PROMULGATO IL NUOVO CODICE ANTIMAFIA. LETTERA DI MATTARELLA: SUBITO LE MODIFICHE.

 

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Legge promulgata perché non ci sono «evidenti profili critici di legittimità costituzionale», con due «inviti»: il capo dello Stato Mattarella ha apposto la sua firma, ma ha accompagnato la promulgazione con una lettera al premier Gentiloni per segnalare alcuni «profili critici» che vanno sanati con urgenza.

Il Presidente mette a fuoco soprattutto due aspetti, racconta Lina Palmerini su Il Sole 24 Ore del 18 ottobre 2017 alle pagine 1 e 25: l’assenza di alcuni reati gravi – già inseriti dall’art. 5 del decreto legislativo n. 202 del 29 ottobre 2016, che ha dato attuazione alla direttiva 2014/42/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 3 aprile 2014 relativa “al congelamento e alla confisca dei beni strumentali e dei proventi da reato dell’Unione europea” – tra le ipotesi in cui scatta la confisca allargata in caso di condanna; la necessità di un attento monitoraggio – come da ordine del giorno votato dal Parlamento – sull’applicazione della disciplina che prevede, tra le misure di prevenzione, il sequestro anche per i reati associativi finalizzati alla corruzione.

Sergio Mattarella sollecita in «tempi necessariamente brevi» un nuovo e «idoneo intervento normativo» per rimediare ad alcuni errori evidenti: «Proprio l’estensione degli interventi effettuati e gli aspetti di novità che alcune delle norme introdotte presentano – scrive al premier – rendono dicerto opportuno che, particolarmente con riferimento all’ambito applicativo delle misure di prevenzione, il Governo proceda a un attento monitoraggio degli effetti applicativi della disciplina, come è stato previsto dall’ordine del giorno approvato dalla Camera dei deputati nella seduta del 27 settembre 2017».

I suoi uffici si sono accorti che il governo è incorso in una svista che Marco Galluzzo, su il Corriere della Sera del 18 ottobre 2017, a pagina 18, indica come macroscopica, che, segnala ancora il Quirinale, genera un testo in contraddizione con quanto già vigente nel nostro codice di procedura penale, ma lo rende anche contrario agli obblighi comunitari, ovvero ad un insieme di prescrizioni sul congelamento dei beni e la confisca degli stessi dettate da Bruxelles.

Si tratta – racconta Francesco Grignetti, su La Stampa del 18 ottobre 2017, alle pagine 1 e 8 – di una “prima volta” per il Presidente della Repubblica, che scrive una severa lettera di accompagnamento al premier Paolo Gentiloni per segnalare che il testo è malfatto, mancando alcuni reati che dal 2016 erano passibili di confisca allargata e ora non più.

Ma perché, si chiede Paolo Cacace su Il Messaggero del 18 ottobre 2017, alla pagina 10, Mattarella richiama questo monitoraggio nella lettera a Gentiloni, con atto formale senza precedenti nel suo settennato? Perché evidentemente anche lui è convinto della necessità di questo monitoraggio e vuole che sia chiaro a tutti che egli personalmente vigilerà perché l’ordine del giorno non resti lettera morta.

Sembra la legge del contrappasso per una norma che nasce draconiana, con le misure del sequestro preventivo dei beni estese dall’ambito della mafia a quello della corruzione, e che poi incespica sulla confisca dei beni a chi sia stato condannato per falsificazione di moneta, delitti commessi con finalità di terrorismo internazionale, corruzione tra privati, reati informatici. In tutta evidenza è un errore procedurale, di mancato coordinamento formale tra i testi di Camera e Senato, si dice che sia stata una svista di Palazzo Madama.

Un punto, questo, su cui – continua Lina Palmerini – si erano sollevate forti critiche politiche e del mondo dell’impresa, e anche tecniche come quelle di Raffaele Cantone.

C’erano state molte polemiche all’indomani dell’approvazione della legge, ricorda Francesco Grignetti: Confindustria, studiosi costituzionalisti, e anche i vertici renziani del Pd erano perplessi sull’estensione delle misure di prevenzione ai corrotti e per non affondare la legge è stato previsto che il ministero della Giustizia segua le prossime applicazioni della riforma e si vedrà se correggere qualcosa, anche se « … il punto di fondo – dice Davide Mattiello, Pd, relatore della legge alla Camera – è che il Quirinale non ha ravvisato alcuna incostituzionalità nell’estensione dei sequestri preventivi». Gli fa eco Rosy Bindi, presidente dell’Antimafia, che è la vera madrina di questa legge: «La promulgazione della legge di riforma del Codice Antimafia è una buona notizia e mette un punto fermo in un dibattito allarmato e disordinato».

Ma è il primo aspetto quello su cui il Quirinale chiede di rimediare in tempi brevi, quell’omissione – ritenuta grave – della confisca allargata: è qui che il Colle punta l’indice, su questi “vuoti” che pur «non costituendo una palese violazione di legittimità costituzionale» contengono aspetti fortemente critici.

La lettera, quindi, si conclude rinviando al Governo «la responsabilità di individuare in tempi necessariamente brevi, dei modi e delle forme di un idoneo intervento normativo». Non è chiaro con quale strumento l’Esecutivo rimedierà all’errore – alcuni dicono che sarà il Mille proroghe, probabilmente con un emendamento nella legge di Stabilità o nella legge Europea o forse nel decreto fiscale – mentre la lettera del Capo dello Stato mette la legge sul binario di una modifica.

Ai lettori del Sito, come nei precedenti articoli, lasciamo, come sempre, o, almeno, tentiamo di farlo, una fotografia completa, con i soli virgolettati.

Su argomenti come questo, di estrema delicatezza, è normale vi siano posizioni differenziate, a volte anche in modo significativo.

Come sempre, sarà l’applicazione pratica delle scelte e delle decisioni, soprattutto di quelle controverse, a dire chi aveva ragione.

Ci auguriamo di essere stati utili.

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