PROF. CASSESE: I RIMEDI, AI MALI DELLA BUROCRAZIA DI UN PAESE BLOCCATO.

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Tre rimedi, urgenti, sono quelli indicati dal prof. Cassese su il Corriere della Sera del 20 aprile 2019, pagina 26, ad una situazione che sta progressivamente spegnendo le migliori volontà, le più valide iniziative,  la tenacia e l’impegno dei dipendenti pubblici che non si vogliono arrendere e ai quali non possiamo chiedere di fare gli eroi.

Il primo riguarda quello snodo essenziale che è il rapporto tra il governo (nazionale e regionale) e i vertici amministrativi: bisogna con coraggio sopprimere gli «spoils system». Questi fanno comodo a tutti i governanti sul breve periodo, ma ne danneggiano l’azione sul lungo periodo, perché così i vertici amministrativi sono sottilmente ma potentemente politicizzati. L’interesse che muoveva il direttore generale umbro derivava dal fatto che egli stesso era stato nominato (per un durata da tré a cinque anni) dal presidente della giunta regionale, sia pure sulla base di un elenco nazionale e di una «rosa» regionale. Se non fosse stato egli stesso il prodotto del «political patronage», non si sarebbe prestato a diventare a sua volta strumento del clientelismo politico, in violazione delle norme.

Il secondo rimedio riguarda la distribuzione dei compiti tra Stato e Regioni. La diseguaglianza nella gestione della sanità tra Regioni del Nord e Regioni del Sud, su cui il presidente del Veneto Zaia ritorna spesso, è l’indice di un malessere che può esser curato solo riportando l’intera gestione della sanità a livello nazionale, così sottraendola all’abbraccio troppo stretto delle consorterie politiche locali. Il servizio sanitario è, infatti, nazionale e deve essere assicurato dovunque allo stesso modo.

Il terzo rimedio sta nell’applicazione delle norme costituzionali riguardanti la scelta degli impiegati pubblici. Esse richiedono che siano rispettati due criteri: l’eguaglianza di tutti nell’accesso, il merito nella selezione. Ma se si assumono persone sistemando idonei di prove di esame compiute anni fa, si mettono in ruolo precari, si scelgono nuovi funzionari per la loro fedeltà politica, si riempiono le amministrazioni di dipendenti le cui capacità non sono state misurate con procedure neutrali e in competizione. Si lamenta ogni giorno che sia la burocrazia l’ostacolo allo sviluppo. Ma ogni giorno si fa in modo che essa peggiori. Un’amministrazione di tecnici, «riserva delle competenze», ben selezionata, autenticamente indipendente e neutrale, liberata dai troppi vincoli e condizionamenti, dotata di discrezionalità, servirebbe meglio il Paese e sarebbe nello stesso tempo più funzionale ai programmi del suo governo.

 

 

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