Lo sconforto e la speranza. Il tempo delle incertezze di Mario Deaglio. Recensione a cura di Filippo Cucuccio.

Nella categoria Analisi e Ricerche da su 8 aprile 2020 0 Commenti

“Il tempo delle incertezze (a cura di Mario Deaglio) – XXIV Rapporto sull’Economia Globale e l’Italia”, Milano, Guerini & Associati, 2019

Filippo Cucuccio

Questo volume collettaneo, curato da Mario Deaglio, Professore Emerito di Economia Internazionale presso l’Università di Torino, rappresenta un appuntamento ormai tradizionale (è il Rapporto del Centro Einaudi giunto alla sua XXIV edizione) e costituisce una valida rilettura critica degli avvenimenti del 2019, con un’attenzione specifica dedicata alle principali aree geo-economiche.

L’impianto del libro prevede, inizialmente, un capitolo il cui titolo è stato, poi, sussunto nel titolo di copertina e certamente a posteriori, considerate le diverse emergenze che affliggono il nostro mondo, non ultima quella sanitaria, risulta quanto mai azzeccato: il tempo delle incertezze. In esso si illustrano, sia una delle caratteristiche generali dell’economia contemporanea (il disordine globale), sia alcuni aspetti specifici di economia e di politica economica relativi agli Stati Uniti d’America e all’Unione Europea. Certamente, due economie e due sistemi di politica economica profondamente differenti, ma accomunati, purtroppo, da quell’elemento di incertezza, cui prima si faceva cenno,  che mina il senso di sicurezza e di fiducia individuali e collettive .

Seguono, poi, le pagine dedicate alla trattazione delle trasformazioni in atto nei due elementi caratterizzanti la vita economica, il lavoro e il capitale, con un’analisi dei nuovi tratti del capitalismo, che sicuramente incuriosiscono, ma per certi versi incutono timore. Si pensi, ad esempio, al di là di quelle dirette, ad alcune “innovazioni laterali”, che vengono ricordate in questo Rapporto, in tema di condivisione dei beni, di sistema dei pagamenti, di sistema commerciale e di robot di ultima generazione. Senza tralasciare, anche, gli effetti pervasivi delle innovazioni nei campi della mobilità automobilistica, del settore medico – farmaceutico e di quello dell’istruzione .

Il terzo capitolo delinea la situazione dei continenti in ristrutturazione, partendo dai rapporti tra Trump e Putin, gli esponenti di vertice delle due super potenze in un clima perennemente oscillante tra nuove intese e rigurgiti di guerra fredda, per poi passare agli intrecci tra Usa, Cina e Europa alla luce della nuova politica di espansione commerciale del gigante asiatico, la cosiddetta Via della seta.

Non mancano, inoltre, sia le pagine dedicate alle complessità del Medio Oriente e ai suoi conflitti, vecchi e nuovi; sia quelle riservate all’Asia, continente “sospeso tra sviluppo e guerre”; sia, infine , quelle che spendono stimolanti considerazioni, legate ai mercati delle materie prime e  all’impatto di queste risorse sull’ambiente e sulle modificazioni climatiche che si stanno registrando con maggiore evidenza negli ultimi tempi.

Interessante è, infine, il capitolo conclusivo che riguarda l’Italia, ove, a parte la ricostruzione di un possibile parallelismo tra le vicende del nostro Paese e quelle della Gran Bretagna che sono, poi, sfociate per la seconda nella Brexit, il dito viene puntato sui mali endemici che affliggono l’Italia e che si riflettono nell’insoddisfacente andamento del PIL. Un aspetto, che, purtroppo, non è tipico soltanto dello scorso anno, ma dell’intero decennio ormai trascorso e che spiega il ritardo accumulato dal nostro Paese nei confronti dei principali partners europei. Particolarmente incisive, nel ritratto della nostra economia, sono anche le riflessioni sulle disuguaglianze, manifestatesi all’interno della mancata crescita del Paese, sia  sul ruolo strategico del sistema  bancario, colpito, peraltro, da alcune vicende anche clamorose di “mala gestio”.

In definitiva, uno sconfortante quadro d’insieme per l’Italia? No, perché il lettore troverà, nelle pagine conclusive di questo libro, anche motivi di legittima speranza – i punti di forza da cui ripartire –  individuati: sia nel miglior utilizzo dei fondi europei a sostegno della transizione tecnologica; sia nell’importanza di un partenariato allargato pubblico – privato in grado di cogliere a livello territoriale le occasioni significative di crescita offerte dalle linee portanti del prossimo futuro.

Con un’avvertenza finale, che appare come un monito indispensabile: per avere il sigillo dell’efficacia, alla base degli interventi e delle misure economiche predisposte, dovranno, comunque, essere sempre presenti il linguaggio del realismo e la solida conoscenza dei fatti.

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