Corruzione in sanità: Focus su rischi e misure di contrasto. A cura della Dr.ssa Chiara Moncelsi, discente del Master Anticorruzione, Terza Edzione.

Nella categoria Articoli Master Anticorruzione, Eventi da su 28 febbraio 2019 0 Commenti

Nel 2018, l’Italia guadagna la 53esima posizione su 180 Paesi nella classifica di Transparency International sulla percezione della corruzione. Ottiene un punteggio di 52 punti, ben 10 in più rispetto al 2012, anno dell’entrata in vigore della L. 190/12 sull’anticorruzione.
Come sottolineato dal Direttore di Transparency International Italia, “gli alti livelli di corruzione e scarsa trasparenza di chi gestisce la cosa pubblica, conflitti di interesse tra finanza, politica, affari e istituzioni rappresentano una minaccia alla stabilità e al buon funzionamento del Paese”.
Ma quanto pesa, in questo contesto, la corruzione in sanità?
L’ultimo Rapporto della Rete Europea contro le Frodi e la Corruzione nel settore sanitario, stimava in sei miliardi di euro la quantità di risorse sottratte alla Sanità Italiana. Una stima non veritiera, secondo gli studi dell’Istituto per la promozione dell’etica (ISPE), dal momento che la corruzione totale sarebbe pari a 23,6 miliardi di euro l’anno. Infatti, è vero che sui circa 115 miliardi di euro destinati ogni anno alla sanità, la corruzione inciderebbe per 6 miliardi, ma è altrettanto vero che vi si debbano aggiungere circa 17 miliardi tra inefficienza e sprechi. Alla luce di ciò, si può ritenere che tra i tanti settori da porre sotto la lente d’ingrandimento dell’anticorruzione, vi sia senza dubbio quello del Sistema Sanitario Nazionale.
Data l’importanza del bene primario salute – diritto costituzionalmente protetto e promosso dal S.S.N. – la relazione tra quest’ultimo e fenomeni corruttivi di vario genere è percepito come un binomio ancora più riprovevole e pericoloso; ragione per cui si rende necessario che tale sistema sia presidiato da ancora maggiori strumenti di difesa e controllo.
La Sanità è stata anche oggetto dell’attenzione dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, con approfondimenti contenuti rispettivamente nella Determinazione n. 12/2015 e nella Delibera n. 831/2016, (PNA 2015 e 2016). Nello specifico, l’ANAC con tali strumenti ha inteso fornire alle pubbliche amministrazioni specifiche capacità e mezzi di contrasto agli eventi corruttivi, ponendo un focus sugli aspetti più critici. Sono state, infatti, individuate le aree del contesto sanitario maggiormente a rischio, prevedendo per ciascuna di esse misure di prevenzione generali e specifiche e sono stati precisati i compiti del Responsabile della prevenzione della corruzione e trasparenza (RPCT), già istituito dalla L. 190/12 (art. 1, c. 7). Il RPCT è stato anche recentemente oggetto dell’approfondimento contenuto nel PNA 2018 adottato con Deliberazione n. 1074/2018 e nel relativo Allegato 2, nel quale sono state esplicitate le funzioni ricoperte e i relativi poteri tra cui quelli di indirizzo, controllo, verifica e segnalazione.
Ai fini di una maggiore prevenzione di comportamenti opportunistici, è stato firmato il 21 aprile 2016 un protocollo d’intesa tra ANAC e Ministero della Salute. Tale protocollo prevede una collaborazione reciproca, avvalendosi anche dell’Agenzia Nazionale per i servizi sanitari regionali (AGENAS), con lo scopo di verificare e valutare la corretta attuazione ed implementazione dei piani triennali di prevenzione della corruzione e trasparenza (PTPCT) nel rispetto delle raccomandazioni ed indirizzi diramati da ANAC per la Sanità.
Durante una lezione tenutasi all’interno del Master in Anticorruzione dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, il Capitano Francesco Venditti della Guardia di Finanza ha illustrato quelle che
risultano essere le maggiori fattispecie corruttive in ambito sanitario sia nell’area tecnico-amministrativo (contratti pubblici, incarichi e nomine etc), sia nell’area prettamente sanitaria (liste d’attesa, attività libero professionali, comparaggio e segnalazioni di decessi ad imprese funebri etc).
Nel settore amministrativo, l’area dei contratti pubblici risulta essere molto sensibile. Come anche rilevato da ANAC, i beni e servizi acquistati in ambito sanitario, in relazione anche all’introduzione di nuove tecnologie, sono vari e complessi e possono dar luogo a richieste di varianti in corso d’opera. Vi è, altresì, il potenziale pericolo di conflitto d’interessi, dal momento che spesso i soggetti proponenti l’acquisto sono anche coloro che utilizzano i materiali acquistati. Per questo motivo è, ad esempio, fondamentale definire le necessità indicando la “qualificazione del fabbisogno”.
Anche gli incarichi e le nomine devono essere attentamente controllati, in quanto potrebbero verificarsi, in questa fase, favoritismi o scarsa trasparenza. Tra le misure, risulta fondamentale, ad esempio, una precisa verifica delle effettive carenze organizzative in linea con l’Atto Aziendale e la dotazione organica.
Per quanto riguarda l’area sanitaria vi è il rischio che la gestione delle liste d’attesa sia effettuata arbitrariamente, al fine di favorire determinati pazienti in danno di altri. Nell’attività libero professionale intramuraria (ALPI) vi è ad esempio l’eventualità che i pazienti vengano indirizzati verso strutture private a pagamento. Nel caso, poi, di decessi in ambito intraospedaliero il rischio che si corre è quello di una illecita segnalazione anticipata a specifiche imprese funebri in cambio di denaro o vantaggi anche non economici.
Tra i possibili eventi corruttivi in area sanitaria, il reato di comparaggio è forse quello meno conosciuto, nonostante sia una pratica molto diffusa. Disciplinato dal Testo Unico delle Leggi Sanitarie e dal Codice del Farmaco, il comparaggio consiste nell’accordo collusivo tra operatore sanitario e case farmaceutiche, al fine di favorire la prescrizione di determinati farmaci o strumentazioni diagnostiche in luogo di altre, al solo scopo di agevolare l’indebito arricchimento delle parti.
Le misure di contrasto a tali rischi si traducono essenzialmente nel rispetto dei Codici deontologici e di comportamento, del Regolamento Aziendale, delle misure generali e specifiche previste da ANAC e delle misure individuate dalle singole strutture in occasione della mappatura dei processi aziendali.
Alla luce dei vari interventi normativi che si sono succeduti dall’introduzione della Legge “Anticorruzione” nel 2012 in poi, risulta chiaro l’intento dello Stato di prevenire e reprimere fattispecie di siffatta portata. Tuttavia il sistema legale non è sufficiente. Pertanto, sarà anche necessario un grande impegno etico che riaffermi il ruolo centrale della deontologia medica, come principio guida fondamentale per tutta la Sanità.

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