strutturazione viene definita, nel documento stesso,“molto gerarchizzata, appiattita verso l’alto, con un numero di dirigenti eccessivo, non proporzionato né alla missione istituzionale né al numero complessivo di personale, un personale non sempre reclutato con criteri coerenti, caratterizzato da picchi di elevata professionalità ma anche da forte conflittualità interna che ha alimentato un contenzioso di dimensioni preoccupanti.”
Da un rapido sguardo ai risultati del sondaggio sottoposto alle Autorità Anti-corruzione nazionali da parte dell’ Anti-Corruption Authorities Agency (ACA), subito si evidenziano due notevoli differenze tra la “nostra” ANAC e i suoi corrispettivi esteri: numero di dipendenti e previsioni di bilancio. Se l’autorità italiana è di fatto composta da soli 5 dipendenti (presidente compreso) e da una camera arbitrale che ne conta 7, nel Regno Unito vi lavorano in 22, per non parlare dei 56 funzionari spagnoli. E mentre le spese di questi ultimi si aggirano intorno ai 5 milioni e mezzo di euro, i colleghi inglesi spendono poco più di un milione di sterline per il suo funzionamento.
La nuova ANAC, dunque , si vuole dotare di poche regole ma chiare, calate sulla propria realtà e volte a migliorare le relazioni con il mondo esterno per favorire l’esercizio delle proprie funzioni di regolazione e vigilanza.
In adempimento di quanto previsto dall’art. 22 del d.l. n. 90 del 2014, che ha imposto specifiche misure di razionalizzazione con il duplice obiettivo di garantire un maggior grado di indipendenza, imparzialità e trasparenza nell’esercizio delle funzioni istituzionali e di conseguire significativi risparmi di spesa nella gestione degli organismi di vigilanza, le Autorità indipendenti sono tenute all’adozione in tempi brevi di cinque adempimenti:
1) la stipula di una convenzione fra tutte le autorità primo luogo per la gestione unitaria di procedure concorsuali per il reclutamento del personale (comma 4);
2) la riduzione non inferiore al 20% del trattamento economico dei dipendenti compresi i dirigenti (comma 5);
3) la riduzione della spesa in misura non inferiore al 50% per incarichi, consulenze, studi e ricerche (comma 6);
4) la gestione comune fra più autorità di servizi strumentali in modo che derivi un risparmio di almeno il 10% (comma 7);
5) l’utilizzo per la sede di un edificio in proprietà pubblica o ad uso gratuito o in locazione a condizioni più favorevoli rispetto agli edifici demaniali disponibili.
Nel dettaglio, le spese di funzionamento per il 2015 sono calcolate in 47.210.598 euro complessivi, contro i 62.965.600 euro del 2014, dovuti per 57,9 milioni all’ex Autorità Appalti e per 4,9 milioni all’ANAC. Il risparmio è del 25%, pari a 15.759.002 euro. Solo per gli organi istituzionali si profila un calo dei costi del 53%, accompagnato da una riduzione del 18% delle voci di costo legate al personale. L’autorità riporta, inoltre, i dati relativi a risparmi già attuati, come ad esempio i € 2.713.000 per l’acquisto di beni e servizi, o la riduzione di oltre 1,5 milioni di euro per il canone di affitto della sede istituzionale.
La nuova ANAC ha orientato la sua azione, specifica il documento, articolandola nelle seguenti linee: “delineare, integrando e innovando competenze e funzioni, un nuovo modello di governance e di organizzazione costruendo una rinnovata identità istituzionale, che renda ogni azione, nell’ambito della regolazione e della vigilanza, riconoscibile ed efficace; ridurre le spese di funzionamento con atti di ingegneria organizzativa, evitando tagli lineari che non realizzano un cambiamento reale, ma solo un temporaneo equilibrio contabile-finanziario; definire il nuovo ordinamento del personale e la dotazione, passando per una sperimentazione organizzativa, coinvolgendo nelle scelte il personale medesimo e le organizzazioni sindacali, al fine di testare il modello e conoscere il fabbisogno concreto di professionalità e competenze necessarie per realizzare la missione istituzionale”ed entro il 31 gennaio 2015, sarà anche adottato il piano triennale per la prevenzione della corruzione integrato con il piano delle performance o con uno strumento di programmazione di obiettivi strategici.
Siamo solo all’inizio. La sfida continua!
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