Il Patto di Assisi per una sfida generazionale. Di Filippo Cucuccio

Nella categoria Analisi e Ricerche da su 26 novembre 2020 0 Commenti

 

Sicuramente non sfuggono a questa classificazione metodologica i documenti emanati da Papa Francesco durante i suoi 8 anni di pontificato: oltre alla già ricordata “Fratelli Tutti”, la precedente enciclica del maggio 2015, “Laudato si”, con cui si è voluta richiamare l’attenzione di fedeli e non a prendersi cura attivamente dell’ambiente in cui viviamo e delle condizioni in cui lo lasceremo alle future generazioni. Così come, il discorso pronunciato il 1 maggio dello scorso anno, non a caso il giorno della festività di San Giuseppe lavoratore, in cui Papa Francesco lanciò l’iniziativa The Economy Of Francesco. Un’iniziativa dal sapore planetario, considerato che chiamava a raccolta 1.000 giovani dei 5 continenti in vista di un incontro che si sarebbe dovuto svolgere ad Assisi lo scorso marzo e, poi, prima, è stato rinviato a novembre e, quindi, tramutato in incontro prevalentemente virtuale per le note ragioni legate alla pandemia da Covid ‘19.

E le attese non sono certamente andate deluse alla luce di quanto emerso nel dibattito di tre giorni e che ha visto alternarsi esponenti di spicco italiani e internazionali del mondo accademico, di quello ecclesiastico, dell’imprenditoria. Tra i numerosi intervenuti di eccellenza basti ricordare il Cardinale Turkson, che ha incoraggiato i giovani a proseguire nel lavoro svolto “portatori di cambiamento nel campo economico, costituendo una rete per dare un’anima all’economia”; o il Premio Nobel per la Pace del 2006, Yunus, che parlando dell’esperienza del microcredito ne ha sottolineato la qualità di “attività commerciale in cui l’interesse altrui è di fondamentale importanza”, esempio di una finanza al servizio dell’uomo e non votata esclusivamente alla massimizzazione dei profitti, risultando così autodistruttiva; o, infine, Leonardo Becchetti, docente all’Università Tor Vergata di Roma,  che ha sottolineato come con la  Bergoglionomics  “l’economia non è più la scienza triste, ma ricerca delle condizioni di ricchezza , di senso e di soddisfazione della vita… il nuovo paradigma già oggi produce buone pratiche e criteri di selezione delle politiche pubbliche…”.

Ma il dibattito è stato soprattutto l’occasione giusta per i giovani per riferire sinteticamente tutto ciò che si è svolto nei mesi precedenti, il reale valore aggiunto di questa iniziativa. Infatti, a coloro che volevano aderirvi era richiesto non un impegno di tipo generico, ma un lavoro preparatorio indirizzato su dodici specifici temi: lavoro e cura; management e dono; finanza e comunità; agricoltura e giustizia; energia e povertà; profitto e vocazione; policies per la felicità; CO2 delle disuguaglianze; business e pace; economia e donna; imprese in transizione; vita e stili di vita. A ciascuno di essi corrispondevano altrettanti cosiddetti Villaggi, autentici laboratori di ricerca e di approfondimento, a formare una rete condivisa di idee e proposte.

Una rete che si è avvalsa anche dell’opera di referenti e coordinatori, oltre all’apporto fondamentale dei due docenti universitari, Luigino Bruni, Direttore Scientifico dell’evento e Suor Alessandra Smerilli, Consigliere dello Stato della Città del Vaticano, incaricati di accompagnare e sostenere lo sviluppo delle idee e delle proposte che venivano man mano elaborate dai 1.000 giovani di 115 Paesi che avevano aderito all’iniziativa e che venivano discusse e condivise nell’ambito di webinar, succedutisi incessantemente nei mesi precedenti lo svolgimento dell’evento.

Non potendo dare conto in questa sede del vissuto di ciascuno di questi villaggi, ci si limita a ricordare, a mo’ di esempio, alcuni aspetti di quanto avvenuto in uno di essi, condotti idealmente per mano da Daniela Condò, ricca di esperienze manageriali nel settore bancario e in quello dell’education universitaria e post universitaria, presente nel Villaggio che si è occupato di management e dono. La linea guida di questo, come degli altri Villaggi, è stata “il promuovere un processo di cambiamento globale, affinché l’economia  sia più giusta, fraterna, inclusiva e sostenibile senza lasciare nessuno indietro”.

Quanto al tema specifico del dono nell’ambito del management in questa ottica “esso si rivela un passaggio centrale per una nuova economia a misura d’uomo” con un capovolgimento dei canoni classici dell’economia. Un esempio? Durante i numerosi webinar che hanno segnato il percorso di questo Villaggio, tra gli altri, è stato particolarmente valorizzato l’aspetto della responsabilità sociale d’impresa. Sostenendo l’idea che “non solo una parte del reddito d’impresa venga destinata ad un’attività di responsabilità sociale, ma anche  diffondendo la logica del dono, della gratuità nell’ambito di un’impresa che alla fine risulti essere realmente  al servizio dell’uomo e non viceversa”.

E’ stato molto entusiasmante – aggiunge Daniela Condò – assistere e partecipare a questo sforzo collettivo di tanti giovani, tra cui nel suo villaggio si ricorda l’apporto appassionato di Emanuele Mendola, già impegnato da tempo nel sociale, in quanto parte attiva del blog “Noi contro la corruzione”, una costola ideologica del Master Anticorruzione di secondo livello dell’Università di Tor Vergata. Un’iniziativa, quest’ultima, indirettamente rappresentata anche da una partecipante all’altro Villaggio dell’agricoltura e della giustizia, Greta Shullazi, anch’essa animatrice solerte del blog appena citato.

Parole e concetti, quelli appena ricordati, che bene si coniugano con quanto affermato da Papa Francesco nell’ultima enciclica “Fratelli Tutti”, dove si sottolinea, in un contesto di reale fratellanza tra gli uomini, il valore della gratuità, superando e sovvertendo la logica mercantile, attualmente prevalente, del reciproco scambio di convenienze materiali.

E nel videomessaggio conclusivo dell’evento inviato dal Papa si  trova significativamente un’ulteriore sottolineatura di questo impegno dei giovani per cambiare gli stili di vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono le società. Con un loro coinvolgimento non generico, ma continuo e ben indirizzato, al punto “di sporcarsi le mani”; altrimenti, questo il monito del Papa, “la storia vi passerà sopra”.

Da quanto detto si può ora meglio capire perché The Economy of Francesco non vada considerato soltanto in quanto rientra nell’importante galleria di iniziative della Chiesa Cattolica sulla dottrina sociale. Ma, proprio per non essere esclusivamente un insieme di messaggi, pur autorevoli, calati dall’alto, debba essere valutato  quale strumento di mobilitazione, consapevolezza e approfondimento di temi cruciali per le future generazioni, nello spirito di San Francesco; dilatandosi, inoltre, a messaggio universale e condiviso, perché sorretto da un impegno comune  effettivo,  articolato in efficaci azioni concrete.

Come ha detto Papa Francesco, l’evento è stato un punto di partenza, ” la spinta iniziale di un processo che siamo invitati a vivere come vocazione, come cultura e come patto”. Il nuovo patto dell’uomo con il proprio ambiente, con la propria società nelle sue diverse componenti, il Patto di Assisi. Una sfida, che i giovani hanno finora mostrato di saper accogliere, aprendo un libro in cui molte pagine dovranno ancora essere scritte per poterla vincere.

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