BUROCRAZIA E MALADMINISTRATION. COME PERDERE I FONDI EUROPEI PER SOSTENERE L’OCCUPAZIONE.

 

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Tra l’essere «fluidi» e spendere, o rispettare le regole e finire nel pantano, deve pur esistere una alternativa, quella della normalità, cioè del fare le cose come previsto e del trasformare le risorse comunitarie in reale sviluppo?

Francesca Sironi, su L’Espresso del 3 dicembre 2017, alle pagine 54-57 e 59-60, lo definisce un “pantano alpino”. II 31 marzo il cielo è nuvoloso sopra Bolzano. Nel palazzo comunale intitolato a una famiglia nobiliare della Carinzia si tiene un convegno, con traduzione simultanea in tedesco. Titolo: Integrazione o disintegrazione? Nuove sfide per le regioni in Europa, il Tirolo vuole difendere la propria identità.

Lo stesso giorno, Roma certifica a Bruxelles la fine dei contributi per il periodo 2007-2013. Ciò che è dato è dato; il resto è perso.

E Bolzano ha risultati sorprendenti. In negativo.

Le cifre riguardano il “Fondo sociale europeo”, i contributi destinati a sostenere l’occupazione. La provincia autonoma aveva previsto corsi e tirocini per 51 milioni di euro. Il prospetto finale segnala che ne sono stati utilizzati 36. Quindici in meno. Ma non basta. «Dentro ce ne sono altri 12 che rischiano di andare in fumo», spiega un dirigente sudtirolese. Il buco arriverebbe così a 27 milioni di euro. Possibile?

La risposta sta negli atti di una commissione d’inchiesta istituita dopo la visita di alcuni tecnici europei, terminata allora con osservazioni durissime sulla gestione delle risorse, tali da bloccarle. L’ultimo manager chiamato a gestire il fardello, riassumeva così: non si era capito che i fondi non andavano distribuiti a pioggia.

La relazione finale dei consiglieri affronta la questione per perifrasi, definendo «pragmatico» e «fluido» lo stile con cui erano stati amministrati i contributi fino al 2008, poi diventato una guida «spesso più rigorosa, più complicata, a volte rigida e timorosa rispetto alle regole, che ha rallentato le procedure e probabilmente allentato gli importanti contatti con le autorità europee». Insomma, secondo la relazione la questione sarebbe riassumibile in un bivio obbligato: essere «fluidi» e spendere, o rispettare le regole e finire nel pantano.

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