NUOVO CODICE ANTIMAFIA. APPALTI, PATTO ANTICORRUZIONE TRA DNA E ANAC.

 

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Un sempre più stretto collegamento e scambio di informazioni fra Autorità nazionale anticorruzione e Direzione nazionale antimafia per il controllo dell’infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici. È questo l’obiettivo centrale del protocollo siglato ieri dal presidente dell’ANAC Raffaele Cantone e dal procuratore Franco Roberti. Un protocollo – come racconta Andrea Mascolino, su Italia Oggi del 14 novembre 2017, alle pagine 1 e 25 – che punta anche alla creazione di una banca dati in comune, con alert mirati in caso di intimidazioni. Il protocollo parte dal presupposto che «la corruzione rappresenta uno degli strumenti fondamentali per le associazioni con fini delinquenziali» e che «l’infiltrazione della criminalità mafiosa nell’economia, ed in particolare nel settore degli appalti pubblici, è un dato sempre più frequentemente riscontrato nei procedimenti giudiziari». L’obiettivo è quindi quello di rendere più efficiente ed efficace la sinergia fra l’Autorità e la Direzione antimafia nella lotta alla corruzione negli appalti pubblici «una delle aree più esposte al rischio di infiltrazioni criminali ed in particolare delle organizzazioni mafiose». Fra i diversi strumenti individuati vi è innanzitutto la partecipazione della DNA ad iniziative formative congiunte in favore di magistrati, del personale dipendente da ANAC o da altre amministrazioni pubbliche, o anche nei confronti di soggetti pubblici stranieri. La parte più rilevante del protocollo riguarda però lo scambio di informazioni fra Autorità e Direzione nazionale antimafia: ad esempio l’ANAC comunicherà, al momento dell’inserimento dell’annotazione nel Casellario delle imprese, gli operatori economici ed i soggetti coinvolti segnalati dalle direzioni distrettuali antimafia che, pur essendo stati vittime di estorsione e concussione, non abbiano denunciato i fatti all’autorità giudiziaria. Su base trimestrale l’ANAC informerà la DNA delle comunicazioni ricevute dalle Procure in caso di avvio dell’azione penale per reati di concussione, corruzione, turbativa d’asta, e altri reati contro la Pubblica amministrazione. Sui soggetti che siano stati segnalati, la DNA svolgerà gli opportuni approfondimenti attraverso l’utilizzo della banca dati di cui dispone: l’obiettivo è accertare se si tratti di persone contigue o comunque collegate ad organizzazioni mafiose. Successivamente l’esito degli accertamenti verrà comunicato dalla DNA all’Ufficio giudiziario competente, rendendone partecipe l’ANAC. La DNA potrà accedere alle informazioni disponibili presso il Casellario delle Imprese e la Banca Dati Nazionale dei Contratti Pubblici, gestite dall’ANAC, per svolgere approfondimenti sugli operatori economici vincitori di appalti e accertare eventuali collegamenti con organizzazione mafiose. Infine nei casi di indizi sufficienti per ritenere la sussistenza di condizioni di intimidazione o assoggettamento da parte di associazioni di stampo manoso, l’ANAC comunicherà inoltre l’esito degli accertamenti compiuti nell’ambito di istruttorie o ispezioni affinché la DNA possa valutare, qualora ne ricorrano i presupposti, la possibilità di proporre l’amministrazione giudiziaria dell’azienda. Il protocollo stabilisce anche che, in attesa che ANAC si doti di un’autonoma banca dati relativa ai soggetti per i quali è stata esercitata l’azione penale per un delitto contro la Pubblica amministrazione, la Direzione antimafia restituirà all’Autorità, con periodicità trimestrale, un tracciato record contenente i dati anagrafici e i riferimenti dell’atto estratti dalle comunicazioni delle Procure.

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