Recensione: Il potere e la ribelle – Creonte o Antigone? Un dialogo a cura di Filippo Cucuccio

Nella categoria Analisi e Ricerche da su 1 agosto 2020 0 Commenti

Questo libro, scritto a 4 mani dai due magistrati Livio Pepino e Nello Rossi, non parla solo agli specialisti e ai cultori delle materie giuridiche, ma vuole aprire uno spazio di riflessione profonda a quanti, dotati di senso civico e istituzionale, si interrogano sui rapporti complessi tra poteri dello Stato e diritti del singolo cittadino, attraverso una rilettura della tragedia di Sofocle, Antigone e Creonte, già più volte rivisitata in epoche posteriori.

Partendo dal nucleo della trama della tragedia greca, centrato sul divieto di sepoltura emanato da Creonte nei confronti di Polinice, considerato un traditore della patria tebana, e sulla sua violazione da parte della sorella Antigone con la sua conseguente condanna a morte, gli AA., innanzitutto, effettuano una valutazione di questi due personaggi. Un’ operazione, condotta attraverso un patrocinio delle due figure da parte dei due magistrati, Pepino per Antigone e Rossi per Creonte.

L’esame critico dei ruoli spiega bene l’impianto di questo libro che, dopo un’analisi  del valore simbolico dei due personaggi – Antigone e Creonte -, passa, così, a sviluppare una rivalutazione della figura del secondo, facendo riferimento ad alcuni elementi essenziali che lo caratterizzano: l’obbligo di esercitare i poteri del governo, il senso della tutela dello Stato e del suo ordinamento, profili portati avanti da Creonte a ogni prezzo, compreso quello estremo del sacrificio personale finale.

Seguono, poi, le pagine dedicate a fare luce sulla figura di Antigone e sulla sua irriducibilità, un esame che lascia, comunque, in sospeso un interrogativo di fondo: portatrice di comprensibili ragioni di pietas e di una maggiore mitezza nel diritto, o simbolo di un’utopia sterile, con l’aggravante di non offrire la formulazione di un progetto alternativo?

Il dialogo tra i due AA. prosegue, con toni talvolta anche aspri, spostando l’attenzione sul delicato rapporto tra giustizia e ruolo dei giudici nell’esercizio delle loro funzioni. Un ruolo che ha registrato nel corso dei secoli una radicale evoluzione: da quello di semplici funzionari dello Stato e di suoi meri esecutori, alla visione accolta dalla nostra Costituzione di “istituzione cerniera tra lo Stato comunità e l’apparato pubblico“. Un versante quest’ultimo, inoltre, che offre a Pepino e a Rossi l’opportunità di concordare almeno su due punti essenziali: sul rifiuto netto, sia delle logiche corporativistiche dei magistrati, sia dell’uso della giustizia per finalità politiche di basso livello.

Da ricordare, infine, il messaggio di speranza lanciato nelle pagine conclusive di questo piccolo, ma interessante libro: ossia, di come gli orientamenti e gli atteggiamenti di parti sempre più ampie della magistratura risultano ai nostri giorni, ormai, ispirati nell’esercizio del potere giurisdizionale a una visione democratica della società civile e disponibile a valutare imparzialmente la complessità delle ragioni attribuibili, sia ad Antigone che a Creonte.

“Il potere e la ribelle – Creonte o Antigone? Un dialogo” di Livio Pepino e Nello Rossi, Edizioni Gruppo Abele, Torino, 2019


Filippo Cucuccio, Direttore Generale dell’Associazione Nazionale per lo Studio dei Problemi del Credito.
Collabora con varie Istituzioni, Università Italiane e, come giornalista, con alcune testate specialistiche.

 

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