BUROCRAZIA E TRASPARENZA. APPALTI, CACCIA ALLE ILLEGALITÀ SUL WEB
Le ricerche su bandi e delibere superano quelle sugli stipendi dei sindaci: i cittadini possono controllare quello che fanno i loro amministratori, ormai obbligati a mettere online qualunque atto, che si tratti di stipendi, promozioni, appalti o licenze edilizie. E agli italiani – come racconta Gianluca Di Feo, su La Repubblica del 28 gennaio 2018, alle pagine 1,6 e 7 – la trasparenza dei municipi sembra piacere, come emerge dal primo studio sugli accessi ai siti di venti dei comuni più grandi.
A dispetto di chi temeva che la glasnost amministrativa sarebbe servita solo ad alimentare un voyeurismo digitale, con la ricerca di gossip sulle retribuzioni dei sindaci o i patrimoni degli assessori, il monitoraggio realizzato dall’Autorità nazionale anticorruzione invece mostra una maturità civica nell’attingere direttamente a quelle informazioni che prima venivano occultate da una selva oscura di autorizzazioni, timbri e carte bollate.
Adesso sono a portata di clic e in venti mesi dall’inizio di gennaio 2016 a fine agosto 2017 – oltre 3 milioni e 800 mila volte la sezione trasparenza su questi venti siti comunali è stata consultata. L’attenzione si è concentrata sulla sostanza, senza cedere alla tentazione del pettegolezzo: il 56 per cento delle visualizzazioni si è diretto sui provvedimenti, sulle gare e sui contratti ossia sul cuore dell’attività comunale. Solo il 24 per cento invece ha sbirciato nelle pagine “Organizzazione” dove sono registrati compensi, spese e rimborsi dei primi cittadini, degli assessori e dei consiglieri: un interesse forte soprattutto dove si sono insediate nuove giunte, come nella Torino di Appendino (ben 321 mila visualizzazioni) o nella Milano di Sala (più di 400 mila). A Roma invece gli accessi a questa sezione del sito del sindaco Virginia Raggi sono stati solo 588, a fronte di oltre 4 milioni e mezzo di abitanti. Roma è la metropoli in cui i cittadini trascurano di più le informazioni sulla vita comunale offerte su Internet: un record di apatia civica che, nella maggiore città amministrata dal Movimento Cinque Stelle che aveva fatto della trasparenza online la sua bandiera di buongoverno, è l’ulteriore segnale di allarme sulla disillusione collettiva nei confronti della gestione municipale. In tema di trasparenza si contano globalmente nell’Urbe meno di 100 mila visualizzazioni, mentre Torino e Milano superano il mezzo milione e Cagliari arriva a sfiorare il milione e mezzo. Una situazione peggiore c’è solo a Venezia – 4.315 in tutto, poco più di venti al mese – dove le motivazioni forse sono diverse e il disinteresse web per l’attività del Comune probabilmente testimonia la trasformazione dei residenti, sempre più assediati dal turismo e sempre meno comunità attiva.
Male anche Napoli, con soli 46 mila accessi, con un solo picco nazionale che riguarda le ricerche sui pagamenti di fatture da parte del municipio partenope, sempre in ritardo. A parte questi tre esempi, il resto dello scenario è positivo, con una crescita della cittadinanza attiva: l’analisi condotta dall’Anac – che ha anche il compito di vigilare sul rispetto degli obblighi di trasparenza – mostra gli italiani estremamente attenti alla vita dei Comuni, con quasi 200 mila visualizzazioni al mese. Una rivoluzione nel costume nazionale che sta funzionando e marca una nuova frontiera nella partecipazione civica e nel controllo democratico dei governi locali.
Le ricerche su bandi e delibere superano quelle sugli stipendi dei sindaci: i cittadini possono controllare quello che fanno i loro amministratori, ormai obbligati a mettere online qualunque atto, che si tratti di stipendi, promozioni, appalti o licenze edilizie. E agli italiani – come racconta Gianluca Di Feo, su La Repubblica del 28 gennaio 2018, alle pagine 1,6 e 7 – la trasparenza dei municipi sembra piacere, come emerge dal primo studio sugli accessi ai siti di venti dei comuni più grandi.
A dispetto di chi temeva che la glasnost amministrativa sarebbe servita solo ad alimentare un voyeurismo digitale, con la ricerca di gossip sulle retribuzioni dei sindaci o i patrimoni degli assessori, il monitoraggio realizzato dall’Autorità nazionale anticorruzione invece mostra una maturità civica nell’attingere direttamente a quelle informazioni che prima venivano occultate da una selva oscura di autorizzazioni, timbri e carte bollate.
Adesso sono a portata di clic e in venti mesi dall’inizio di gennaio 2016 a fine agosto 2017 – oltre 3 milioni e 800 mila volte la sezione trasparenza su questi venti siti comunali è stata consultata. L’attenzione si è concentrata sulla sostanza, senza cedere alla tentazione del pettegolezzo: il 56 per cento delle visualizzazioni si è diretto sui provvedimenti, sulle gare e sui contratti ossia sul cuore dell’attività comunale. Solo il 24 per cento invece ha sbirciato nelle pagine “Organizzazione” dove sono registrati compensi, spese e rimborsi dei primi cittadini, degli assessori e dei consiglieri: un interesse forte soprattutto dove si sono insediate nuove giunte, come nella Torino di Appendino (ben 321 mila visualizzazioni) o nella Milano di Sala (più di 400 mila). A Roma invece gli accessi a questa sezione del sito del sindaco Virginia Raggi sono stati solo 588, a fronte di oltre 4 milioni e mezzo di abitanti. Roma è la metropoli in cui i cittadini trascurano di più le informazioni sulla vita comunale offerte su Internet: un record di apatia civica che, nella maggiore città amministrata dal Movimento Cinque Stelle che aveva fatto della trasparenza online la sua bandiera di buongoverno, è l’ulteriore segnale di allarme sulla disillusione collettiva nei confronti della gestione municipale. In tema di trasparenza si contano globalmente nell’Urbe meno di 100 mila visualizzazioni, mentre Torino e Milano superano il mezzo milione e Cagliari arriva a sfiorare il milione e mezzo. Una situazione peggiore c’è solo a Venezia – 4.315 in tutto, poco più di venti al mese – dove le motivazioni forse sono diverse e il disinteresse web per l’attività del Comune probabilmente testimonia la trasformazione dei residenti, sempre più assediati dal turismo e sempre meno comunità attiva.
Male anche Napoli, con soli 46 mila accessi, con un solo picco nazionale che riguarda le ricerche sui pagamenti di fatture da parte del municipio partenope, sempre in ritardo. A parte questi tre esempi, il resto dello scenario è positivo, con una crescita della cittadinanza attiva: l’analisi condotta dall’Anac – che ha anche il compito di vigilare sul rispetto degli obblighi di trasparenza – mostra gli italiani estremamente attenti alla vita dei Comuni, con quasi 200 mila visualizzazioni al mese. Una rivoluzione nel costume nazionale che sta funzionando e marca una nuova frontiera nella partecipazione civica e nel controllo democratico dei governi locali.
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